mercoledì 31 agosto 2011
L'ORACOLO DI DELFI
L'oracolo di Delfi era il più importante oracolo (in greco μαντειον) dell'antica Grecia.
Si trattava di un oracolo sito a Delfi, attribuito a Apollo (Απολλον), dio che si propone come il principale tramite tra l'onnisciente Zeus e gli uomini.
Era l'oracolo più importante di tutto il mondo greco, per questo il santuario di Delfi era chiamato "ombelico del mondo", e una pietra scolpita, l'omphalos ne attestava l'importanza.
Con l'eccezione dell'autore degli inni omerici ad Apollo, che gli attribuisce la fondazione dell'oracolo, i mitografi sono divisi in due gruppi: per il primo il dio ricevette l'oracolo in dono da altre divinità, l'altro, forse più antico, parla di una lotta col drago Pitone (Πῦθών) che era il guardiano dell'oracolo, allora posseduto da Gea (Γέ, la principale divinità ctonia) per ottenerne il controllo. Pito (Πῦθώ o anche Πῦθών) era in effetti l'antico nome dell'oracolo, e deriverebbe dal πυθώ (far imputridire, marcire). Per scontare l'uccisione del serpente Apollo dovette adattarsi a servire come pastore per sette anni sotto il re Admeto, che peraltro lo trattò sempre con rispetto e considerazione. Alla fine del periodo di pena, Apollo rientrò trionfalmente a Delfi sotto forma di delfino, il che va interpretato come una spiegazione paraetimologica per il nuovo nome dell'Oracolo.
Bisogna anche ricordare il mito, più tardo, della lotta per il tripode sostenuta contro Eracle che ambiva anch’egli al possesso dell’oracolo.
La scoperta delle proprietà mantiche dei fumi venne attribuita (Diodoro XVI, 26 – Plutarco de orac. Defect) ad alcuni pastori che pascolando le greggi nella zona osservarono le convulsioni da cui venivano colte le pecore; alcune persone che inalarono quei fumi furono invasi da furore profetico, il che portò infine alla costruzione di un santuario.
Nonostante la veridicità del fenomeno sia stata messa in dubbio da gran parte degli studosi moderni, che parlavano di una mistificazione o di fatti non riportati correttamente, un recente studio interdisciplinare (pubblicato in Journal of the Geological Society of America N°29/8 nell'agosto 2001) afferma che sono state riscontrate ancora oggi tracce di emanazioni di fumi composti da idrocarburi gassosi provenienti da strati profondi di roccia calcarea bituminosa.
Il santuario oracolare
Mentre la migliore descrizione dell'esterno del santuario è quella di Pausania (X 14 §7) per ricostruire il suo interno (αδυτον) bisogna ricorrere alle descrizioni di Plutarco e dei tragici. Nella cella del tempio, davanti alla statua di culto bruciava un fuoco perenne alimentato solo di legno di abete(Eschilo Coefore 1036 - Plutarco De Ei ap. Delph.). Dal tetto pendevano innumerevoli ghirlande d'alloro (Eschilo, Eumenidi39). Al centro del pavimento era una crepa detta Χασμα da cui si sprigionavano vapori capaci di indurre una specie ditrance. Al di sopra di questa crepa era piazzato il tripodesu cui la sacerdotessa (chiamata Pizia) si sedeva durante le sessioni oracolari. L'effetto dei fumi viene descritto come molto ineguale, per lo più si limitava ad indurre un delirio durante il quale la pizia pronunciava suoni e parole sconnesse che venivano accuratamente trascritte e successivamente interpretate e comunicate all'interrogante, talvolta era così violento da gettare la pizia in convulsioni giungendo anche ad ucciderla (Diodoro XVI, 26 – Strabone IX 419 et passim – Plutarco de orac. Def). Erodoto ed altri riferiscono di occasioni in cui la voce del dio era stata udita direttamente da postulanti, senza il tramite della pizia.
Gli oracoli erano pubblicati quasi sempre in esametri, un verso che sarebbe anzi stato inventato da Phemonoe, la prima pizia. La lingua era generalmente dialetto ionico ma sono noti oracoli in dorico. All'entrata del tempio c'era una scritta: "ΓΝΩΘΙ ΣΕΑΥΤΟΝ", "Conosci te stesso".
Ti avverto, chiunque tu sia. Oh tu che desideri sondare gli arcani della Natura, se non riuscirai a trovare dentro te stesso ciò che cerchi non potrai trovarlo nemmeno fuori. Se ignori le meraviglie della tua casa, come pretendi di trovare altre meraviglie? In te si trova occulto il Tesoro degli Dei. Oh Uomo, conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei
Oracolo di Delfi
Sacerdoti e profetesse
Le pizie erano prescelte tra le famiglie di poveri contadini, nate a Delfi; il compito della sacerdotessa era rischioso e le si imponeva, una volta entrata nel santuario, di non lasciarne mai più il servizio, oltre ad un assoluto nubilato. Nei tempi antichi le pizie erano prescelte ancora fanciulle ma dopo un increscioso caso di seduzione si ricorse all'espediente di scegliere solo donne oltre i cinquanta, che però per tradizione indossavano abiti da giovinetta. Nel periodo aureo di Delfi erano presenti nel santuario fino a tre pizie (due che davano responsi alternandosi, una tenuta, per così dire, di riserva in caso di incidenti collegati alla intossicazione). Ugualmente era possibile consultare l'oracolo non più solo un giorno all'anno, come nei tempi arcaici, ma alcuni giorni ogni mese. I membri dell'aristocrazia di Delfi esercitavano le cariche sacerdotali che controllavano l'oracolo. In particolare i cosiddetti Ὅσιοι (Hòsioi), cinque sacerdoti che erano praticamente i veri responsabili delle profezie, erano sempre scelti all'interno di cinque famiglie che si ritenevano discendenti diretti di Deucalione (Euripide, Ion.411 - Plutarco Quaestiones Grecae 9) Si ritiene generamente che i Delfi, che esercitavano il controllo ultimo sulle interpretazioni dell'oracolo, dovessero essere in possesso di una notevole mole di conoscenze a cui ricorrere, dato che spesso i consigli dati dall'oracolo si rivelavano sensati. Seppure molti oracoli fossero oscuri e talvolta ambigui, molti sono estremamente diretti e chiari, rispecchiando evidentemente la volontà dei sacerdoti.
Apogeo e decadenza
L'oracolo di Delfi raggiunse il suo apogeo nell'età delle fondazioni delle colonie greche. Era impensabile partire per una fondazione coloniale senza un responso oracolare. L'oracolo poi veniva spesso consultato per dirimere le contese fra colonie e madrepatria. Altra caratteristica dell'oracolo era una sua costante inclinazione a favorire iDori sugli altri popoli greci. Sparta in particolare godeva in certi periodi di un vero e proprio trattamento di favore. Allo scoppio della guerra del Peloponneso questa preferenza divenne così accentuata che Atene e i suoi alleati divennero sempre meno inclini ad accettare gli oracoli (Plutarco,Demosthenes, 20), cosa che ultimativamente causò il declino della sua popolarità; ai tempi di Plutarco, come nei tempi più antichi, a Delfi non vi era più di una sola pizia in servizio, e le sessioni oracolari tornarono a rarefarsi, un solo giorno al mese; inoltre, essendo venute a mancare le richieste di oracoli su importanti questioni religiose e politiche (a causa della fine dell'indipendenza greca) venne meno l'uso di redigere gli oracoli in versi, non più adatti alle ben più prosaiche questioni che ormai venivano presentate (Plutarco De Pith.Orac 28). Tutto questo ebbe ripercussioni sull'autorità dell'oracolo, dato che anche coloro che ancora lo consultavano in buona fede spesso non potevano credere che il dio si occupasse con grande cura di materie spesso triviali.
Tanto che nel 360 quando Giuliano, ultimo degli imperatori romani che cercò di risollevare il paganesimo, volle avere un responso dall'oracolo gli fu data questa risposta:
« Dite al re che sono crollate le corti sfarzose, Febo non abita più qui, non ha più lauro oracolare né sorgente che favella; l'acqua parlante si è ammutolita. »
Pochi anni dopo l'imperatore Teodosio I, a partire dall'anno391, con una serie di editti, decretò la fine dei culti pagani e nel 394, la chiusura definitiva del santuario.
Abbandono e riscoperta
Per impedire che il tempio venisse riconvertito in chiesacristiana (come capitò a molti edifici sacri dell'epoca), gli ultimi sacerdoti pagani distrussero volontariamente l'edificio (diroccandone il tetto ed abbattendone le possenti colonne, i cui blocchi caddero l'uno sull'altro) ed i principali edifici sacri, che ben presto vennero ricoperti dai detriti delle frane e dalla vegetazione.
I muri e le colonne affioranti vennero usati nel medioevo per la costruzione della nuova città di Delfi, sita leggermente più a valle. Ma una città costruita con elementi architettonici antichi non poteva passare inosservata: così, alla metà dell'Ottocento (subito dopo la guerra d'indipendenza greca), furono compiuti i primi scavi sistematici, che portarono alla scoperta degli edifici e dei monumenti più importanti. Grandissima parte delle suppellettili sono tuttora conservate nel vicino museo, ed attirano un grandissimo numero di visitatori.
SEGRETO DI DELFI IN UN ANTICO TESTO
Ricercatori dell'Università di Leicester hanno rivelato un mistero di 2, 700 anni riguardante l'Oracolo di Delfi – consultando l'antico manuale di un agricoltore.
I ricercatori della Scuola di Archeologia e Storia Antica tentavano di spiegare come i popoli attraverso la Grecia sapessero consultare l'Oracolo – una specie di filo diretto con il Dio Apollo – in un particolare giorno dell'anno, nonostante non avessero un calendario vero e proprio.
Ora la loro scoperta, pubblicata nell'edizione di questo mese della rivista Antiquity, suggerisce che i segni celesti osservati dai coltivatori potrebbero anche avere determinato i rituali associati al Delphinios di Apollo.
Lo studente di dottorato Alun Salt ha dichiarato: "Il manuale Le Opere e i Giorni di Esiodo, datato all'VIII secolo a.C. descrive il tempo giusto per piantare o raccogliere mediante l'osservazione di una varietà di segni. Un evento cui si badava in modo particolare è la levata eliaca di una stella, la sua prima apparizione dell'anno nel cielo del mattino.
"Stavo osservando un planisfero in una notte insonne. E' stato allora che ho notato che la costellazione del Delfino doveva sorgere nel cielo orientale tra la fine di dicembre e l'inizio di Gennaio. E' lo stesso periodo in cui alcune città offrivano sacrifici ad Apollo.
"Mi sono domandato se gli eventi rituali potessero usare lo stesso sistema descritto da Esiodo. Il problema era che Gennaio non era il tempo in cui i Delphinios di Apollo interrogavano l'oracolo. Delphi era un mese più tardi, paragonato ad altre città. Sapevo che le colline a Delphi avrebbero ritardato il sorgere del Delfino lì, ma non potevo sapere di quanto."
Efrosyni Boutsikas, studentessa di post-dottorato a Leicester, ha esaminato Delphi come parte del suo corso di studi e ne ha tratto differenti immagini. Ha dichiarato: "Il tempio di Apollo a Delfi è sormontato ad est da imponenti colline. Queste bloccano la visione della parte occidentale del cielo. L'orizzonte è così alto che le stelle debbono percorrere una lunga via nel cielo prima di divenire visibili, poco dopo il sorgere del sole.
"Ciò significa che se si deve svolgere un rituale di prima mattina, come prepararsi a consultare Apollo, e si vuole vedere una costellazione, si deve attendere il tempo di un mese rispetto alle città con orizzonte piano."
Alun Salt ha concluso: "Attendere che la costellazione sorga davanti al sole ha il grande vantaggio che il sistema è utilizzabile ovunque. Poteva essere utilizzato dai Greci attraverso il Mediterraneo che volevano sapere quando visitare Delphi senza necessariamente conoscere le date del calendario di Delphi. Ciò spiega anche perché il calendario di Delphi sia leggermente sfalsato rispetto ai calendari di luoghi come Atene."
Questo rende dunque Delfi una Stonehenge greca? Potrebbe questo evento essere ancora apprezzato dai visitatori oggi? Alun Salt ne dubita: "L'evento si verifica ancora, un mese più tardi ai giorni nostri, perché il movimento della Terra nei Cieli è mutato dai tempi antichi. Il grande problema è poi l'inquinamento luminoso. Le stelle del Delfino sono piuttosto tenui. Non si possono vedere da Atene, e non so se il cielo attorno a Delphi sia scuro abbastanza da consentire di individuarle. E' una sfida per chiunque a Delphi, attorno all'inizio di Febbraio.
-Dio Apollo-
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