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domenica 31 luglio 2011

LA LANCIA DI LONGINO



 

Nel VII secolo, nel mondo cristiano, grazie anche ai numerosi ritrovamenti effettuati dai cavalieri crociati in Terra Santa, si assiste progressivamente alla nascita di un fenomeno socio-religioso, la venerazione delle reliquie, che interessa, senza distinzione di ceto, tutti gli strati della società dell’epoca. La maggior parte delle “reliquie” recuperate, consistenti in vari oggetti ritenuti sacri dalla tradizione cristiana ed in pezzi anatomici sottratti alle spoglie mortali dei santi, era, tuttavia, costituita da semplici manufatti spacciati, talvolta anche involontariamente, per cimeli sacri ed esposti a pagamento alla venerazione dei fedeli per finanziare la costruzione delle cattedrali. Le reliquie più ricercate erano indubbiamente quelle relative allaPassione ed alla Crocifissione di Gesù Cristo, intorno alle quali fiorirono numerose leggende, tra cui quella, molto diffusa, secondo la quale S. Elena(257 - forse Costantinopoli 330 o 336 c.), madre dell’imperatore Costantino il Grande (Naisso, Dacia, 280 – presso Nicomedia 337), recatasi a Gerusalemme nel 323 d.C., rinvenne, nascoste in un anfratto roccioso nei pressi della città, la croce di Gesù e quelle di Disma e Gesta, i due ladroni che vennero crocifissi assieme al Figlio di Dio sul Golgota. La santa portò a Roma il patibulum[1] della croce sulla quale venne crocifisso Disma, il brigante che, poco prima di spirare, riconobbe i propri peccati e chiese a Gesù di accogliere la sua anima nel Regno dei Cieli. La reliquia venne successivamente collocata in Santa Croce di Gerusalemme, ove è attualmente custodita ed è possibile ammirarla. Nel corso dei secoli, tuttavia, il numero delle reliquie della crocifissione aumentò progressivamente e quantunque Gesù si fosse immolato su una sola croce ed i chiodi con cui gli trafissero i polsi ed i piedi fossero stati tre o al massimo quattro, già nel XII secolo, in Europa, esposte nelle varie chiese e cattedrali, era possibile ammirare una decina di croci e non meno di ventisette chiodi!!
Il primo a sostenere l’esistenza di un’altra reliquia legata alla Passione, la Lancia di Longino, fu S. Gregorio di Tours (Clermont 538 c. – Tours 594), nel VI secolo. Secondo i Vangeli Canonici, subito dopo la morte di Gesù, il suo costato venne trapassato da un violento colpo di lancia inferto da un soldato romano. I Vangeli Apocrifi ed una tradizione popolare millenaria riferiscono che, ad oltraggiare il corpo senza vita del Figlio di Dio, fu un centurione romano, Gaio Cassio Longino[2]soprannominato Longino l’Isaurico in quanto originario della provincia di Isauria, situata nell’attuale Turchia. Il Vangelo di Giovanni (Gv 19, 20) riporta che dalla profonda ed ampia ferita inflitta a Gesù fuoriuscirono sangue ed acqua e secondo la tradizione, la lancia del centurione romano, nel momento in cui l’estremità acuminata entrò in contatto con il sangue del Salvatore, acquistò istantaneamente straordinari poteri miracolosi.
La Lancia di Longino è strettamente legata ai miti arturiani ed alle leggende sul Santo Graal, difatti è uno degli oggetti sacri che si susseguono nella “Processione del Graal”, descritta da Chretien de Troys in uno dei primi poemi arturiani dal titolo “Perceval le Gallois ou le Conte du Galle”, scritto intorno al 1190. Esiste anche un poema epico medievale irlandese, il “Da Shea Arturaiokta”, in cui Melora, l’indomita figlia guerriera di Re Artù, grazie alla Lancia Sacra donatale dal Re di Babilonia in segno di gratitudine per aver sconfitto il suo acerrimo nemico, il Re d’Africa, scioglie un potente incantesimo di cui era vittima l’innamorato Orlando.
Secondo la tradizione degli antichi Celti, creature provenienti dalle profondità dello spazio siderale e successivamente divinizzate dal popolo, gli onniscienti Tuatha de’ Danaan, avrebbero regnato, in un remotissimo passato, sull’Irlanda e prima di ritirarsi per l’eternità nel Tir na n’og, il paese dell’”Età dell’oro”, avrebbero omaggiato i propri sudditi con quattro potenti oggetti magici in grado di trasmettere la conoscenza a chiunque ne fosse entrato in possesso; tali oggetti erano la Pietra di Fal, la Spada di Nuada, il Calderone di Dagda e la Lancia di Lugh. Quest’ultima, portentosa arma dai terribili poteri distruttivi e dalla cui estremità scaturiscono scintille e stilla sangue, è talmente potente che, quando il dio Lugh non la brandisce, deve essere immersa nel Calderone di Dagda ricolmo di sangue e veleno, in modo tale che non bruci e distrugga tutto ciò che la circonda.
E’ interessante notare come i quattro oggetti succitati, con delle lievi modifiche dovute alle influenze culturali del cristianesimo, ricorrano, custoditi nel Castello del Graal, anche nelle leggende sul Santo Calice e nei miti di Re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda, come riportato da varie opere della tradizione cavalleresca codificate nella “Materia di Bretagna”. La Lancia di Lugh, difatti, nel corso dei secoli, ha assunto progressivamente connotati cristiani, si è cioè “cristianizzata”, subendo una metamorfosi storico-narrativa e diventando la Lancia di Longino, l’arma magica con cui il re-sacerdote Anfortas, custode del Graal, viene ferito gravemente diventando sterile e divenendo celebre con il nome di “Re Ferito”. Il “Colpo Doloroso” inferto con la Lancia di Longino al “Re Ferito”, conosciuto anche come “Re Pescatore”, rende sterile anche la terra e fa sprofondare l’Inghilterra in un abisso di profonda desolazione, periodo noto come Waste Land, la Terra Desolata. La Spada di Nuada, nel Castello del Graal dei miti arturiani, è un’arma dotata di poteri magici e da essa hanno avuto origine molte altre spade, tutte invariabilmente pervase da una misteriosa e potente forza sovrannaturale quasi senziente: la Spada di Davide o Spada dagli Strani Pendagli, impiegata dal re Varlan per uccidere il re Lambor; la Spada Drnwyn, appartenuta al re Rhydderch il Generoso; la celebre spada nella roccia, che il giovane Artù, sotto la tutela di Myrddyn, meglio conosciuto come Mago Merlino, riuscì ad estrarre senza il minimo sforzo a Londra e che successivamente si spezzò in battaglia; l’Excalibur (o Caliburnus o Caledfwlch o Caladbolg, letteralmente “Fulmine Solido”), forgiata da Wieland, il fabbro degli dei e donata a Re Artù da Viviana, la Signora del Lago; la spada di Carlo Magno, nella cui elsa, secondo la tradizione, venne introdotto uno dei chiodi utilizzati per crocifiggere Gesù e per questo dotata di poteri miracolosi; la Durlindana, la spada che rende invincibile il paladino Orlando nella “Chanson de Roland”. Il Calderone di Dagda è diventato invece la coppa in cui Gesù bevve il vino durante l’Ultima Cena ed in cui, secondo la tradizione, Giuseppe d’Arimatea, ricco commerciante, illustre membro del Sinedrio e discepolo segreto di Gesù, ne raccolse il sangue durante la crocifissione: il Santo Graal. La Pietra di Fal, infine, si è trasformata nel Santo Piatto su cui venne posta la testa di S. Giovanni il Battista. Questi quattro oggetti influenzarono profondamente la cultura dei secoli successivi, a tal punto, secondo alcuni studiosi, da ispirare il disegno dei semi delle carte da gioco italiane; dalla Pietra di Fal/Santo Piatto, difatti, sarebbero derivati iDenari, dalla Spada di Nuada le Spade, dal Calderone di Dagda/Santo Graal le Coppe e dalla Lancia di Lugh/Lancia di Longino i Bastoni.
Esemplari “originali” di Lance Sacre furono esposti nelle chiese di mezza Europa: a Parigi, dove ne fu portato uno al tempo delle crociate, aNorimberga, a Bordeaux, a Mosca, a Vienna, a Cracovia, dove ne fu collocato uno all’interno di una chiesa ed in Vaticano, dove i fedeli poterono venerare ben due lance sacre. La tradizione narra che uno degli esemplari custoditi dalla Santa Sede venne realizzato da Fineas, nipote di Aronne e gelosamente custodito da Giovanni Crisostomo (Antiochia 344 c. – Cumana, Cappadocia 407), uno dei “Padri della Chiesa”. In seguito la lancia venne trasferita da Gerusalemme ad Antiochia, dove fu ritrovata nel 1098 e grazie ad essa, secondo la leggenda, gli abitanti tolsero la città dall’assedio dei Saraceni. Nel XIII secolo re Baldovino II (Costantinopoli 1217 – forse Trani 1274), imperatore di Costantinopoli, consegnò l’arma a Luigi IX (San Luigi; forse Poissy 1215 – presso Tunisi 1270), il quale la collocò nella Sainte-Chapelle a Parigi, dopodiché, nel 1492, venne acquistata da Papa Innocenzo VIII (Genova 1432 – Roma 1492).
La lancia conosciuta come Heilige Lance (Lancia Sacra) ed esposta nella Weltliche Schatzkammer (la Stanza del Tesoro) del palazzo dell’Hofburg a Vienna, sarebbe giunta nelle mani di Maurizio[3] (III secolo), comandante di un distaccamento dell’esercito romano noto come laLegione Tebana. Nel 285 d.C, i 6666 soldati di Maurizio si rifiutarono di prendere parte ad una cerimonia pagana e senza opporre la minima resistenza, si lasciarono trucidare dal generale Massimiano (240-50 – 310), il quale, poco dopo, venne proclamato co-imperatore da Diocleziano (forse Salona o Spalato 243 c. – ivi 313). La Lancia di Longino passò a Costanzo Cloro (m. 306) e quindi a Costantino il Grande, suo figlio, il quale, abbandonato il paganesimo per abbracciare la fede cristiana, la brandì in occasione della celebre battaglia di Ponte Milvio, durante la quale, nel 312 d.C., sbaragliò le truppe di Massenzio (278 c. – 312) riportando una schiacciante vittoria. Con il trascorrere dei secoli la Lancia Sacra passò di mano in mano, da imperatore ad imperatore e fu grazie ad essa che, secondo la leggenda, nel 385 d.C Teodosio (Cauca, Spagna 347 c. – Milano 395) sconfisse i Goti, nel425 d.C. il generale Flavio Ezio (390 c. – 453) respinse Attila e Carlo Martello (689 c. – 741), nel 733 d.C., sconfisse gli arabi a Poitiers. La Heilige Lance, in seguito, passò da Carlo Magno (742 – Aquisgrana 814) agli imperatori Sassoni, tra cui Ottone I il Grande (912 – Memleben 973), agliHohenstaufen, nella persona di Federico Barbarossa (1115 c. – 1190) ed infine agli Asburgo, che la collocarono nella Stanza del Tesoro del palazzo dell’Hofburg a Vienna. Una volta posta all’Hofburg, venne aperta una fenditura nella lama della lancia, all’interno della quale venne introdotto un chiodo ritenuto essere uno di quelli impiegati per crocifiggere Gesù. Nel 1909 Adolf Hitler (Braunau, Alta Austria, 1889 – Berlino 1945), allora ventenne, si recò in visita al palazzo dell’Hofburg per ammirare il tesoro degli Asburgo, esposto nella Stanza del Tesoro. L’attenzione del futuro dittatore venne attirata dalla Lancia di Longino e ne rimase talmente affascinato, quasi stregato, che sostò a lungo di fronte alla teca di cristallo che la custodiva. Ciò che affascinò Hitler fu, in particolare, il chiodo assicurato all’asta, che la tradizione ritiene appartenere al gruppo di tre o quattro chiodi impiegati dai romani per crocifiggere Gesù. Walter Johannes Stein[4], in gioventù amico personale di Hitler, riferì che la passione del gerarca nazista per l’occultismo ed i manufatti sacri ed esoterici nacque a seguito della bizzarra esperienza vissuta nella Stanza del Tesoro del palazzo dell’Hofburg, esperienza che lo indusse a documentarsi sulla storia della reliquia viennese. Sempre più travolto da una delirante e morbosa passione per le scienze occulte e l’esoterismo, arrivò persino a convincersi di essere la reincarnazione di Landolfo II di Capua (m. 961 c.), sanguinario e crudele principe longobardo e che i poteri miracolosi della lancia lo avrebbero aiutato ad uscire vincitore dalla Seconda Guerra Mondiale ed a conquistare il mondo. Una notte di Marzo del 1938, a seguito dell’Anschluss, ossia dell’annessione forzata dell’Austria alla Germania, Hitler diede ordine di trasferire la Lancia Sacra aNorimberga, dove venne provvisoriamente collocata nella chiesa di S. Caterina che diventò ben presto un luogo di culto, un vero e proprio santuario mistico-esoterico nazista, sorvegliato e protetto a vista giorno e notte. Fu in questa chiesa, peraltro, che il celebre compositore Richard Wagner (Lipsia, 1813 – Venezia 1883), affiliato ad alcune Società Segrete Esoteriche tedesche come Adolf Hitler[5], ambientò uno dei brani più suggestivi dei Maestri Cantori. Dopo la disfatta di Stalingrado, Hitler ritenne che la Lancia di Longino dovesse essere trasferita in un luogo più sicuro ed ordinò che fosse portata in un nascondiglio segreto a prova di bomba, in una galleria situata sotto l’antica fortezza di Norimberga che venne adeguatamente attrezzata come una camera blindata. Il 13 Ottobre 1944 i bombardieri alleati rasero al suolo Norimberga e la Oberen Schmied Gasse (Vicolo Superiore dei Fabbri), la strada in cui si trovava l’accesso al tunnel con la camera blindata, venne completamente distrutta. Il 20 Aprile 1945 gli alleati occuparono la città ed alcuni individui che erano a conoscenza dell’esatta ubicazione del nascondiglio segreto della Lancia Sacra si suicidarono prima di venire fatti prigionieri dagli anglo-americani; tra questi vi era anche il borgomastro di Norimberga, Willy Lebel, il cui appartamento venne meticolosamente perquisito da ignoti per assicurarsi che non vi fossero indizi che avrebbero potuto condurre gli alleati al bunker segreto. Il 30 Aprile 1945, alle 14:10, poche ore prima che Adolf Hitler si suicidasse nel bunker corazzato della cancelleria a Berlino, gli uomini dell’O.S.S.[6], su ordine dello statista inglese, SirWinston Leonard Spencer Churchill (Blenheim Palace, Oxford, 1874 – Londra 1965), che tempo prima aveva sottolineato “l’importante necessità strategica” di trovare l’arma, penetrarono nella camera blindata e recuperarono la Lancia Sacra. Il generale Patton, che diresse le operazioni di recupero della lancia, confessò ai giornali di essere stato tentato, per qualche istante, di tenere per sé l’arma, essendo convinto, come Hitler, che essa avesse poteri miracolosi, tuttavia, prevalse il buon senso e la lancia venne restituita all’Austria dove è tuttora possibile ammirarla all’Hofburg di Vienna.
Nel saggio intitolato “Adolf Hitler and the secrets of the Holy Lance”, pubblicato a tiratura limitatissima da una misconosciuta casa editrice della cittadina di Stelle[7], in Illinois (U.S.A.), gli autori, il Colonnello Howard A. Buechner ed il Capitano Wilhelm Bernhardt, sostengono cheHeinrich Himmler (Monaco di Baviera 1900 – Luneburgo 1945), il numero tre del Terzo Reich nonché fondatore del corpo speciale d’assalto delle SS, ordinò ad un abilissimo artigiano giapponese di realizzare una copia della Lancia di Longino che fosse identica all’originale. Nel 1943, secondo gli autori del testo, la falsa reliquia venne portata a Norimberga mentre l’originale venne trasferito, a bordo di un sottomarino, l’U-Boot 530, in un nascondiglio segretissimo da qualche parte tra le montagne innevate del ghiacciaio Muhlig Hiffman, in Antartide. Il manufatto sacro, successivamente, venne recuperato da alcuni membri di una fantomatica, misteriosa e a quanto pare anche molto ben organizzata Società Segreta Esoterica conosciuta come l’Ordine dei Cavalieri della Lancia Sacra e sarebbe attualmente custodito da un gruppo di fidati iniziati in una località segreta. Secondo una diversa versione della vicenda la Heilige Lance non fu mai recuperata dal nascondiglio segreto in Antartide ma si trova ancora in loco, sorvegliata da alcuni membri dell’Ordine dei Cavalieri della Lancia Sacra al fine di mantenere la giustizia, la pace e l’ordine nel mondo.

Bibliografia


*   Nuova Enciclopedia Universale Curcio – delle lettere, delle scienze, delle arti. Armando Curcio Editore.
*    “Sindone: la prova”, di Pierluigi Baima Bollone. Oscar Nuovi Misteri – Arnoldo Mondadori Editore.
*   “…..e la verità vi renderà liberi”, di David Icke. Macro Edizioni.
*   Fonti Internet.


        


Arca Dell'Alleanza

L'arca dell'Alleanza
La terribile arma di Mosè. Un propiziatorio per parlare con Dio. L'arca nascosta in Etiopia. Tre italiani la trovano ad Axum. Ricomparirà nel giorno del giudizio.
La scena si svolge su un monte sacro dell'antico Egitto, nella penisola del Sinai, lungo un sentiero il cui passaggio è proibito alla gente comune. Inginocchiato davanti ad un roveto ardente, il profeta Mosè sta ascoltando gli ordini del Dio di Israele. "Farai un'arca di legno d'acacia e la rivestirai di oro puro. E dentro vi porrai la Testimonianza che io ti darò", comanda il Signore Jahweh.
E Mosè obbedisce. Aiutato dal fido Bezaleel, e seguendo alla lettera le indicazioni del suo Dio, il patriarca ebraico costruisce una cassa di 125 centimetri di lunghezza per 75 di altezza e larghezza e la riveste di oro purissimo, sia internamente che esternamente. Quindi la copre con un coperchio dorato, chiamatopropiziatorio. Sopra di esso colloca poi due piccole statuine, raffiguranti dei cherubini. E ai lati della cassa incastra quattro anelli in modo che questa possa essere trasportata più agevolmente, senza toccarla, inserendovi due pali.
All'interno dell'arca della testimonianza, l'oggetto più sacro della tradizione religiosa ebraica, il profeta depone un po' della manna raccolta durante la traversata del deserto, la magica verga con cui erano state scatenate le piaghe contro l'Egitto e separate le acque del Mar Rosso, ma soprattutto le Tavole dei Dieci Comandamenti, il segno tangibile dell’alleanza con Dio.
UNA TERRIBILE ARMA DA GUERRA
Proseguendo nella lettura del libro biblico dell’Esodo, scopriamo poi che, da quel momento, Mosè impone al suo popolo, per la custodia del sacro oggetto, tutta una serie di disposizioni tanto precise ed insidacabili quanto incomprensibili. Dell’arca si occuperanno i figli di Aronne ed i leviti non vi si potranno avvicinare se non dopo che questa sia stata coperta dai sacerdoti; durante l’esodo la cassa sarà collocata all'interno della Tenda del Signore (una specie di tempio smontabile) nelle soste e portata alla testa del popolo durante le marce; nessuno dovrà mai toccarla. E soprattutto, in particolari momenti spetterà solo a Mosè servirsene per lasciarvi comparire Dio in trono nello spazio fra i due cherubini.
Le disposizioni di Mosè vennero seguite alla lettera sino alla scomparsa dell’arca, avvenuta probabilmente nel 587 a.C. In quell’anno, infatti, le armate babilonesi sconfissero gli ebrei e li depredarono di ogni bene. Prima di quella data, una volta raggiunta la Terra Promessa, i leviti collocarono l’arca nelsancta sanctorum, una segretissima cella sotterranea di venti cubiti per venti nel Tempio di Gerusalemme.
A nessuno era concesso di accedervi e l’arca stessa veniva mostrata in pubblico solo in casi eccezionali.
Ed il motivo di tanta segretezza era legato alla pericolosa ed incontrollabile potenza attribuito a questo oggetto.
Si diceva che l’arca, in particolari momenti, si aureolasse di luce e fosse in grado di scatenare la potenza divina, annientando migliaia di persone. In che modo questo avvenisse non è chiaro. Ma è certo, se prestiamo fede alle antiche cronache bibliche, che con l’arca alla loro testa gli ebrei riuscirono ad annientare le decine di tribù ostili incontrate durante l’esodo nel deserto del Sinai. Il resoconto biblico al riguardo ci presenta un vero e proprio bollettino di guerra: le folgori dell’arca avrebbero distrutto le armate degli etei e dei gergesei, dei gebusei e degli evei e di un’altra decina di popolazioni che vivevano nella fascia di Canaan nel XIIIº a.C.
Che cosa fossero queste folgori divine non è chiaro. In alcuni passi la Bibbia sottintende la presenza di un non meglio identificato angelo sterminatore, mentre in vari versetti dell’Esodo e nel Secondo libro di Samuele si dice chiaramente che chiunque toccava l’arca moriva percosso da Dio. Come accadde ai figli di Aronne, sebbene fossero proprio loro gli esperti custodi della reliquia, e ad un certo Oza che, volendo impedire che l’arca si rovesciasse durante un trasporto, la afferrò con le mani e morì all’istante, tra la costernazione generale.
Ma la più grande vittoria dell’arca resta la distruzione della città di Gerico. Riguardo questo episodio il Libro di Giosuè è molto chiaro. Per ordine di Dio per sei giorni le armate di Israele, guidate da sette sacerdoti che recavano sette trombe di corno d'ariete e l’arca dell’alleanza, girarono attorno ai bastioni ciclopici. "E al settimo giorno, sonate le trombe, le mura crollarono", afferma la Bibbia.
UNA PILA DI LEYDA?
Ammettendo la veridicità di questi episodi, che tipo di spiegazione possiamo dare, al di là della facile supposizione dell’intervento di Dio?
Secondo lo scrittore francese Robert Charroux "l’arca non era nulla di più che un’impressionante arma capace di sviluppare energia elettrica. Non dobbiamo dimenticare che Mosè, quando ancora veniva istruito come futuro faraone, aveva ricevuto dai sacerdoti egizi profonde nozioni alchemico-esoteriche di chimica, fisica e meteorologia tali da dare ragione di alcuni dei prodigi attribuitigli. L’arca dell’alleanza poteva essere una specie di forziere elettrico capace di produrre forti scariche dell'ordine dei 5-700 volt..."
"L’arca era fatta di legno d'acacia - scrive il ricercatore - e rivestita di oro all'interno e all'esterno. Con questo stesso principio si costruiscono i condensatori elettrici, separati da un isolante che in quel caso era il legno. L’arca veniva posta in una zona secca, dove il campo magnetico naturale raggiunge normalmente i 600 volt per metro verticale, e si caricava. La sua stessa ghirlanda forse serviva a caricare il condensatore. Per spostarla i leviti passavano due stanghe dorate negli anelli, tanto che dalla ghirlanda al suolo la conduzione avveniva per presa di terra naturale, scaricandosi senza pericolo. Isolata, l'arca talvolta si aureolava di raggi di fuoco, di lampeggi, e, se toccata, dava scosse terribili. In pratica si comportava esattamente come una pila di Leyda...".
CERCANDO LA RADIO DI DIO
Secondo Charroux, dunque, l’arca altro non era che un’arma elettrica costruita sulla scorta di antiche conoscenze perdute e custodite solo dagli Iniziati egizi. Sempre grazie a queste conoscenze, che per il divulgatore svizzero Erich Von Daeniken erano invece di origine extraterrestre, Mosè avrebbe costruito un propiziatorio che funzionava come una radio a transistor. Solo in questo modo si spiegherebbe, per lo scrittore, il fatto che Mosè potesse parlare come ad un amico con il Signore Iddio.
Queste incredibili prestazioni potrebbero allora spiegare il manifesto interesse delle altre popolazioni verso l’arca santa.
Il tempio di Gerusalemme, ove veniva custodita la sacra reliquia, venne saccheggiato ripetutamente: nel 925 a.C. dagli egiziani del faraone Soshenq Iº, nel 797 da Gioas re d'Israele, nel 621 dalle armate caldee e babilonesi.
Quando l’oggetto scomparve non è sicuro. Certamente quando nel 516 a.C. il prefetto Zorobabel ricostruì il Tempio di Gerusalemme, l’arca non c’era più.
O almeno, non in maniera evidente, secondo il rabbino israeliano Shlomo Goren, convinto che l'arca si trovi attualmente ancora nel sancta sanctorum, sfuggito alle razzie degli invasori.
"Basterebbe scavare in corrispondenza della sua antica collocazione. - dichiara Goren -Purtroppo però adesso in quella zona sorge la spianata delle moschee islamiche di Gerusalemme e le autorità religiose preferiscono evitare qualsiasi scavo archeologico per evitare attriti con i musulmani..."
TRA I FALASCIA’ DI RE SALOMONE
Secondo un’altra versione, raccontata nella cronaca etiope trecentesca Kebra Nagast o Gloria dei re, l’arca dell’alleanza si troverebbe ad Axum, in Etiopia. A portarcela sarebbe stato un certo Menelik, che la tradizione vuole nato dal matrimonio di re Salomone con Makeda, la regina di Saba. Il figlio della giovane ed avvenente etiope, d’accordo con un pugno di ebrei ribelli, avrebbe rubato l’arca trasportandola segretamente ad Axum. E grazie ai poteri della stessa, i falascià di Menelik, cioè gli ebrei etiopi, avrebbero sollevato senza sforzo le centinaia di tonnellate dei giganteschi obelischi eretti ad Axum.
Questa vicenda ha affascinato le decine di ricercatori che si sono messi sulle tracce dell’arca, dall’archeologo ebreo Vendil Indiana Jones, ispiratore dell’omonimo personaggio televisivo,
allo studioso inglese Graham Hancock, un esperto di storia templare convinto che il sacro cofano sia custodito in una cappella nel lago Tana in Etiopia.
Sfortunatamente, ognuna delle circa ventimila chiese copte dell’Etiopia custodisce una copia dell’arca. Trovare quella autentica è dunque come cercare un ago in un pagliaio.
TRE ITALIANI
Ma forse tre italiani sono riusciti in questa impresa disperata.
Si tratta dei professori Vincenzo Francaviglia, direttore del CNR per le tecnologie applicate ai Beni culturali, Giuseppe Infranca dell’Università di Reggio Calabria e dell'architetto Paolo Alberto Rossi del Politecnico di Milano.
"Nel 1990 ci trovavamo ad Axum per un invito ufficiale del governo etiopico - ha raccontato il professor Francaviglia alla stampa - e, dopo una serie di cerimonie, venne organizzato un incontro con l'abuna, la massima autorità religiosa. Questi ci ricevette con i paramenti solenni e ci condusse a visitare la vecchia chiesa cristiana S.Maria di Sion ad Axum, una chiesa costruita nel Seicento dall'imperatore Fasiladas...Dietro l'altare maggiore, protetta da un baldacchino di velluto rosso con ricami, c’era l'arca. L'abuna non voleva affatto mostrarcela. Ma un giovane chierico aprì la tenda e noi potemmo vedere una cassa di legno scuro, lunga un metro e alta sessanta centimetri, con il tetto a doppio spiovente. Non c’erano più le lamine d'oro e la superficie stessa appariva deteriorata. Appena l'abuna si accorse che stavano osservando l’arca, rimproverò aspramente il chierico, ordinandogli di abbassare immediatamente la tenda..."
Secondo la religione copta, difatti, non è concesso a nessuno di vedere l’arca. Si dice che persino al negus Hailè Selassiè, che ne aveva espresso il desiderio, venne opposto un secco rifiuto. E si dice che l’accesso alla stanza dell’arca sia consentito ad un solo abuna per generazione...
MESSAGGERA DELLA FINE DEI TEMPI
Curiosamente tutti queste narrazioni sembrano dimenticare quanto scrive la Bibbia nel Secondo libro dei Maccabei, allorché viene raccontato dettagliatamente di come il profeta Geremia, salito sul monte Nebo, abbia deciso di nascondere l'arca "in un antro" poi murato, probabilmente per sottrarre il prezioso reperto alla furia delle armate del sovrano babilonese Nabucodonosor, che cingevano d'assedio Gerusalemme nel 587 a.C. Lo stesso Geremia, forse pentitosi della sua decisione, non sarebbe stato poi più in grado di ritrovare il punto esatto ove l’arca era stata occultata.

La storia della sacra reliquia, quindi, nasce e muore all’interno della Bibbia stessa, senza alcun appello per le tesi appassionate dei cacciatori dell’arca perduta. Ma non è il caso di perdere le speranze. Sempre nel testo biblico, nell’Apocalisse, è scritto che l’arca riapparirà nei giorni del giudizio universale. In quel tempo "si riaprirà il tempio Dio in cielo e l’arca dell’alleanza apparirà fra le nubi". Ma forse, per l’epoca, la caccia all’arca perderà d’importanza...
da OLTRE LA CONOSCENZA

venerdì 29 luglio 2011

I Misteri Della Bibbia - I Rotoli Di Qumran



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Verso la fine dell’anno arriva la cometa Elenin

Le nuove informazioni vengono dalla Nasa, che ben consapevole del fenomeno ha preferito tacere su questi temi. Si può osservare, da un modello matematico della NASA, della cometa Elenin, che un grande corpo celeste è già penetrato nel nostro sistema solare e ci arriverà spaventosamente vicino nell’autunno del 2011. Ciò che non sappiamo è la dimensione e la massa della cometa Elenin (ovviamente le autorità competenti lo sapranno benissimo).
Elenin è attualmente monitorata in quanto passa attraverso la cintura degli asteroidi nella sua strada all’interno del sistema solare. Dispiace portare notizie così negative, oltre a quelle già esistenti, ma la fonte, la NASA, ha fatto un lavoro davvero impeccabile. Abbiamo una massa in entrata (ciò che potrebbe eventualmente essere una stella di neutroni) che è entrata nel nostro sistema solare e che si sta per fare un giro attorno al sole come ogni cometa. Nella sua traiettoria di uscita che incrocerà l’arco della nostra orbita, cioè passerà molto vicino alla terra.
Nel video qui sotto potrete vedere tutto questo discorso spiegato graficamente. Quello che si può osservare è che con precisione matematica ogni volta che questo corpo celeste è in allineamento con la terra e il sole abbiamo un enorme terremoto. Gli ultimi tre allineamenti hanno prodotto il terremoto giapponese, quello in Nuova Zelanda e prima ancora quello in Cile. Elenin l’11 marzo era molto lontana rispetto alla distanza in cui sarà questo autunno. Il punto principale da capire è che se Elenin fosse solo una cometa normale non avrebbe la massa per generare una spinta gravitazionale tale da colpire la Terra, quando è in allineamento con il nostro pianeta ed il sole.
David Morrison, scienziato di astrobiologia della NASA, in un comunicato ufficiale del 1 ° marzo non ha riconosciuto Elenin come una minaccia. Dieci giorni dopo Elenin è entrata in allineamento con la terra e il sole. . . e il Giappone è stato quasi distrutto.
Morrison ha confermato che il perielio di Elenin (cioè quando è più vicina al Sole) sarà nei primi di settembre del 2011 ad una distanza dal sole di 65 -70 milioni di chilometri. Il giorno nella quale sarà più vicina alla Terra cade il 16 ottobre, con una distanza di circa 34 milioni di km, crede però che non vi sia nessun motivo per temere Elenin, la considera una cometa normale. Mi chiedo se abbia cambiato idea dopo l’11 marzo. Respinge tutti gli allarmi considerandoli alla stregua di finzione.
Il problema sta nell’allineamento comunque, come si può chiaramente vedere dalla simulazione della NASA. A quasi 2 mesi di distanza dal disastro di Fukushima dobbiamo vivere con sempre maggiori radiazioni che si stanno diffondendo in tutto l’emisfero settentrionale. Sappiamo quanto sia facile per le persone al potere insabbiare le informazioni mentendo rimanendo seri. Il governo giapponese ha ammesso che sono state tenute nascoste circa 5000 misurazioni delle radiazioni e delle valutazioni dopo l’evento nucleare che ha colpito la centrale nucleare di Fukushima Daiichi in marzo. Ciò è stato fatto al fine di non indurre il panico nella popolazione, riferisce un rappresentante del personale che si occupava dell’emergenza nucleare.
Dobbiamo riconoscere e accettare che vi sia un pericolo e una possibilità che parte della nostra civiltà e delle persone con essa andranno perse. Spero di sbagliarmi, ma le prove non possono essere trascurate, anche se naturalmente accadrà. Una foto vale più di mille parole e la NASA ci ha dato la prova visibile che Elenin potrebbe giocare un ruolo importante negli eventi qui sul nostro pianeta, anche da molto distante. Il seguente video mostra quello che la Nasa conosce da decenni.
L’intero sistema solare sembra stia riscaldandosi, il sole è diventato attivo e la terra subisce sempre più frequenti eventi catastrofici. La geoattività è aumentata, i vulcani, i terremoti, tsunami, la migrazione del polo magnetico, le morti di massa degli animali, enormi vortici inspiegabili nell’Atlantico, tutti questi eventi farebbero girare la testa a qualsiasi persona.
Abbiamo avuto uno spiraglio di verità su ciò che sta accadendo anche quando in Groenlandia il sole è sorto con 2 giorni di anticipo, che è stato un segnale forte riguardante il fatto che qualcosa stesse accadendo all’orbita terreste.
I PROSSIMI MESI
Il 3 agosto 2011 segna il momento in cui la Terra passa attraverso la posizione di perigeo della nana bruna, mentre quest’ultima attraversa l’orbita terrestre. Dopo circa due settimane, il 18 agosto la nana bruna attraversa l’orbita di Venere a circa 103 milioni di km dal sole. Dovranno passare allora 24 giorni, perchè la nana bruna raggiunga il punto più vicino al sole, a 72000000 di km. Il 25 Settembre 2011 segna il momento in cui la Terra passa attraverso la seconda congiunzione con il sole, la nana bruna, Mercurio, Saturno e Urano in linea per un altro allineamento gravitazionale.
Questo video realizzato dalla cima di una montagna in Giappone sembra aver catturato Elenin su digitale.
Il 2 ottobre è il giorno in cui la nana bruna attraverserà nuovamente l’orbita di Venere per iniziare il suo viaggio in direzione della Terra. Passeranno altre 2 settimane e la nana bruna attraverserà la linea dell’orbita terrestre per passare direttamente davanti al nostro pianeta ad appena 36000 km di distanza, che è il punto dove ci sarà più vicinanza tra i corpi celesti. La nana bruna attraverserà l’orbita di Marte il 14 novembre 2011 nella strada verso la 3a congiunzione il 22 novembre dove la terra ancora una volta, sarà nuovamente congiunta con Elenin e Sole, come il 15 marzo.
CONCLUSIONI
L’avvicinarsi di una stella nana bruna darebbe molte risposte su ciò che sta accadendo intorno a noi. Nessuno sa veramente cosa succederà in autunno di questo anno al momento che questo corpo celeste si metterà in mezzo tra noi e il sole per poi rimbalzare verso il vicinato della Terra. Una persona ha ipotizzato che potrebbe andare a colpire la Luna e distruggerla. Potrebbe colpire anche noi sulla Terra, se la traiettoria del suo percorso dovesse modificarsi (o se i dati stessi su Elenin fossero stati modificati in modo da non riuscire a precalcolare il giusto percorso dell’asteroide).
Se siamo fortunati, non succederà nulla ma l’umanità non sta attraversando un periodo fortunatissimo in questi ultimi tempi.
Quello che sembra probabile accadrà è quello che la maggior parte delle antiche culture e delle religioni ricordano nei loro testi e cioè episodi cataclismatici e di diluvi che devastarono tutto il mondo. Gli unici modi per i quali possa avvenire un diluvio universale sono la caduta di un asteroide, l’inversione dei poli, o un oggetto molto denso che passando vicino alla Terra provoca un gigantesco Tsunami. L’attrazione gravitazionale dovrebbe spostare grandi masse di acqua, proprio come la luna fa oggi su scala minore, in forma di maree.
Zone sicure:
1. Spostarsi a + di 250 km dalle coste.
2. Spostarsi a 180 -200 metri sul livello del mare.
3. Allontanarsi dai vulcani e dai super vulcani come quelli di Yellowstone nel nord-ovest USA.
4. Allontanarsi dalle zone di terremoto / sismiche / soggette a valanghe / zone di faglia, come quella della faglia di New Madrid negli Stati Uniti centrali USA.
5. Allontanarsi dalle dighe che si romperanno sicuramente.
6. Allontanarsi dalle centrali nucleari (vedi Fukushima).
7. Allontanarsi dall’alta quota, dove i livelli di radiazione saranno più alti.
8. Allontanarsi dalle aree a grande densità demografica, le rivolte per il cibo aumenteranno nel caos e nel disordine.
9. Unisciti ai gruppi di sopravvivenza che hanno avuto testa nell’organizzarsi, mettendo a disposizione cibo e armi per proteggersi.
Non c’è carenza di leggende sulle alluvioni. La più antica leggenda esistente è contenuta nel frammentaria Genesi sumera, databile al 17 ° secolo aC. Nel poema epico babilonese di Gilgamesh non ci sono riferimenti al Diluvio Universale (tavoletta 11). La versione più nota della leggenda ebraica del diluvio è contenuta nel Libro della Genesi (Genesi 6-9). Dio sceglie Noè, un uomo che “ha trovato la grazia agli occhi del Signore” e gli ordina di costruire un’arca per salvare Noè, la sua famiglia, e gli animali della terra e gli uccelli. Dopo che Noè ebbe costruito l’arca, “Tutte le acque degli abissi vennero in superficie, e le cateratte del cielo si aprirono”.
Ci sono molte fonti di leggende antiche sulle alluvioni nella letteratura cinese. Nel Shujing, o “Libro della Storia”, scritto probabilmente intorno al 500 aC o prima, viene riportato che l’imperatore Yao si trova ad affrontare il problema di acque in piena che “raggiungono il cielo”. Secondo gli aborigeni australiani l’acqua copriva tutte le terre. Solo le vette più alte erano visibili, come isole nel mare.


VIDEO TRATTO DA ARMAGEDDON

Fonte originale: activistpost.com /
Traduzione a cura di:

mercoledì 27 luglio 2011

La cometa Elenin


 La cometa Elenin si sta rapidamente avvicinando alla zona piu' interna del Sistema Solare e sara' visibile dalla Terra a meta' ottobre.
Non sara' particolarmente brillante, anzi per riuscire a vederla ci vorra' almeno un buon binocolo, ma e' gia' una celebrita' su Internet, dove si rincorrono voci di tutti i tipi (tra le quali il fatto che dietro la cometa si nasconda un UFO),  infondate secondo gli astronomi, su effetti negativi che il suo passaggio potrebbe provocare sulla Terra.
Scoperta il 10 dicembre scorso dall'astronomo russo Leonid Elenin, dal quale ha preso il nome, la cometa si trovava allora alla distanza di 647 milioni di chilometri dalla Terra.
Da allora ha percorso 373 milioni di chilometri e la sua distanza dalla Terra si e' ridotta a 274 milioni di chilometri.
Il suo percorso e' anomalo rispetto a quello delle altre comete che provengono dall'esterno del Sistema Solare.
La cometa Elenin raggiungera' il punto piu' vicino alla Terra il 16 ottobre, quando si trovera' a 35 milioni di chilometri. ''Non incontrera' alcun corpo che possa perturbarne l'orbita ne' avra' alcuna influenza sulla Terra'', ha detto Don Yeomans, del Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa, rispondendo alle ipotesi che circolano sul Web.
''La cometa non si avvicinera' piu' di 35 milioni di chilometri'' ed e' inoltre piuttosto piccola, ha aggiunto. ''L'influenza che potra' avere sulla Terra e' minuscola''.
La cometa Elenin ''non causera' alcuna distruzione sulla Terra''.
Se il 16 ottobre ci sara' una ragione per osservare il cielo, sara' perche'''questa piccola cometa relativamente giovane arrivata a visitare questa regione del Sistema Solare fara' una breve visita per allontanarsi nuovamente e non avremo piu' sue notizie per migliaia di anni''.
Oggetti come la piccola Elenin sono continuamente sorvegliati dal programma internazionale Spaceguard Foundation, nel quale l'Italia lavora accanto al Jpl della Nasa con il dipartimento di Matematica dell'universita' di Pisa.