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martedì 26 giugno 2012

adam kadmon il mistero della morte di kennedy

Cosa è successo realmente?
Perchè dopo tante indagini si finisce sempre in un punto morto?
Cosa nasconde l'omicidio di kennedy?
Le teorie di Adam danno delle piccole delucidazioni!!!!!!
Buon proseguimento con MISTERO IN LINEA.

mercoledì 20 giugno 2012

UFO: "A Roswell nessun alieno, ma solo un esperimento di Stalin".



roswell1947_4.jpg
A Roswell nel 1947 non cadde un UFO, ma un velivolo di forma circolare di produzione sovietica, a bordo del quale c'erano due ragazzi russi, frutto degli esperimenti dei laboratori di Stalin.
 L'obiettivo era quello di gettare nel panico la popolazione americana. Lo sostiene la giornalista americana Annie Jacobsen, in un'intervista al giornalista della RAI Alessandro Forlani, che puo' essere ascoltata sul sito di Gr Parlamento.
''Gli Stati Uniti sono in vantaggio, perche' loro hanno la bomba atomica, mentre i russi, la svilupperanno solo nel 1949''. Stalin dunque era alla ricerca di ogni possibile arma, che indebolisse le difese americane, incluso il terrorismo psicologico''.
Una fonte riservata, che ha lavorato per anni nella base segreta di Area 51 ha detto alla Jacobsen che, nel luglio 1947 a Roswell cadde un disco volante, che pero' non proveniva da Marte, ma dall'Unione Sovietica.
Le prove sono nello stesso velivolo dove sono state ritrovate delle scritte in cirillico.
''La mia fonte - prosegue la Jacobsen - e' stata molto cauta nel parlare di questo fatto, perche' si tratta di qualcosa di sconvolgente''.
''Secondo quanto mi ha detto comunque, i piloti erano due ragazzi, dell'eta' apparente di 12 o 13 anni, probabilmente macrocefali, i cui connotati erano stati trasformati dalla chirurgia, in modo da apparire simili a come noi immaginiamo gli alieni. Avevano gli occhi grandi, il naso piatto e le orecchie a punta: si trattava appunto del macabro prodotto di un esperimento su cavie umane, messo in atto da Stalin''.
Il New Mexico non era stato scelto a caso, per l'attacco da parte del disco volante. Si trattava dello Stato, in cui c'era il maggior numero di installazioni militari nucleari, da Los Alamos a Sandia, alla stessa base di Roswell, dove c'era l'unica sede dei bombardieri, in grado di trasportare una bomba atomica. Stalin quindi lancia un duplice messaggio: alle autorita' americane, dicendo che puo' colpirle nei punti piu' sensibili e all'opinione pubblica, creando il panico.
Alla domanda sul perche' le autorita' americane non abbiano diffuso allora questa sconvolgente notizia, che avrebbe gettato un enorme discredito sui russi, la Jacobsen risponde che gli americani hanno nascosto tutte le notizie su questo caso, perche' loro stavano facendo le stesse cose.
''Il ragionamento che gli americani fecero allora, spiega la giornalista, fu che, se i russi facevano esperimenti su cavie umane, noi dovevamo sapere fino a che punto potevano arrivare e quindi dovevamo fare le stesse cose; furono quindi condotti molti esperimenti, specie su persone disabili e detenuti.
Il disco volante è il risultato di alcuni esperimenti di scienziati dello staff di Adolf Hitler i fratelli  Walter e Reimar Horten.

 

  

martedì 19 giugno 2012

La Casa di Loreto La storia


La fama internazionale della città di Loreto è legata al Santuario mariano dove si conserva e si venera la Santa Casa della Vergine Maria, trasportata da Nazaret nel 1294.
La casa della Madonna a Nazaret era costituita di tre povere pareti in pietra addossate e poste come a chiusura di una grotta scavata nella roccia. La grotta è tuttora venerata a Nazaret, nella basilica dell’Annunciazione, mentre le tre pareti di pietra, dopo la cacciata dei cristiani dalla Palestina da parte dei Musulmani, sono state salvate dalla sicura rovina e trasportate prima a Tersatto, nell’odierna Croazia, nel 1291 e poi a Loreto il 10 dicembre 1294.
Circa le modalità della ‘venuta’ a Loreto della Santa Casa di Nazaret si è imposta per lunghi secoli la versione popolare del suo trasporto miracoloso, "per ministero angelico". La ricerca storica degli ultimi decenni, in base a reperti archeologici e numerose prove documentali più obiettive e consistenti, possiede convincenti riscontri per affermare che la Santa Casa di Loreto, come del resto tante altre preziose reliquie della Terra Santa, è stata trasportata per nave, al tempo delle crociate. La versione popolare del trasporto ‘per mano di angeli’ con ogni probabilità è nata dal fatto che nella vicenda hanno svolto un ruolo chiave e primario i regnanti dell’Epiro, appartenenti alla famiglia Angeli, come risulta da un documento notarile del 1294, scoperto recentemente.
Gli studi degli ultimi decenni, condotti da esperti, confermano la tradizione lauretana e l'origine palestinese delle pietre della Santa Casa, che risulta tra l’altro un manufatto estraneo agli usi edilizi marchigiani. I raffronti tecnici e architettonici dimostrano che le tre pareti della Santa Casa di Loreto si connettono bene con la grotta esistente a Nazaret e con gli altri edifici di culto costruiti sulla casa della Madonna nei primi secoli d. C. Le pietre della Santa Casa sono lavorate e rifinite secondo l'uso dei Nabatei, un popolo che ha esercitato il suo influsso anche nella Galilea fino ai tempi di Gesù. Sulle pietre si conservano inoltre numerosi graffiti e incisioni tipici delle comunità giudeo-cristiane presenti solo in Palestina prima del V secolo.

Tutto quanto c'è di bello e di artistico a Loreto si è sviluppato intorno a queste umili pareti di pietra ristrutturate a modo di casetta o piccola chiesa. Oltre alla sontuosa basilica, abbellita da grandi artisti, le stesse pareti della Santa Casa sono racchiuse da un artistico rivestimento marmoreo, uno dei più grandi capolavori scultorei dell'arte rinascimentale.
Esso racchiude la Santa Casa come uno scrigno che contiene perle preziosissime: si tratta delle povere pareti legate ai ricordi più cari al cuore della cristianità. Qui fu annunziato il mistero dell'incarnazione, qui ebbe inizio la storia della salvezza con il sì di Maria all'annuncio dell'angelo; queste pietre sono state santificate dalla presenza e dalla vita quotidiana della Santa Famiglia e sono testimoni mute e perenni del passaggio del Figlio di Dio sulla terra.

Interno della Santa Casa

La S. Casa, nel suo nucleo originario, è costituita da sole tre pareti, perché la parte dove sorge l'altare dava, a Nazaret, sulla bocca della Grotta e, quindi, non esisteva come muro. Delle tre pareti originarie le sezioni inferiori, per quasi tre metri di altezza, sono costituite prevalentemente da filari di pietre, per lo più arenarie, rintracciabili a Nazaret, e le sezioni superiori aggiunte successivamente e, quindi spurie, sono in mattoni locali, gli unici materiali edilizi usati nella zona. Alcune pietre risultano rifinite esternamente con tecnica che richiama quella dei nabatei, diffusa in Palestina e anche in Galilea fino ai tempi di Gesù. Vi sono stati individuati una sessantina di graffiti, molti dei quali giudicati dagli esperti a quelli giudeo-cristiani di epoca remota, esistenti in Terra Santa, compresa Nazaret. Le sezioni superiori delle pareti, di minor valore storico e devozionale, nel secolo XIV furono coperte da dipinti a fresco, mentre le sottostanti sezioni in pietra furono lasciate a vista, esposte alla venerazione dei fedeli.

Il Crocifisso dipinto su legno, sopra la cosiddetta finestra dell'Angelo, assegnato alla fine del sec. XIII, secondo alcuni è di cultura spoletina e secondo altri rivelerebbe segni della maniera di Giunta Pisano.
La Statua della Madonna, scolpita su legno di un cedro del Libano dei Giardini Vaticani, sostituisce quella delsec. XIV, andata distrutta in un incendio scoppiato in S. Casa nel 1921. È stata fatta scolpire da Pio XI che nel 1922 la incoronò in Vaticano e la fece trasportare solennemente a Loreto. Fu modellata da Enrico Quattrini ed eseguita e dipinta da Leopoldo Celani che le conferì una tonalità troppo scura rispetto a quella dell'originale.

Scavi e graffiti



Gli scavi a Nazaret e a Loreto

L'apporto più significativo per una lettura critica e storicamente fondata della tradizione lauretana è stato dato dalle cosiddette "fonti mute", cioè dal responso degli scavi archeologici effettuati a Nazaret tra il 1955 e il 1960 nella chiesa dell'Annunciazione e a Loreto tra il 1962 e il 1965 nel sottosuolo della Santa Casa, oltre che da studi specifici sulla struttura edilizia della "Camera" lauretana, raccordata con la Grotta nazaretana. Le indagini archeologiche e la tradizione si illuminano a vicenda con reciproche conferme. E aiutano a ricostruire la storia della Casa di Maria. A Nazaret gli scavi hanno appurato che l'abitazione della Vergine, come le altre del luogo, era costituita da una Grotta scavata nella roccia (luogo di deposito) e da una Casa in muratura antistante e leggermente sovrastante (luogo della vita quotidiana), oltre che da altre piccole strutture sussidiarie.
Gli scavi hanno confermato nella sostanza ciò che narra la tradizione lauretana: che i discepoli di Gesù trasformarono la Casa di Maria in chiesa. Dalle indagini archeologiche, infatti, é emerso che nel III secolo i giudeo-cristiani, anzi, forse gli stessi "parenti del Signore", adattarono l'abitazione di Maria a luogo di culto, costruendovi sopra una chiesa in stile sinagogale, di cui sono venuti alla luce interessanti resti cultuali. Gli scavi sono stati effettuati sotto la direzione del p. Bellarmino Bagatti.
Nel secolo V i cristiani bizantini, sostituitisi anche a Nazaret ai giudeo-cristiani, abbatterono la chiesa-sinagoga ed edificarono un più ampio edificio sacro sopra l'abitazione della Madonna. Nell'XI secolo, infine, i crociati francesi demolirono la basilica bizantina ed edificarono una più ampia chiesa proteggendo la santa dimora in una cripta. Questa attenzione nei riguardi dell'abitazione di Maria attraverso i secoli spiega anche la sua possibile conservazione, perché un edificio, anche se fragile, custodito dentro un altro edificio, non essendo soggetto all'erosione degli agenti atmosferici, sfida i secoli. Ne è una riprova la stessa Santa Casa di Loreto che, protetta dentro altri edifici fin dagli inizi del secolo XIV, dopo sette secoli non ha fatto una crepa.
A Loreto gli scavi archeologici, condotti sotto la direzione del prof. Nereo Alfieri, hanno confermato alcuni elementi della tradizione in modo inatteso. Questa asserisce che la Santa Casa non ha fondamenta proprie, poggia su una pubblica strada e fu protetta dai recanatesi con un muro per tutta l'altezza e la lunghezza. Ebbene, le indagini archeologiche hanno verificato tutti e tre questi singolari fenomeni edilizi. In più, hanno individuato alcune opere di difesa con archetti di controripa sul cedevole lato nord e una fascia di sottomurazione inserita più tardi dall'esterno. Tutto ciò attesta un'attenzione archeologica verso il sacello che non si spiegherebbe se quei muri non fossero stati considerati fin dall'inizio vere 'reliquie'.
Infine, gli scavi loretani hanno appurato che il nucleo originario della Santa Casa è costituito da tre sole pareti (è esclusa la parete est dove sorge l'altare, che a Nazaret non esisteva perché è la parte che dava sulla bocca della Grotta), e che delle tre pareti le sezioni inferiori sono in pietra, mentre le sezioni sovrastanti, aggiunte successivamente a Loreto per ovviare allo spazio originario piuttosto basso e angusto, sono in mattoni locali.
La struttura edilizia
Ulteriori studi sulla struttura edilizia della Santa Casa hanno messo in evidenza che questa, in ambito edilizio marchigiano, costituisce un insieme di anomalie e assurdità: non ha fondamenta proprie, contro tutti gli usi del luogo; ha stranamente una parte in pietra, non usata nella zona per mancanza di cave lapidee, e una parte aggiunta in mattoni, gli unici materiali disponibili in loco; poggia su una pubblica strada, contro tutte le disposizioni comunali dell'epoca; ha l'unica porta originaria sul lato nord, esposta a tutte le intemperie, e l'unica finestra a ovest, aperta a una limitata illuminazione, contro i più elementari accorgimenti dei costruttori locali.
Se invece la Casa di Loreto viene idealmente ritraslata a Nazaret, tutte queste anomalie edilizie scompaiono e il manufatto loretano ben si raccorda con la Grotta nazaretana nelle sue varie parti.
Inoltre, studi sulla finitura della superficie delle pietre di Loreto hanno chiarito che esse appaiono lavorate secondo una particolare tecnica usata dai nabatei, un popolo confinante con gli ebrei, e diffusa anche in Palestina. Questi interessanti studi sull'edilizia della Santa Casa si devono all'ingegnere architetto Nanni Monelli.

I graffiti
Infine, una specifica indagine sui graffiti leggibili ancora in molte pietre della Santa Casa di Loreto, rivela che essi sono molto simili a quelli riscontrabili in Terra Santa e, in special modo, a Nazaret, compresi gli esemplari riferibili ai giudeo-cristiani del II-V secolo. E’ stata decifrata anche una scritta in caratteri greci sincopati con due lettere ebraiche contigue (un lamed e un wav), la quale, tradotta, dice: "0 Gesù Cristo, Figlio di Dio". Un'identica invocazione si legge nella cosiddetta Grotticella di Conone, a Nazaret, vicino alla Grotta santa. Ne deriva la fondata ipotesi che diverse pietre siano state graffite a Nazaret e poi trasportate a Loreto, ciò che conferma l'antica tradizione.
Insomma, le pietre hanno un loro linguaggio, muto certo, ma, una volta decodificato, in grado di gettar luce sull’origine della Santa Casa.

venerdì 15 giugno 2012

LO SHAMIR, IL LASER DI MOSÈ




Molte opere architettoniche non possono essere state costruite solo con gli utensili dell’epoca e l’Antico Testamento è ricco di riferimenti a "divini attrezzi" da taglio, doni dei "Guardiani del Cielo".


Matest Agrest pubblicò nel 1995 un volumetto dal titolo "L’antico miracoloso meccanismo Shamir", indicando con tale nome uno strumento usato per tagliare e incidere pietre durissime. Lo Shamir viene descritto nel Talmud (Pesachim 54°) come un "verme tagliente" e nello Zoar (74 a,b) come un "tarlo metallico divisore". Nel Talmud (Mischna Avot 5/9) si parla di una creatura di origine minerale che gli Ebrei indicano come un "verme", un "tarlo capace di forare i minerali più duri". Nella Bibbia, Geremia 17/1, viene descritto come un "diamante": "il peccato di Giuda è scritto con uno stilo (la penna usata all’epoca per incidere sulle tavolette di cera), e con una punta di diamante". Quindi una penna di diamante; particolare importante poiché, come vedremo avanti, si prospetta l’uso di un raggio laser ricavato utilizzando proprio un diamante. Questo "verme di diamante" veniva adoperato per tagliare e forare; considerato un "attrezzo divino" veniva affidato raramente agli umani. Se ne conoscevano diverse grandezze, Salomone ne aveva scoperto uno piccolo come un chicco di grano, tutti conosciuti con il nome di "Shamir". Come specificato da Agrest, può essere stato descritto come un insetto a causa dell’errata traduzione della parola latina "insectator": tagliatore. Scambiato quindi con un "tarlo", dal momento che praticava fori come il noto animaletto.

SPARÌ NEL TEMPIO DISTRUTTO
Leggendo i testi lo studioso realizzò che lo Shamir in pratica possedeva tutte le caratteristiche del laser. Il primo antenato del laser fu ideato da T.H. Maiman solo nel 1960. Chi costruì lo Shamir 3.000 anni fa? Da chi e dove Mosè ne entrò in possesso? Secondo le notizie storiche gli Israeliti si trovavano in Egitto dopo che le piramidi erano già state costruite. Agrest, in seguito agli studi condotti sulla Bibbia e su altri testi antichi, si è convinto che Mosè avesse uno strumento capace di generare raggi laser, andato distrutto insieme al secondo tempio di Gerusalemme. Come infatti testimonierebbe il capitolo 9 del trattato Mishnajot: "(...) quando il tempio fu distrutto, lo Shamir sparì". Sull’origine non terrestre dello strumento vi sono riferimenti chiari. Nel capitolo 5 del trattato Abot, che fa parte del Talmud babilonese, è scritto che lo Shamir fu creato nei sei giorni della creazione del mondo. Sempre nel Talmud, sotah 486, si dice che Mosè portò lo Shamir nel deserto per costruire l’Efod, il pettorale destinato ad Aaron, come stabilito nel patto col Signore cui si fa riferimento nella Bibbia - Esodo 28,9: "prenderai due pietre di onice (durissime) e inciderai su di esse i nomi degli israeliti, seguendo l’arte dell’intagliatore di pietre per l’incisione di un sigillo". Occorre precisare che era proibito scrivere e conservare i nomi degli Israeliti con l’inchiostro, nonché usare qualsiasi attrezzo di ferro per eseguire tali lavori. Ecco spuntare quindi lo Shamir: "In un primo tempo i nomi erano stati scritti con l’inchiostro, allora fu mostrato loro lo Shamir e furono incisi sulla pietra al posto di quelli scritti con l’inchiostro". (Talmud babilonese Sotah 48,b). Mosè per far ciò istruì due tagliatori di pietra, Bezaleel della tribù di Giuda e Ooliab, figlio di Achisamach, della tribù di Dan. La conferma si trova anche nella Bibbia, Esodo 36,2.

USATO SOLO DAGLI SPECIALISTI
L’Efod continuò a esistere per più di mille anni dopo il tempo di Mosè, milioni di Ebrei ebbero modo di vederlo; come videro certamente i Templi di Gerusalemme costruiti senza usare utensili di ferro. "Per la costruzione del tempio si usarono pietre già squadrate altrove, così, durante i lavori, nel tempio non si udì rumore di martelli, scalpelli, picconi o di altri utensili metallici" (Bibbia I° Re 6/7 - Talmud babilonese). Come consigliarono i rabbini, Salomone certamente usò lo Shamir, che ottenne da un "guardiano del cielo", Ashmedai, al quale si attribuisce il titolo di "principe dei demoni"; indicato dal lessico giudaico, vol. IV, 1982, come Asmodai. Sappiamo anche che l’uso di tale attrezzo non era facile, perché i testi ci raccontano che fu necessario istruire i preposti al suo impiego, come si farebbe oggi nell’esecuzione di un lavoro specializzato. Difatti il Signore dovette trasmettere "saggezza e conoscenza" negli uomini "perché fossero in grado di eseguire i lavori". È facile dedurre che si trattava di una tecnologia avanzata sconosciuta in quell’epoca. Lo Zoar 74 a,b, ci mette al corrente che lo Shamir fu in grado di spaccare e tagliare ogni cosa, tanto che non fu necessario impiegare altri attrezzi di metallo per eseguire il lavoro.

TRAPANI DIAMANTATI
Tutto questo porterebbe una valida spiegazione ai misteri che circondano le pietre di Tiahuanaco, Puma Punku, Sacsayhuaman, Giza, ecc. Nei miti egiziani il Dio Seth tagliò le rocce ad Abuzir (casa di Osiride) con qualcosa di simile. Intorno al tempio di Sahura, ad Abuzir, vi sono infatti molte pietre di diorite che presentano fori di trivellazione spiegabili solo facendo riferimento a moderni trapani diamantati. A Tula vi sono alcune statue con arnesi chiamati "Xiuhcoatl", "serpenti di fuoco", simili a quelli che impugnano gli idoli di Kalasasaya a Tiahuanaco. Si racconta che fossero strumenti che emettevano "raggi infuocati" capaci di perforare corpi umani. "Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè sul Sinai, gli diede due tavole della Testimonianza, due tavole di pietra, scritte dal dito di Dio". (Esodo 31,18): lo Shamir? La Bibbia, citando Ooliab, lo indica come appartenente alla tribù di Dan. Dan è anche l’antico nome bretone del gaelico Dana e del gallese Don. Con Llys Don, la corte di Don, si usa indicare la costellazione Cassiopea. Quindi, menzionando la Corte di Don, Dan o Dana, si indica anche la costellazione e il suo maggior pianeta, appunto Dana, dal quale giunsero i Tuatha de Danann, 5.000 anni fa per rimettere ordine sulla Terra, come narrano le saghe irlandesi e celtiche. Il dottor John Kenny, del dipartimento di fisica e astronomia dell’università di Bradley (Peoria, U.S.A.), ha accertato che i Tuatha erano i figli di Anu, Dio sumero, assimilato al pianeta Nettuno, uno dei protagonisti principali dell’Epica della Creazione.

FULMINANTI ORDIGNI DI LUCE
L’arrivo dei Tuatha corrisponde all’epoca del regno sumero Eanna. La saga celtica ci dice anche che questo popolo conosceva i laser, particolarmente per uso offensivo. Noto è "l’occhio di Balor", che il più vecchio dei Fomori (giganti) aveva sull’elmo, dal quale partiva un raggio mortale che falciava il nemico. Lugh, nipote di Balor, possedeva la "lancia solare", ossia un tubo dal quale usciva un raggio fulminante. Anche l’eroe celtico Cu-Chulain possedeva una lancia di luce conosciuta come "Gaebolg", che si allungava a volontà e non mancava mai il bersaglio. Quando non veniva utilizzata doveva essere tenuta con un’estremità dentro un "paiolo pieno d’acqua", un sistema che richiama quello attuale per il raffreddamento dei generatori dei raggi laser. La difesa contro tali armi consisteva in corazze isolanti e riflettenti in grado di respingere i raggi verso il punto di origine. Anche i Devas e gli Azuras conoscevano queste protezioni e quindi, presumibilmente, le armi radianti. E altri riferimenti all’uso di armi laser si ritrovano nei documenti che illustrano il passato dell’umanità. In Egitto gli dei disponevano del lanciatore di raggi mortali, delle fiamme dell’Ureus, dell’occhio solare Tefnut e di Horus che trafiggeva i nemici. Si narra che il primo re di Ma’in, tale Alya-Da-Yafis, alto più di due metri, possedesse un bastone di comando, al pari dei dignitari della sua corte, capace di divenire "luce senza suono" quando veniva adoperato per costruire o dividere i monti. Il Re, usando quel "bastone" innalzò una diga di "vetro" che si illuminava di notte.

mercoledì 13 giugno 2012

Età dell'Oro

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Ci fu dunque, un tempo, un Età dell’Oro? Perché ebbe fine e come? Rifatto in cento miti diversi, spiegato in tantissimi modi che esprimevano sempre il dolore, la nostalgia, lo sconforto, questo problema ha assillato profondamente l’umanità nel corso del tempo. Perché l’uomo ha perduto il Giardino dell’Eden? La risposta è sempre stata: a causa di un peccato originale. Ma l’idea che soltanto l’uomo fosse capace di peccare, che i colpevoli siano Adamo ed Eva, non è molto antica. Gli autori dell’Antico Testamento avevano sviluppato una cerca qual presunzione, toccò poi al cristianesimo salvare e ristabilire le proporzioni cosmiche, insistendo sul fatto che solo Dio poteva offrire se stesso in espiazione. Nei tempo arcaici, ciò era apparso evidente di per sé: solo gli dei potevano far funzionare o distruggere l’universo. E lì che si dovrebbe cercare l’origine del male, perché il male rimane un mistero, non è in natura. La macchina perfetta e onnipotente dei cieli avrebbe dovuto produrre solo armonia e perfezione, il regno della giustizia e dell’innocenza, fiumi ove scorrono latte e miele. Così fu, infatti, ma quel tempo non durò perché ebbe inizio la storia e la storia è sempre terribile. I filosofi da Platone a Hegel ci hanno offerto la loro elevata risposta: al puro Essere si opponeva di necessità il Non-essere e il risultato fu il Divenire, un investimento ad altissimo rischio. Questa, in essenza, la risposta originaria dei tempi arcaici, ma per mancanza di astrazioni, la si dovette derivare nel linguaggio dei moti celesti. Aristotele ha chiarito la cosa in un passo estremamente importante e poco noto della Metafisica dove parla di Kronos, Zeus e Afrodite: “I nostri progenitori delle più remote età hanno tramandato ai loro posteri una tradizione, in forma di mito, secondo cui questi corpi sono dei e il divino racchiude l’intera natura. Il resto della tradizione è stato aggiunto più tardi in forma mitica… essi dicono che questi dei hanno forma umana o son simili ad alcuni degli altri animali… ma se si dovesse sapere il primo punto da queste aggiunte e lo si considerasse da solo, il fatto cioè che essi pensavano che le prime sostanze fossero dei, lo si dovrebbe ritenere un’enunciazione ispirata e riflettere che, mentre probabilmente ciascun’arte e ciascuna scienza sono state più volte sviluppate fin dove era possibile per poi perire di nuovo, queste opinioni, assieme ad altre, sono state preservate fino a oggi come reliquie dell’antico tesoro.”
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E’ doveroso prestare attenzione alle informazioni cosmologiche contenute nel mito antico, informazioni di caos, di lotta, di violenza. Non si tratta di mere proiezioni di una coscienza perturbata, bensì di tentativi di raffigurare le forze che sembrano aver partecipato alla formazione del cosmo. Mostri, Titani, Giganti avvinti in lotta con gli dei e protesi a scalare l’Olimpo, sono funzioni e componenti dell’ordine che alla fine viene a instaurarsi. Una distinzione appare immediata e chiara, le stelle fisse sono l’essenza dell’Essere, il loro consesso rappresenta i consigli nascosti e le leggi implicite che governano il Tutto. I Pianeti, visti come dei, rappresentano le Forze e la Volontà: tutte le forze esistenti, ciascuna vista come un particolare aspetto della potenza celeste, ciascuna un aspetto della spietata necessità e precisione espresse dal cielo. Si potrebbe anche dire che, mentre le stelle fisse rappresentano il potere regale, silenzioso e immobile, i pianeti sono il potere esecutivo. Sono in completa armonia? Questo è il sogno che la mente contemplativa è andata sempre ripetendo, il sogno che Keplero cercò di fissare mettendo sulla carta le note della sua “Armonia delle Sfere” e che era consacrato nel rivolgimento del cielo. Questa è la fede, espressa da certi pensatori antichi, in un Grande Anno, nel quel tutti i moti avrebbero riportato tutti i pianeti nella medesima configurazione originaria. Ma i calcoli diedero presto origine a dubbi e, col dubbio, all’angoscia. Assai rare sono le dichiarazioni tecniche esplicite di queste idee. Eccone una, tratta dal Libro dei Morti egizio, è Osiride che parla: “Salve o Thot! Che cos’è questo che è accaduto ai divini figli di Nut? Hanno combattuto, hanno sostenuto la contesa, hanno fatto strage, hanno provocato guai: in verità, in tutto il loro operato i potenti hanno agito contro i deboli. O potenza di Thot, concedi che ciò che il Dio Atum ha decretato (sia compiuto)! E tu non vedi il male né ti lasci provocare dall’ira quando essi portano alla confusione i loro anni e si accalcano e spingono per disturbare i loro mesi, perché in tutto ciò che ti hanno fatto hanno operato iniquità in segreto.” Thot è il dio della scienza e della saggezza, in quanto ad Atum, egli precede, per così dire, la gerarchia divina. Descritto in termini puramente metafisici, è l’entità misteriosa da cui ebbe origine il Tutto: il suo nome potrebbe essere Principio-e-fine. Egli è quindi la Presenza e il Segreto Consiglio che si è tentati di identificare con lo stesso cielo stellato. Il suo decreto deve avere una perfezione immutabile. Qui però vi sono, a quanto pare, forze che hanno operato iniquità in segreto, forze che appaiono ovunque e che vengono regolarmente denunciate come “prepotenti” o “inique” o l’uno e l’altro insieme. Ma queste “forze” non sono inique sin dal principio: si rivelano per tali, diventano prepotenti, nel corso del tempo. E’ il Tempo, solo il Tempo, che trasforma i Titani, già sovrani dell’Età dell’Oro, in “operatori di iniquità”. Sarà l’idea di misura, dichiarata o implicita a mostrare il delitto fondamentale di questi “peccatori”: l’aver oltrepassato o trasgredito il grado preordinato, e ciò viene inteso alla lettera. Il Mahabharata così parla degli Asura, i Titani dell’India: “sicuramente in origine gli Asura erano giusti, buoni e caritatevoli, conoscevano il Dharma, compivano sacrifici e possedevano molte altre virtà… Ma in seguito, aumentando di numero, divennero superbi, vanitosi, litigiosi… creavano confusione in ogni cosa. Perciò, nel corso del tempo…” il loro destino fu segnato. Bisogna dunque attendersi serie conseguenze quando Genesi (6, 1) comincia con la formula “E quando fu che l’uomo incomincio a moltiplicarsi sulla faccia della terra”. Difatti, una decina di versetti dopo, è giunto il momento delle gravi decisioni: “E Dio disse a Noè: La fine di ogni vivente è giunta al mio cospetto!”. Più esplicito appare il XVIII capitolo del Libro di Enoch (il futuro Metatron), dove un angelo fa da guida a Enoch attraverso il paesaggio celeste. Nel mostrargli i luoghi destinati agli iniqui, l’Angelo gli dice: “Queste stelle che si rotolano sopra il fuoco sono quelle che, al momento di sorgere, trasgredirono gli ordini di Dio e non sorsero nel momento prescritto loro. Ed Egli s’adirò con esse e le legò per diecimila anni fino al tempo in cui non sarà espiato il loro peccato.” Occorre tuttavia guardarsi dal semplificare, le parole “sicuramente in origine gli Asura erano giusti, buoni e caritatevoli” valgono anche per i Titani, le forze della prima età del mondo. Ma, visti attraverso le “lenti” dello stato precedente delle cose, Titani, Asura e simili avevano commesso atrocità per primi. Così aveva fatto anche Saturno, l’auctor temporum, con il drastico provvedimento con cui effettuò quella “separazione dei genitori del mondo.” Questi “genitori uniti” chiamati impietosamente “caos” da Macrobio, si risentirono della rottura dell’eternità originaria da parte delle forze che operavano iniquità in segreto. Nel cosiddetto Poema della Creazione babilonese, l’Enuma Elis, queste forze appaiono come i figli di Apsu e di Tiamat, agitandosi in lungo e in largo; invero, turbarono l’umore di Tiamat. Apsu non fu in grado di attutire il loro clamore, dati i loro modi sgradevoli e prepotenti. Non essendosi ancora moltiplicata, questa prima generazione del mondo fondò l’Età dell’Oro sotto la guida di Colui che ha molti nomi: Enki, Yima, Freyr e molti altri ancora. Ma questi figli che egli stesso aveva generato, il grande Cielo, li chiamava Titanti (sforzatori, dilatatori) in segno di biasimo, egli diceva infatti che essi si erano sforzati e avevano compiuto, nella loro presunzione, un atto tremendo di cui, in seguito, sarebbe giunta vendetta. E vendetta vi fu veramente quando essi, dopo la loro moltiplicazione, sforzarono oltremodo misura. E questo fatto era destinato a ripetersi quando le generazioni future avrebbero costruito “vie proibite verso il cielo”, oppure una torre che fosse risultata troppo alta (Babele). L’infernale premere e incalzare dei Figli del Cielo aveva separato i genitori, e la macchina del tempo aveva cominciato il suo moto eterno, recando, nelle parole delle scritture “un nuovo cielo e una nuova terra” a ogni nuova età. Come dice Esiodo, il mondo era così entrato nel secondo stadio, quello dei giganti, i quali, prima di cadere, avrebbero combattuto una battaglia decisiva contro le forze frenanti.
link:
 http://coscienzaliena.blogspot.it/2012/02/coscienzapedia-eta-delloro.html

mercoledì 6 giugno 2012

L’Italia si spaccherà a causa dei terremoti


Secondo il Der Spiegel  l’Italia è destinata a dividersi. Il nostro paese si spaccherà a causa dei movimenti tettonici nel sottosulo, proprio sotto i nostri piedi. Lo dicono geologi e sismologi che spiegano così i continui terremoti che stanno colpendo il nostro paese.

Der Spiegel fa un’analisi pessimista del nostro paese. Dopo la forte scossa che ha colpito la parte settentrionale dell’Italia, molti edifici sono crollati, diciassette persone hanno perso la vita e oltre 15.000 persone sono senza tetto. Forti scosse sono arrivate ininterrotamente nei giorni successivi e i sismologi non escludono l’arrivo di altri forti terremoti in un futuro prossimo.

I terremoti sono il guaio dell’Italia:

La causa dei terremoti è il guaio dell’Italia, perchè le placche tettoniche mettono il nostro paese in una tenaglia. Dal Sud spinge la placca africana, che caccia l’Italia come uno sperone dentro il continenente europeo. Dall’est si sommerge la placca adriatica sotto l’Italia, dove si accumula l’Appennino, che attraversa la terra da Nord verso Sud come un fazzoletto piegato. All’Ovest spinge l’Europa. La Corsica, che si trova sulla placca tettonica europea, si sposta ogni anno di tre millimetri verso l’Italia. Intrappolata in questo modo, il terreno del Belpaese è frantumato come una lastra di vetro distrutta. Il mosaico di queste placche pesanti milioni di tonnellate e profonde per chilimotetri si spinge uno contro l’altro come pezzi di un puzzle, che vengono spinti da tutte le parti. Lungo queste articolazioni si ammassa la tensione, che poi si scarica regolarmente nei terremoti.

Le zone di pericolo non sono conosciute con precisione dagli esperti. La storia dei terremoti nelle singole regioni determina il pericolo. In quasi tutto il territorio nazionale esiste la minaccia dei terremoti, che diventano più forti nella zona centrale e nella zona della pianura padana vicina a Bologna. I movimenti terrestri mostrano come l’Italia si stia spaccando. I rilevatori GPS, che i geologi hanno messo su tutto il territorio, evidenziano come singoli pezzi del paesi vadano alla deriva in direzioni differenti. Il Sud si sposta verso la direzione dei Balcani, parti del Nord sobbalzano verso il Sudovest, Roma si sposta verso Nord, il centro Italia verso Est. In un lontano futuro ci saranno zone dell’Italia legati alle Alpi, altre con i Balcani, alcune regioni diventeranno isole in mezzo al Mediterraneo. E ci saranno sempre terremoti.
Fonte:http://www.nationalcorner.it/blog/31167/litalia-si-spacchera-a-causa-dei-terremoti/

venerdì 1 giugno 2012

Gli Otto Misteri Dell'Astronomia Secondo Science



Ecco otto buoni motivi per non dormire la notte, se di mestiere fate l’astronomo. Sono i grandi problemi insoluti nello studio del cosmo, al centro di una lunga sezione speciale dedicata ai misteri dell’astronomia, sul numero di questa settimana di Science. Non sono semplicemente “domande” che potrebbero avere una risposta in breve tempo, ma autentici misteri che richiederanno probabilmente ancora molti anni, forse decenni di ricerche, e che in qualche caso potrebbero addirittura rimanere senza risposta. Ma per tutte, c’è almeno qualche missione, attuale e futura, in caccia della risposta.

“I ricercatori INAF stanno lavorando praticamente su tutti e otto i problemi” spiega il Presidente dell’INAF Giovanni Bignami. “Sicuramente sono molto coinvolti nella parte cosmologica, che comprende le due domande più importanti, quelle sull’energia oscura e la materia oscura, e quella sulla reionizzazione dell’Universo.

La prima domanda è di gran lunga la più difficile perché è mal definita. Ma in Europa abbiamo almeno progettato una missione spaziale, Euclid, che studierà questo problema. Non sappiamo se lo risolverà, ma sappiamo che sul New York Times sono comparse esplicite affermazioni di grandi scienziati americani che rimproverano la NASA di aver lasciato agli europei questa missione. Segno che siamo sulla buona strada”.

I ricercatori INAF lavorano molto anche nello studio del Sole (a cui è dedicata una delle domande) con la missione Solar Orbiter appena approvata dall’ESA, ricorda Bignami. Che invece non condivide del tutto il punto di vista di Science sull’ultimo, quella della “stranezza” del sistema solare. “Potrebbe non esserci niente di strano nella sua stranezza, cioè nel fatto che i suoi pianeti siano così diversi uno dall’altro. Ovviamente ogni sistema solare è unico, ne stiamo scoprendo a centinaia e sono tutti molto diversi uno dall’altro.

Potrebbero essere tutti strani in un mondo diverso, e il nostro compito sarà studiare se esistano grandi pattern comuni. Un problema di cui si occuperanno tra l’altro i nostri scienziati INAF impegnati nella missione Juice, appena approvata da ESA per lo studio del sistema gioviano”.

GLI OTTO MISTERI DELL’ASTRONOMIA SECONDO SCIENCE

Che cos’è l’energia oscura?

In testa alla hit parade dei misteri c’è l’energia oscura. Un problema che dura da 14 anni, da quando lo studio di alcune distanti esplosioni stellari rivelò che l’espansione dell’Universo sta accelerando, contrariamente a quanto vorrebbero i calcoli gravitazionali. Da allora si mette l’etichetta “energia oscura” su questa misteriosa forza che prova l’accelerazione dell’espansione dell’Universo, ma la verità è che gli astronomi sanno a malapena dove cercare, per capire cosa sia. Si potrebbe spiegare in tre modi: una fondamentale proprietà dello spazio tempo, in qualche modo ammessa a livello teorico dalla relatività di Einstein, che distorce lo spazio facendoci percepire quell’accelerazione. Oppure una forza fondamentale ancora sconosciuta. O, peggio, potrebbe semplicemente non esistere, ed essere solo la prova che non abbiamo capito molto della forza di gravità. Per risolvere il mistero, gli astronomi puntano su due strade: ricostruire più precisamente la storia dell’Universo, confrontando le emissioni di energia di oggetti a distanze (e quindi di età) diverse. Oppure studiare come l’energia oscura influenza la formazione di grandi strutture come gli ammassi di galassie. Nei prossimi anni, nuovi strumenti come la missione spaziale EUCLID dell’Esa o, da terra, il Large Synoptic Survey Telescope dovrebbero dare una mano.

Quanto è calda la materia oscura?

Un po’ più di ottimismo, tutto sommato, attorno al problema della materia oscura, quella ipotizzata ormai da molti decenni per spiegare che cosa tenga assieme gli ammassi di galassie (molti dei quali, se si conta solo la materia che siamo in grado di osservare, non dovrebbero semplicemente stare assieme perché la gravità non è sufficiente). Molti fisici sono ormai convinti che gli esperimenti in corso (ce ne sono diversi per esempio ai Laboratori del Gran Sasso dell’INFN) riusciranno a trovare qualche segno delle misteriose particelle che la compongono. Ma al momento la più grande domanda è quanto la materia oscura sia “calda” o fredda” (ovvero, perché è un po’ la stessa cosa, quanto grande sia la massa delle sue particelle fondamentali). I modelli al computer danno risultati contraddittori, e qualunque ipotesi fatta finora spiega alcuni fenomeni ma contraddice l’evidenza su altri. La chiave per capirlo potrebbe stare nello studio delle più piccole galassie che circondano la nostra. Alcune con meno di 100.000 stelle, sono quanto di più vicino ci sia alla “pura materia oscura”. Osservando il movimento delle loro stelle dovrebbe essere possibile dedurre la struttura e la temperatura degli aloni di materia oscura, e confrontarli con le simulazioni al computer.

Dove sono i barioni mancanti?

Purtroppo, anche la materia visibile, quel 4-5 per cento che conosciamo e siamo in grado di studiare, ci dà i suoi problemi. I cosmologi, studiando la radiazione cosmica di fondo, hanno stimano quanti barioni (le particelle come protoni e neutroni che compongono i nuclei degli atomi) devono essersi formati durante il Big Bang. Ma sommando galassie, stelle e tutto quanto si vede oggi nell’Universo, non si arriva nemmeno a metà. Dove sono gli altri barioni? Potrebbero trovarsi, sospettano in molti, in un plasma ad alta temperatura diffuso tra le galassie, chiamato warm-hot intergalactic medium (WHIM), visibile solo nel lontano ultravioletto e nei raggi X a bassa energia, e serviranno telescopi a raggi X di nuova generazione per trovarlo.

Come esplodono le stelle?

Una volta esaurito il loro combustibile, le stelle esplodono tipicamente in gigantesche palle di fuoco, le supernovae. Sono decenni che si studia come esattamente avvengano queste esplosioni. Ma restano molti punti interrogativi, in particolare sulle supernovae di tipo I, quelle legate ai sistemi binari, in cui una delle due stelle si spegne diventando una nana bianca, risucchiando materia dalla stella vicina fino a collassare ed esplodere. Gli astronomi vorrebbero capire quanto massa deve avere la seconda stella per provocare l’esplosione, e quanto tempo ci vuole alla nana bianca per attrarre abbastanza materia. Qui, lo studio dei gamma ray burst (per esempio attraverso il satellite FERMI) potrà dare indizi fondamentali

Che cosa ha causato la reionizzazione dell’Universo?

Circa 400.000 anni dopo il Big Bang, protoni ed elettroni si raffreddarono abbastanza per iniziare a combinarsi in atomi di idrogeno, e i fotoni furono finalmente liberi di viaggiare liberamente attraverso l’Universo. Qualche centinaia di milioni di anni dopo, qualcosa strappò di nuovo gli elettroni via dagli atomi, ma in un momento in cui l’espansione dell’Universo aveva disperso abbastanza le particelle per evitare che si ricombinassero in nuovi atomi. Fu così che buona parte della materia si trasformò nel plasma ionizzato che è tuttora. Che cosa provocò questa reionizzazione? Non si sa, anche perché il tutto è avvenuto nella cosiddetta “età buia” dell’Universo, il periodo che con gli strumenti attuali i cosmologi non riescono a studiare (mentre, paradossalmente, hanno informazioni sul periodo precedente grazie alla radiazione cosmica di fondo). In questo sarà fondamentale lo Square Kilometer Array, primo osservatorio in grado di studiare segnali risalenti a quell’epoca.

Da dove vengono i raggi cosmici a più alta energia?

La Terra viene a volte raggiunta da raggi cosmici costituiti da protoni a energie oltre il milione di miliardi di elettronVolt, un livello di energia che i modelli teorici non riescono a spiegare. Quali eventi possono causare energie così elevate? Forse radiogalassie molto energetiche, o buchi neri al centro di nuclei galattici attivi. Oppure il decadimento di particelle elementari ancora sconosciute create durante il Big Bang. O ancora, le fantomatiche stringhe previste dalla omonima teoria. Qui l’aiuto potrebbe venire dallo Extreme Universe Space Observatory, una missione progettata nel 2004 dall’ESA, poi abbandonata ma ripresa dal Giappone, che spera di lanciarla nel 2016 e agganciarla alla ISS.

Perché il sistema solare è così bizzarro?

Non ce ne sono due che si assomiglino. Chi ha atmosfera e chi no. Qua un campo magnetico e satelliti, là nessuno dei due. Uno ha gli anelli, e che anelli. Le inclinazioni rispetto all’orbita sono diversissime. Insomma, il sistema solare è fatto da pianeti che sembrano non aver nulla in comune l’uno con l’altro. Come è possibile? La chiave potrebbe essere nelle diverse distanze dal Sole. Alcuni potrebbero essersi formati in un punto del sistema solare e poi aver migrato in un altro. Le collisioni durante le prime fasi di formazione potrebbero aver influito sul destino di molti. Le risposte, qui, dovranno arrivare dai cacciatori di esopianeti come il satellite Kepler, che potrebbero scoprire qualche legge fondamentale studiando altri sistemi solari. O da missioni come Dawn, Rosetta e Juice che porteranno avanti lo studio dell’evoluzione del nostro sistema.

Perché la corona solare è così calda?

Per i fisici che studiano il Sole, la sua capacità di riscaldare la sua corona (la parte che rimane visibile durante una eclissi totale, per capirci) è un enigma. Le temperature lì raggiungono e superano il milione di gradi Kelvin. Eppure alla superficie del Sole la temperatura è di “appena” 5000 gradi circa. Che cosa provoca il riscaldamento della corona? La risposta sta probabilmente nel modo con cui il campo magnetico trasporta il calore, ma la teorie in campo sono molte. Nessuna missione spaziale è riuscita a risolvere il mistero, ma presto ci proveranno Interface Region Imaging Spectrograph (IRIS) della NASA, al lancio a dicembre, e Solar Orbiter dell’ESA, che sarà lanciato nel 2017.

Foto:
La celebre immagine dei "pillars of creation" di Hubble (credit: NASA/ESA)

A Cura Di Nicola Nosengo

Fonte:
http://www.media.inaf.it/2012/05/31/gli-otto-misteri-dell’astronomia/