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lunedì 7 aprile 2014

Tre Riflessioni sulla Costruzione della Grande Piramide



Un'opera "colossale" come L’Anphytheatrum Flavium, fu realizzata in circa 8 anni (72 d.C – 80 d.C.) con tecnologie di oltre 2500 anni più avanzate di quella Egizia all’epoca della costruzione della grande piramide (i Romani conoscevano la ruota, la carrucola, il ferro ed altri leveraggi combinati) e con il massimo sforzo dell’ingegneria Romana, per realizzarla nel più breve tempo possibile.
Due foto satellitari nelle giuste proporzioni di scala, che mettono a confronto il Colosseo con la Grande Piramide. Da notare il perfetto allineamento della piramide con i 4 punti cardinali





Sotto, due disegni (sezioni mezzeria) per confrontare l’altezza



In pratica la grande piramide potrebbe quasi inglobare al suo interno l’intero Colosseo:

Infatti con la sua altezza di circa 57m, il Colosseo è solo ad 1/3 dell'altezza della Piramide di Cheope. Col suo lato più lungo di 188m è ben lontano dai 230m di Cheope.
Impressionante è il confronto sul peso: 7 milioni di tonnellate per la piramide, contro 0,25 milioni di tonnellate del Colosseo (considerando un peso specifico di 2,5 tonnellate a m3 per il travertino). I Romani si guardarono bene dal sollevare in quota blocchi dal peso di 2, 3, 10 fino a 70 tonnellate. Piuttosto si limitarono ad applicare il sistema "arco" alla perfezione movimentando in quota blocchi sempre al di sotto della tonnellata.
Sotto un disegno di una gru di epoca romana, sconosciuta agli Egizi e comunque inadeguata al sollevamento in quota dei blocchi di granito da 70 tonnellate della cosiddetta “camera del re”:



Trainata da buoi per mezzo dei due grossi cilindri, i quali fungevano da ruote durante il trasporto (fig.1) e da propulsore durante il sollevamento. I cilindri erano sufficientemente grandi da poter ospitare un certo numero di persone che, camminando all’interno di essi, imprimevano la rotazione al perno principale: qui era fissata la fune di sollevamento, sostituita all’occorrenza da quella necessaria al movimento del braccio

Il confronto sul volume di roccia impiegata è altrettanto impressionante: 0,1 milioni di m3 per il Colosseo, contro i 2,3 milioni di m3 della Piramide: ovvero la piramide ha un volume costruito di circa 23 volte superiore al Colosseo. Anche per il fattore tempo, il confronto è interessante, considerando che il faraone Cheope avrebbe regnato dal 2620-2597 a. C., ovvero circa 23 anni per alcune fonti, mentre dal 2589-2566 a.C per altre fonti, comunque circa 23 anni in tutto e che la costruzione della piramide sia avvenuta in circa 20 anni.
Riassumiamo:
1) Hcolosseo = 57m; Hpiramide = 150m
2) Lcolosseo = 188m; Lpiramide = 230m
3) Pcolosseo = 0,25*106 ton; Ppiramide = 7*106 ton; (Ppiramide/Pcolosseo)=28
4) Vcolosseo = 0,1*106 m3; Vpiramide = 2,3*106 m3; (Vpiramide /Vcolosseo)=23
5) Tcolosseo = 8 anni; Tpiramide = 20 anni; (Tpiramide/Tcolosseo)=2,5
Quindi la Piramide rispetto al Colosseo ha un peso circa 28 volte maggiore, ed ha un volume circa 23 volte maggiore, ma è stata costruita i soli 20 anni, quindi impiegando solo 2,5 volte il tempo che i Romani impiegarono per costruire il Colosseo 2500 anni dopo, utilizzando tecnologie sconosciute agli Egizi all’epoca della costruzione della piramide, quali la ruota, la carrucola e le travi in ferro.
La differenza è di circa un ordine di grandezza tra Peso-Volume e Tempo, elemento questo che deve indurre a riflettere poiché nell’analisi scientifica uno scarto simile è indice di un errore nella teoria o nell’esperimento: in questo caso essendo certo il metodo ed il tempo impiegato dai Romani per costruire il Colosseo, è immediato pensare ad una rivalutazione della teoria sulla costruzione della grande piramide.
Volendo forzare un confronto, se consideriamo un fattore di proporzione medio tra i rapporti Peso e Volume, abbiamo un valore di 25 volte: applicandolo al fattore tempo, significa che se i Romani avessero voluto realizzare un Colosseo a “grandezza piramide di Cheope”, avrebbero dovuto impiegare circa 200 anni (25x8=200).
O, viceversa, se i Romani avessero avuto le stessa bravura degli Egizi, avrebbero dovuto realizzare il Colosseo in meno di 4 mesi (8x12/25=3,84).
Quale superiorità viene attribuita oggi alla civiltà Egizia del 2500 a.C. per credere che abbia realizzato un’opera immensa in soli 20 anni, ridicolizzando lo sforzo ingegneristico della civiltà Romana che oltre 2500 anni dopo avrebbe impiegato 200 anni per realizzare un’opera paragonabile?
Questi semplici confronti, senza alcuna pretesa di precisione scientifica da laboratorio, riescono indubbiamente a dare indicazioni importanti sugli ordini di grandezza in gioco: i dati su peso,volume e tempo possono non essere precisi, ma il loro ordine di grandezza è inconfutabile.
Ed il confronto sugli ordini di grandezza mostra che stiamo attribuendo agli Egizi una capacità ingegneristica, tecnica e costruttiva di gran lunga superiore a quella Romana, sebbene quest’ultima padroneggiasse mezzi e tecnologie più avanzate.
Nel 2570 a.C. (data in cui si ritiene costruita la piramide) è dimostrato che gli Egizi non conoscessero la ruota, né di conseguenza la carrucola. Non conoscevano inoltre nemmeno il ferro, ma solo il rame.
Oggi, nel 2013, è tecnicamente impossibile movimentare blocchi di granito da 70 tonnellate senza l’ausilio di mezzi meccanici-idraulici speciali.
Ipotizziamo che la cava dalla quale furono estratti i blocchi di roccia calcarea si trovasse su una collina posta a circa 1 km dalla grande piramide (dott. Diego Baratono,2007): estrarre, lavorare, ruotare, capovolgere, spostare sulle slitte, trasportare verso la piramide, poi affrontare la rampa inclinata, arrivare alla quota prevista, posizionare con precisione millimetrica blocchi dal peso dai 1 tonnellata fino a 4 tonnellate, il tutto senza
l’ausilio nemmeno della più rudimentale carrucola, diventa un’operazione da sottoporre ad un’attento studio di fattibilità.
Avessero almeno avuto la gru romana (fig.1), avremmo potuto farci un’idea di come avvenissero le operazioni suddette, ma è dimostrato che al massimo gli Egizi hanno usato leve in legno o rame.
Se poi passiamo ai blocchi da 40 fino a 70 tonnellate della “camera del re” allora le suddette operazioni appaiono ai limiti delle spiegazioni fisiche.
A titolo di esempio, si riporta un disegno dove si evincono le proporzioni dei blocchi:


Fig.2 (dal Libro “Nel Cantiere della Grande Piramide” M.V. Fiorini): il 10% dei blocchi ha un peso superiore alla tonnellata (per intenderci il peso di una Fiat Panda nuova a benzina); mentre solo il 2% supera le 20 tonnellate con picchi di 70 tonnellate.


Il terzo blocco (in basso) rende l’idea della grandezza dei blocchi che costituiscono la Camera del Re: notate il disegno dell’uomo vicino al blocco per capire di cosa stiamo parlando.

Proviamo ad illustrare brevemente la difficoltà di movimentazione di un blocco monolitico da 50 tonnellate appena estratto:
1) Per ruotare o ribaltare il blocco, oggi si usano macchinari in acciaio come questi:



2) Per spostare i blocchi, si usano gru come queste:


I macchinari suddetti (Eurosollevatori Pellegrini, modello Derrek) hanno comunque una capacità massima di carico limitata a 50 tonnellate: non sarebbero adatte per la movimentazione e la lavorazione dei monoliti da 70 tonnellate che sono presenti all’interno della “camera del re”.
Per dare idea del peso di cui si sta trattando, si riporta il disegno seguente




Fig.3: IL TRASPORTO DI PERSONE “SU GOMMA” IN ITALIA (superiore a 3,5 T). Secondo le norme del Codice della Strada e relativi Regolamenti, Decreti e Circolari, gli autobus a 3 assi possono avere una massa massima (a pieno carico) di 25 tonnellate.

Un autobus a 3 assi, a pieno carico (quindi 55 persone + bagagli + pieno di carburante) pesa circa 25 tonnellate:
sovrapponiamone 3, ed otteniamo circa il peso del blocco di granito da movimentare per km ed infine trascinare lungo la rampa inclinata per portarlo alla quota di 50m dove è posizionato (ovviamente senza ruote!).
Quando si fanno ipotesi sulla movimentazione di blocchi di questa portata, si dovrebbero avere ben presenti queste valutazioni per capire di che ordine di grandezza stiamo parlando.
Senza quindi i macchinari sopra descritti, come hanno fatto gli Egizi a :
1) squadrare i blocchi di granito senza ruotarli o ribaltarli (o se li hanno ruotati e ribaltati, con quali leve)
2) posizionarli sulle slitte per il trasporto verso le imbarcazioni poste sul Nilo;
3) affrontare curve, salite e discese con la slitta carica di 70 tonnellate;
4) arrivati sul Nilo, spostare l blocchi dalla slitta all’imbarcazione;
5) arrivati alla piana di Giza, spostare i blocchi dall’imbarcazione alla slitta;
6) arrivati ai piedi della Piramide, sposare i blocchi sulle rampe a spirale (interne o esterne che siano);
7) arrivati alla quota prevista, posizionare il blocco con precisione millimetrica
Questi quesiti impongono una riflessione seria, libera da pregiudizi e tesi accademiche da preservare.
Affrontiamo ora proprio il problema del posizionamento in quota del bei blocchi da 70 tonnellate: a titolo di esempio si riporta una foto di un’auto-gru per il sollevamento di blocchi da 70 tonnellate e da 500 tonnellate, ma con sbraccio inferiore ai 3m:


Siccome i blocchi da 70 tonnellate si trovano a circa 50m di altezza ed a una distanza di circa 115m dai lati della piramide, oggi è tecnicamente impossibile posizionare tale blocco con una gru mobile, bisogna costruirne una dedicata per il cantiere.
Si riporta il diagramma di carico di una auto-gru da 500 tonnellate:

cliccare per ingrandire il grafico

Il grafico mostra chiaramente che la portata massima di 500 t è possibile solo per uno sbraccio minore di 3m; mentre alla distanza massima di 74 metri, la gru riesce a sollevare solo 2,9 t per un’altezza di circa 20m.
Per soddisfare le nostre esigenze serve poter sollevare 70 tonnellate fino a 50m di quota con uno sbraccio di 115m.
Avremmo bisogno di gru da porto come questa:

Si tratta di una gru a torre, con traliccio d'acciaio,collocata su piattaforma girevole a 360°, con braccio inclinabile dotato di tre argani su carrello,con portata massima di 250 tonnellate. Raggiunge un'altezza di 84 metri con il braccio alzato, mentre con braccio abbassato è alta 56 m.





Le immagini sopra riportate servono solo a dare al lettore “il polso” della situazione sui carichi in gioco; è ovvio che gli Egizi non sollevassero i blocchi ma li trascinassero, ma teniamo presente che quando parliamo della “Camera del Re” ci riferiamo a blocchi da 70 tonnellate e che le macchine per la movimentazione di tali blocchi sono imponenti e non sono sostituibili da funi, buoi e braccia umane in numero indefinito.
Ci sono delle operazioni tecniche che non possono essere realizzate senza le attrezzature giuste: è un problema fisico che non può essere risolto aumentando il numero di operai e le ore lavorative dedicate all’operazione.
Con questo stratagemma, l’archeologia usa una leva fragile per sostenere la tesi sulla costruzione della grande piramide, anche se di fronte a semplici considerazioni come quelle sopra esposte, la ragione sarebbe pronta a spezzare tale leva.
Lo studio più accurato che oggi esiste sull’argomento è rappresentato dal libro “Nel Cantiere della Grande Piramide” scritto dall’arch. M.V. Fiorini: ho avuto l’onore di conoscere e confrontarmi con l’arch. Fiorini e devo ammettere che il suo studio e le sue ipotesi sono molto convincenti.
Restano queste perplessità, che elenco:
1) Treggia:
la treggia in legno per i blocchi da 70 tonnellate. Bisogna impostare una verifica di resistenza della treggia, magari indicando quale spessore devono avere i binari e le traversine per sostenere uno sforzo del genere. Da tenere presente che oltre a
sostenere il peso del blocco, la treggia deve resistere alle sollecitazioni legate agli sforzi di traino degli operai+buoi.
2) Grasso animale:
in un’ottica di programmazione lavori e crono-programma cantiere, bisogna capire quante tonnellate di grasso animale sono necessarie nei 25 anni, per calcolare poi la quantità kg/giorno e di conseguenza il numero di animali da uccidere per sostenere lo sforzo produttivo di grasso. Potrebbe risultare necessario un quantitativo inverosimile.
3) Catamarano:
trasporto sul Nilo dei blocchi da 70 tonnellate per circa 850 km. Considerando che il fiume Po’ nella sua intera lunghezza (dalla fonte di Crissolo alla foce) è circa di 650 km, ci redniamo conto di quale distanza stiamo parlando. Inoltre le ipotesi che accreditano lo spostamento su fiume come possibile all’epoca, includono tutte la necessità di sfruttare la piena del Nilo: quindi si trattava di percorrere 850 km su un catamarano in legno (tenuto insieme solo da funi di canapa e chiodi di legno, perché non esistevano viti o chiodi di metallo) vincendo le correnti di piena, i salti, i vortici, le curva, etc. Credo sia obbligatoria una verifica ingegneristica del “catamarano” da parte di un esperto di costruzioni navali (meglio se esperto di costruzioni in legno e ancora meglio se esperto di imbarcazioni antiche) sia per sostenere il carico, sia per permettere la navigazione su un fiume in piena, aggravata dai massi di rallentamento (le ancore di trascinamento ritrovate nel letto del Nilo).
Così come credo sia obbligatorio uno studio sul percorso fluviale (almeno a grandi linee) da percorrere per quasi 800 km. Una distanza enorme, al limite del possibile con un carico da 70 tonnellate.
Se infatti dall’analisi emergessero perplessità strutturali e forti possibilità di affondamento e perdita del carico, dovremmo poter trovare una serie di monoliti e catamarani affondati nel letto del Nilo nelle stratigrafie corrispondenti al 2500 a.c.
4) La Rampa a scendere:
bisogna progettare anche questa rampa e dare più informazioni sulle dimensioni di base, sul volume totale e quindi sul tempo impiegato per costruirla. Magari considerando anche la spinta del vento e soprattutto la sollecitazione provocata dal passaggio dei monoliti da 70 tonnellate.
5) Sicurezza: sia sulla rampa a scendere, sia sui modiglioni.
La rampa a scendere avrà un’altezza di oltre 40m alla fine della sua costruzione ed una larghezza di soli 5-6m, senza opere di sicurezza laterali: quanti operai saranno caduti per il solo trasporto dei monoliti in granito? La sezione era sufficiente per il passaggio dei buoi e degli operai in fase di tiro?
Analogamente per i modiglioni: lavorare a 130m da terra senza alcuna imbracatura, tirando in quota massi da 800kg, statisticamente dovrebbe causare un bel po’ di morti.
Potrebbe essere interessante consultare un esperto di sicurezza sul lavoro per confrontare le statistiche di caduta dall’alto nel cantieri edili e per analogia ricavare il numero di morti possibili sul cantiere della Grande Piramide.
Ultima riflessione sull’argomento: per il “Colosseo” potremmo oggi provare a ricostruire l’opera utilizzando le tecniche costruttive e le tecnologie a disposizione degli ingegneri romani, magari impiegandoci molti più anni, ma con ogni probabilità riusciremmo nell’impresa; per quanto riguarda la grande piramide, non potremmo fare a meno di utilizzare delle strutture “megametalliche” come quelle sopra illustrate se vogliamo raggiungere lo scopo. Ciò significa che noi oggi non abbiamo la capacità tecnica e la necessaria abilità per
costruire la Piramide con le tecniche che attribuiamo agli Egizi e soprattutto nei 20 anni stimati.
E’ quindi logico, razionale e scientificamente corretto continuare a ritenere che la civiltà Egizia del 2500 a.C.con funi, legni, buoi e manodopera, fosse tanto più abile della civiltà Romana del primo secolo e della civiltà contemporanea del ventunesimo secolo?
Il trasloco del tempio di Abu Simbel nel 1965: il tempio di Abu Simbel è stato smontato pezzo per pezzo e ricostruito 180 metri più nell'entroterra dopo aver innalzato il terreno di 65 metri rispetto al livello precedente. I lavori richiesero cinque anni, oltre duemila uomini, tonnellate di materiali e uno sforzo tecnologico senza precedenti nella storia dell'archeologia.
I blocchi numerati (oltre 1000 blocchi) per ridar loro l'esatta posizione, furono riassemblati, e l'intero tempio fu ricostruito mantenendo persino l'originario orientamento rispetto agli astri e al nuovo corso del Nilo determinato dallo sbarramento di Assuan.
Ecco alcune immagini significative dell’operazione:

cliccare sulle immagini per ingrandire


Questa operazione fu di livello internazionale con la partecipazione delle massime competenze del ventesimo secolo: per spostare circa 1000 blocchi di roccia (peso massimo del blocco spostato di 20 tonnellate) dove si lavorava 24h su 24h (quindi anche di notte) con grù, camion, seghe a filo, trapani, putrelle d'acciaio, mezzi meccanici pesanti, sollevatori idraulici, etc. in una lotta contro il tempo per evitare che lo sbarramento della diga provocasse l’inondamento del sito archeologico.
E’ interessante notare che l’umanità dopo circa 4500 anni dalla costruzione della grande piramide, abbia unito gli sforzi ed utilizzato il top della tecnologia per riuscire a spostare 1000 blocchi in circa 5 anni. Inoltre c’è da aggiungere che gli Egizi non potevano lavorare di notte, mentre nel 1965 si è lavorato 24h su 24h grazie all’impiego di enormi lampade ad arco, quindi se avessero lavorato solo di giorno, avrebbero verosimilmente impiegato il doppio del tempo, ovvero circa 10 anni.
Il confronto tra le due opere è scientificamente improponibile per ovvi motivi, ma è importante per avere indicazioni, ancora una volta, sull’ordine di grandezza.
Cerchiamo di dare maggiore valore a questo confronto su due opere così diverse, affiancando le operazioni che hanno caratterizzato per sommi capi le due imprese


COSTRUZIONE GRANDE PIRAMIDE

SPOSTAMENTO TEMPI ABU-SIMBEL
Estrazione blocchi calcarei/granitici Taglio in blocchi delle opere esistenti
Lavorazione dei blocchi nella forma desiderata: nella quasi totalità dei blocchi, forma cubica. Saldatura, serraggio e bloccaggio dei blocchi per consentirne lo spostamento verso il camion
Trasporto dei blocchi verso la piramide con slitte e con zattere per i blocchi provenienti dalle cave di Assuan Trasporto su gomma verso il nuovo sito
Movimentazione e posizionamento millimetrico in quota dei blocchi Riassemblaggio millimetrico dei blocchi nella giusta sequenza
Allestimento delle varie camere e gallerie interne con i blocchi di granito da decine di tonnellate Ricostruzione del tempio, parte esterna e parte interna, rispettando orientamenti ed inclinazioni
Finitura in lastre di calcare bianchissimo Finitura con malte cementizie per nascondere le linee di contatto tra i vari blocchi


Le principali operazioni, seppur con le dovute cautele, possono però trovare una corrispondenza nella difficoltà di esecuzione, tenendo presente anche le differenti tecnologie a disposizione.
Restano però due dati impressionanti, che rendono il confronto impari, perché sono stati posizionati:
1) 1000 blocchi in 10 anni per il tempio di Abu-Simbel;
2) 2.300.000 blocchi in 20 anni per la Grande Piramide.
Il rapporto tra le due operazioni è quindi sbalorditivo: gli Egizi hanno posizionato 2.299.000 blocchi in più.
Volendo forzare una rapporto a parità di tempo, avremo che in 10 anni gli Egizi avrebbero posizionato 1.150.000 blocchi: ovvero 1.149.000 blocchi in più.
Significa che per ogni blocco tagliato, trasportato e posizionato nel nuovo tempio da parte della civiltà contemporanea, la civiltà Egizia riusciva a posizionarne 1500.
Il rapporto è 1500 a 1 a favore degli Egizi.
E’ quindi logico, razionale e scientificamente corretto continuare a ritenere che la civiltà Egizia del 2500 a.C.
sarebbe capace ancora oggi di ridicolizzare gli sforzi tecnici ed ingegneristici dell’intera umanità dopo 4500 anni?

Le tre considerazione sopra riportate, non hanno alcuna valenza di prova, ma sono indicazioni importanti verso una riflessione possibile: la grande piramide potrebbe non essere stata costruita dagli Egizi all’epoca del Faraone Cheope perché non vi erano le condizioni tecniche e tecnologiche per costruire un’opera colossale di quel tipo in soli 20 anni.
O, se si vuole continuare a sostenere la tesi che la Grande Piramide è stata costruita dagli Egizi, allora bisogna almeno ammettere che non è stata costruita in 20 anni e rivedere comunque la cronologia storica dell’Impero
Egizio.
Come il sistema geocentrico e la concezione Tolemaica del cosmo hanno bloccato le scoperte astronomiche per quasi 2000 anni, potremmo oggi essere vittime dello stesso “tappo cognitivo” sullo studio delle opere Megalitiche che riempiono la Terra e delle quali la Grande Piramide è l’esempio più significativo.

la fonte:http://www.nibiru2012.it/

sabato 5 aprile 2014

Il Palazzon del Diavolo

Dalla metà del Cinquecento ad oggi non sembra esserci differenza: il prato isolato è sempre lo stesso nel comune di Sorgà, in piena campagna della Bassa Veronese al confine con la provincia di Mantova. Qui Il Palazzon del Diavolo si erge imponente ed immutato, con quel fascino impenetrabile che lo avvolge fin dalla sua nascita.
La costruzione dell’edificio risale alla seconda metà del XVI secolo, commissionata dalla nobile famiglia veronese Bertoldi, allora proprietario del luogo, e modellato su cartoni di Giulio Romano, oggi conservati presso l'Archivio Murari Brà.
La tradizione attribuisce però l’idea di edificazione della struttura al giullare di corte dei Gonzaga, con lo scopo di essere destinata a sede diplomatica tra il Veronese ed il Mantovano. Qui infatti si riunivano i rappresentanti dei duchi di Mantova e degli scaligeri, nel tentativo di giungere ad accordi di pace nei territori di confine tra le due signorie.
Qui finisce la storia documentata nei libri ed inizia quella popolare. Si racconta infatti che il palazzo fosse "di proprietà" del Diavolo in persona. Teatro di riunioni esoteriche, con sacrifici di vergini, e feste lussuriose, cui avrebbe partecipato il Maligno, il Palazzon era un luogo accuratamente da evitare, questa era la diktat del tempo. Questo fino a quando un parroco, per porre fine agli atti crudeli ed immorali lì commessi, decise di benedire il posto. Dopo la preghiera, davanti agli occhi attoniti del prete e della gente del paese, la casa sprofondò inesorabilmente nella terra. Dopo alcuni anni, proprio in quel luogo, un grande proprietario terriero la ricostruì, perfettamente identica alla precedente. Da allora, si racconta che ogni famiglia che abiti quella casa sia colpita da avvenimenti funesti.
(clicca l'immagine)

Nell’ex manicomio le «rotonde dei furiosi» e i teschi dei pazienti



                                                             (clicca l'immagine)


Tra le siepi del giardino all’italiana sbocciavano ogni anno 5000 tulipani. Migliaia, come le persone che trascorsero una vita intera rinchiuse tra le mura del manicomio di Voghera: respinte come un corpo estraneo dalla società. Oggi che i rampicanti hanno sfondato le finestre e i tetti sono crollati, di quell’immensa sofferenza, come dei progressi scientifici che hanno messo fine alle terapie inumane e gettato le basi per la chiusura dei manicomi, non resta che un ricordo lontano. Eppure, per molto tempo, la casa dei pazzi, oltre a regalare una poco lusinghiera terza «P» alla città (dopo quelle di «peperoni» e «prostitute»), fu, assieme a quella delle ferrovie, la più importante azienda della città, arrivando ad ospitare 1029 pazienti e dando lavoro ad oltre 400 persone.
Voluto dall’amministrazione provinciale (presidente Agostino Depretis) negli anni ’70 dell’Ottocento, l’ex manicomio fu concepito come un monumento al positivismo e costituisce un pregevole esempio di architettura sanitaria dell’epoca, sviluppato secondo concetti all’avanguardia. Dai sotterranei di servizio dotati di binari che corrono lungo tutta la pianta della struttura fino alle inquietanti «rotonde dei furiosi». Esiste ancora quella del reparto maschile. Vi si accede attraverso una pesante porta con un oblò, che immette in un corridoio semicircolare su cui si aprono una serie di stanzette con i letti di contenzione. Tutto senza neanche uno spigolo. Negli anni bui, era qui che si eseguivano le pratiche di sedazione più atroci.
Tutto raccontato puntualmente da 16mila cartelle cliniche, che giacciono impolverate nella biblioteca-archivio, assieme ad alcuni teschi di pazienti «prestati» alla ricerca scientifica e agli strumenti chirurgici, tra aghi per la lobotomia e tamponi per l’elettrochoc. Gran parte di queste cartelle (9000 maschili e 6000 femminili, dal 1876 al 1998) furono riordinate e catalogate negli anni ’60 del Novecento da una paziente schizofrenica, moglie di un generale di Pavia, entrata e, come la maggior parte degli «ospiti», mai più uscita dal manicomio. Secondo Dino Sforzini, decano degli psichiatri pavesi e ultimo responsabile dell’istituto, si tratta di un «tesoro culturale, che documenta passo per passo le conquiste della psichiatria e che merita di essere salvato attraverso la digitalizzazione».

Il nodo da sciogliere, però, è sempre quello delle risorse. Lo stesso problema che riguarda il recupero dei 63mila metri quadrati dell’area su cui sorge il complesso dell’ex istituto psichiatrico. A partire dal 1978, anno della chiusura dei manicomi decretata dalla legge Basaglia, si è discusso a lungo. Tramontata l’ipotesi di trasformazione in residenza assistenziale per anziani (ne è stata costruita una nuova a fianco, l’Asp Pezzani, costata circa 12 milioni di euro), oggi non è dato sapere cosa ne sarà dell’ex manicomio, di cui viene utilizzata solo una piccola parte dall’Asl di Pavia, oltre ad alcuni locali occupati dalla direzione del dipartimento di salute mentale dell’Azienda Ospedaliera, proprietaria dell’area.

Dopo la pubblicazione, nel 2011, di «Oltre il cancello, Voghera» di Angelo Vicini e Fabio Draghi (esaurito), a cui hanno fatto seguito alcune visite guidate, l’ex istituto psichiatrico provinciale è divenuto meta di una sorta di pellegrinaggio di ricercatori, associazioni e acchiappafantasmi ed è stato scelto come set di trasmissioni televisive (una puntata di «Mistero», con Marco Berry, andrà in onda a gennaio). Mentre un istituto tecnico di Voghera, a fine maggio, vi condurrà studi botanici e architettonici, per poi sviluppare progetti di conservazione e recupero. Insomma, i buoni propositi non mancano, ma al momento non si intravedono possibilità concrete di valorizzazione. E la vecchia «casa lunatica» pavese, col suo bagaglio di storia e sofferenza, cade a pezzi.

la fonte:
http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/14_gennaio_10/nell-ex-manicomio-rotonde-furiosi-teschi-pazienti-9d7ef644-7a0d-11e3-b957-bdf8e5fd9e96.shtml




lunedì 17 marzo 2014

Shadow People


here's a growing interest in the phenomenon of shadow people. What are they? Ghosts? Interdimensional beings? Time travelers? Something else?"WHAT WAS THAT?" You were sitting comfortably on your sofareading the latest issue of FATEin the dim light when movement across the room caught your attention. It seemed dark and shadowy, but there was nothing there. You returned to your reading - and a moment later there it was again. You looked up quickly this time and saw the fleeting but distinctly human shape of the shadow pass quickly over the far wall... and disappear.
What was that? Some natural shadow? Your heightened imagination? A ghost? Or was it something that seems to be a spreading phenomenon - apparitions that are coming to be known as "shadow people" or "shadow beings." Perhaps this is an old phenomenon with a new name that is now being discussed more openly, in part thanks to the Internet. Or maybe it's a phenomenon that, for some reason, is manifesting with greater frequency and intensity now.
Those who are experiencing and studying the shadow people phenomenon say that these entities almost always used to be seen out of the corner of the eye and very briefly. But more and more, people are beginning to see them straight on and for longer periods of time. Some experiencers testify that they have even seen eyes, usually red, on these shadow beings.
The mysterious sightings have become a hot topic of conversion in paranormal chat rooms, message boards and websites, and it is given widespread attention on paranormal talk radio.
What are shadow people and where do they come from? Several theories have been offered.
THE IMAGINATIONThe explanation we get from skeptics and mainstream science - and who are usually people who have never experienced the shadow people phenomenon - is that it is nothing more than the active human imagination. It's our minds playing tricks on us... our eyes seeing things in a fraction of a second that aren't really there - illusions... real shadows caused by passing auto headlights, or some similar explanation. And without a doubt, these explanations probably can account for some if not many experiences. The human eye and mind are easily fooled. But can they account for all cases?
GHOSTSTo call these entities ghosts demands first a definition of what we mean by ghosts. (See the article: Ghosts: What Are They?) But by almost any definition, shadow people are somewhat different than ghost phenomena. Whereas ghost apparitions are almost always a misty white, vaporish or have a decidedly human form and appearance (very often with discernable "clothing"), shadow beings are much darker and more shadow-like. In general, although the shadow people often do have a human outline or shape, because they are dark, the details of their appearance is lacking. This is in contrast to many ghost sightings in which the witness can describe the ghost's facial features, style of clothing and other details. The one detail most often noted in some shadow being sightings are their glowing red eyes.
DEMONS OR OTHER SPIRIT ENTITIESThe dark countenance and malevolent feelings that are often reported in association with these creatures has led some researchers to speculate that they may be demonic in nature. If they are demons, we have to wonder what their purpose or intent is in letting themselves be seen in this manner. Is it merely to frighten?
la fonte:http://paranormal.about.com/

domenica 16 marzo 2014

Il misterio della linea sacra di “San Michele”

La potentissima linea energetica di San Michele che unisce tre basiliche/abbazie dedicate appunto all’arcangelo michele: mont saint michel (francia) – sacra di san michele (piemonte) – monte sant’ angelo (puglia).
Questi tre santuari sono congiunti fra loro da una potentissima linea energetica che, per chi sa testare, si può riscontrare esattamente in un punto preciso delle tre basiliche, ad esempio alla sacra di S. Michele di Torino è situata sulla sinistra della chiesa, subito dopo l’entrata e a pochi metri davanti ad una nicchia del muro che racchiude una statua o scultura (non ricordo il soggetto), il punto energetico si distingue, per gli esperti, da una minuscola piastrella del pavimento in sasso che è di colore più chiaro, se ci si posiziona su quel punto si percepisce nitidamente la potente energia che passa e si congiunge alle altre due fonti energetiche in Puglia e in Francia… si consiglia comunque di non rimanere più di 7 minuti all’interno di tale vibrazione.

TAV – Alta Velocità in Val di Susa (Torino – Lione): un attacco brutale e ben programmato, ben al di là dell’aggressione alla natura ed alla salute fisica….
Val di Susa : cosa rappresenta questo luogo nella geografia sacra del mondo?
Un punto fondamentale degli equilibri energetici europei. Un “chakra” importantissimo è situato all’imboccatura della Val di Susa, da cui si dipartono “nadi”, canali energetici che vanno a creare un asse importantissimo verso Nord-Ovest e verso Sud-Est. Quali sono i punti “noti” di questo asse? I tre meravigliosi santuari dedicati a San Michele Arcangelo. In un allineamento pressoché perfetto, la Sacra di San Michele – lo splendido edificio sacro medioevale all’imboccatura della Val di Susa in Piemonte – è al centro di una precisa direttrice che va dal santuario dedicato a Michele di Monte Sant’Angelo, sul Gargano in Puglia, fino a quello sull’isola incantata di Mont Saint Michel, nel Nord-Est della Francia.

Una visione spirituale
Chiunque in buona fede si voglia informare seriamente su quello che sta avvenendo in Val di Susa, si renderà facilmente conto del fatto che i valligiani hanno ragioni da vendere. Il progetto del TAV se attuato non porterà “progresso”, ma distruzione, devastazione e malattie.
Ad una indagine attenta ai valori spirituali in gioco emerge tuttavia un quadro ancora più fosco, di grande emergenza: non sono in gioco solamente i soldi degli ingordi, e l’ambiente e la salute degli abitanti della Val di Susa. Ma qualcuno sta cercando di portare avanti una operazione tendente a colpire direttamente le forze interiori di una grande fetta della popolazione europea. Non solo quelle dei cari e simpatici valligiani, ma quelle di tutti i piemontesi, degli abitanti di una vasto arco delle Alpi, e delle regioni che si protendono attraverso tutta la Francia verso Nord, e tutta l’Italia verso Sud.
Una operazione che parte da molto in alto nelle gerarchie delle piramidi che portano avanti le strategie oscure. Un qualcosa di così importante che il fronte del potere politico, finanziario, economico, dei mass media – largamente influenzato e diretto dai vertici oscuri – sostiene in modo insolitamente compatto e granitico… senza apprezzabili sbavature.
Menti oscure, schiere di mercenari del potere e del denaro, centurie di coscienze spente e freddamente calcolatrici, solidali contro il cuore generoso di alcune migliaia di valligiani. Pressoché soli…
Uno dei tanti scenari sui quali si svolge il confronto è quello che può definirsi una vera e propria “lotta per i luoghi santi”. Cosa sono questi “luoghi santi”?
La Terra è un essere vivente e intelligente, che è fatto, come noi, di parti materiali e di parti più sottili, ma importantissime per la sua esistenza e per il sostegno che danno alla nostra vitalità ed alla nostra anima. Il nostro corpo è attraversato da una rete di invisibili centri vitali uniti da infiniti canali di energie. Quelli che le medicine orientali usano da millenni. E che la medicina occidentale ha dimenticato ma è ora costretta a riscoprire un po’ alla volta, se vuole smetterla di combinare disastri.
Nelle tradizioni orientali si chiamano “chakra” i centri, i vortici vitali, e “nadi” i canali energetici che li uniscono.
La terra funziona allo stesso modo. La crosta terrestre è costellata di importantissimi “chakra” e “nadi”. Gli spiriti più avanzati dell’umanità, gli “iniziati” di tutti i tempi hanno sempre avuto la conoscenza, e spesso la visione, di questa geografia sottile, ma fondamentale, della Terra. Grotte sacre, montagne sacre, foreste sacre, laghi e fiumi sacri… E poi vari tipi di energie: positive, negative, ambivalenti…
Lungo i canali e sui centri vitali sono sorti dolmen, menhir, cerchi di pietre, piramidi, templi, cattedrali… Erano e sono luoghi speciali, che favoriscono il contatto tra gli uomini e le dimensioni superiori.
Questa rete, in gran parte dimenticata negli ultimi secoli di materialismo, si sta ora riattivando, man mano che gli uomini risvegliandosi riscoprono le particolarità di certi luoghi. Questo sta già avvenendo in embrione, ma ben di più avverrà in futuro, quando sempre più uomini capiranno di avere a disposizione delle importanti reti di luoghi energetici di cui avvalersi per supportare la propria crescita spirituale. Dei luoghi capaci di riequilibrare l’aggressione portata alla natura umana dalle forze oscure attraverso i farmaci, l’alimentazione devitalizzata, i vortici di violenza e di odio, le droghe, la continua eccitazione dei sensi inferiori…
Una rete abbastanza intatta da aiutare l’uomo ad essere un libero creatore di situazioni nuove, belle, giuste, buone… frutto dell’amore.
E allora le forze oscure, quelle che vogliono ostacolare l’evoluzione interiore del’umanità, cosa hanno deciso di fare? Sono partite per tempo a cercare in tutti i modi di “spegnere”, di devitalizzare i chakra, di sclerotizzare le arterie delle energie vitali per lo spirito.
Nessuno ne parla, ma questa aggressione è in corso da anni. Interventi di tutti i tipi, con tonnellate di metallo, colate di cemento, gallerie, prodotti sintetici “morti” e ostili, gallerie, deforestazioni, selve di antenne, viadotti, perforazioni petrolifere, spesso appositamente indirizzate per depotenziare e deformare la geografia sacra.
Vengono effettuati interventi per spegnere cattedrali, come Chartres o Santa Maria di Collemaggio, per annullare antichi luoghi di iniziazione. Vengono colpiti luoghi sacri naturali o costruiti dagli antichi iniziati. Viene persino usato il “martello” del turismo di massa per abbattere con folle inconsce e disattente il livello vibrazionale di certi luoghi, come le piramidi, le cattedrali gotiche, o i grandi templi… Una strategia composita e ben studiata.

I tre principali santuari dedicati a Michele: Mont Saint Michel (tra Normandia e Bretagna), Sacra di S. Michele in Val di Susa e Monte Sant’angelo sul Gargano

Sacra di S. Michele in Val di Susa

Mont Saint Michel (tra Normandia e Bretagna)
Luoghi sacri, luoghi di energie fortissime. Che gli antichi conoscevano e usavano e che gli uomini del “risveglio” torneranno ad usare.

E proprio quella spiritualità che nella tradizione ebraico-cristiana si chiama Michele, che prima si è chiamata Mercurio, Hermes, Toth…, è lo spirito guida dell’operazione “risvegli”.
Ma vediamo meglio cosa significa questo discorso di Michele in Val di Susa.
La crosta terrestre ha nelle sue profondità delle forze enormi, concentrate in certi luoghi, che gli antichi conoscevano bene e chiamavano forze della Dea Madre, della Madre Terra. Statue femminili nere, adorate in caverne o cripte, la rappresentavano: raffigurazioni sacre di tante divinità tra cui l’egizia Iside, e poi le madonne nere cristiane. A sancire l’alleanza positiva tra uomini e queste forze. Ma gli antichi le chiamavano anche forze del “drago”, facendo riferimento al fatto che erano forze enormi, ma “selvagge”, utilizzabili sia per il bene che per il male, a seconda delle intenzioni umane.
In epoche antiche gruppi di iniziati ispirati dal mondo spirituale decisero che per un lungo tratto dell’evoluzione umana bisognava che certe forze del drago di un importante asse energetico europeo fossero equilibrate, tenute sotto controllo e rivolte al bene. E che di questo equilibrio positivo si giovassero le popolazioni europee.
Questo il motivo per cui degli edifici speciali, costruiti e “attivati” in modo del tutto particolare, furono eretti sopra montagne sacre piene di forze del drago, talvolta oscure. Santuari di Michele, che nella sua funzione tipica “tiene a bada le forze del drago”, per usarle in positivo e per lasciare liberi gli uomini di evolversi. Questo illustrano i quadri e le statue di San Michele.
Il chakra centrale della Val di Susa non è fatto solamente del monte dove è posta la Sacra , ma di una serie di altri rilievi carichi di forze importanti, trai quali uno in particolare assume un ruolo centrale nella geografia sacra: il monte Musinè (asinello in dialetto).
E’ un luogo dalle energie fortissime, uno dei principali in Europa. Le forze spirituali del drago hanno conformato un sottosuolo pieno di energie enormi, selvagge, che si manifestano in conformazioni rocciose insolite e piene di materiali “forti”, nocivi se liberati. Che sono la manifestazione di forse spirituali altrettanto nocive su altri piani. Ma il monte è anche un’antenna volta verso incredibili energie positive cosmiche. Da sempre apparizioni continue di luminescenze colorate, globi luminosi… Luogo di leggende di maghi e di draghi d’oro, di riti e di graffiti misteriosi fin dall’antichità più remota. Luogo di avvistamenti “ufo” tra i più citati, fin dai tempi pionieristici di Kolosimo. Persino la vegetazione che vi cresce è differente da tutto il resto della zona.

E’ il punto focale che probabilmente più di ogni altro ha creato quella base energetico-spirituale che ha fatto di Torino la città esoterica per eccellenza, nel bene e nel male. Come è tipico delle forze del drago…
Una zona fortissima quindi, al centro di un asse europeo spirituale fondamentale, forse il principale. Tenuta in equilibrio per secoli dalla spiritualità rappresentata da Michele, con le forze del drago domate e sepolte nel sottosuolo, in attesa della grande epoca dei “risvegli”.

E allora le forze oscure, quelle di altissimo livello nelle piramidi del Male, cosa hanno pensato di fare?
Hanno mosso le loro forze mercenarie, dai livelli locali fino a quelli centrali europei, per una operazione strategica. Un progetto mirante ad alterare antichi equilibri per renderli inutilizzabili a fini positivi: scavare una enorme galleria nelle viscere della montagna sacra, per sconvolgere il “chakra” Musinè, portando alla luce forze oscure e potenti dalle profondità della Terra. Per liberarle dall’influsso positivo delle correnti cosmiche e della vicina presenza benefica della Sacra di San Michele. E poi affondare ulteriormente il bisturi di morte scavando un percorso di distruzione sul “nadi” che punta a Mont Saint Michel.

E’ il tentativo di portare un colpo al cuore della geografia sacra europea. Tale da appesantire le atmosfere psichiche, creare una cappa di piombo in una vasta zona del nostro continente: il tentativo di creare un vero e proprio “infarto” nella circolazione delle energie a disposizione di tutti noi per i nostri risvegli.
L’operazione è così importante che tutti i terminali politici, economici, finanziari e mediatici, dei poteri oscuri sono compatti nel sostenerla. Anche se la popolazione locale è solidale nel respingerla. Lo fa per la propria salute, messa a rischio dall’uranio e dall’amianto che verranno portati in superficie, lo fa per salvare una natura già tanto colpita nel passato. Lo fa perché il cuore dei valligiani, che è inconsciamente in contatto con la realtà spirituale delle cose, sa molto meglio della mente che bisogna resistere, opporsi con fermezza ed energia all’aggressione spirituale. E che bisogna farlo in modo consono alla nuova coscienza che si risveglia e si sviluppa: con la verità e la non violenza.
Rispondere con la verità e la non violenza alla menzogna manipolatoria ed alla violenza del fronte compatto che vuole sacrificarli: un fronte di poveri schiavi dei poteri oscuri, che hanno venduto pezzi della propria coscienza in cambio di tanti o pochi spiccioli, di grandi, ma anche di piccolissime poltrone.

Santuario di San Michele a Monte Sant’Angelo (Puglia)
Nell’immagine sottostante invece abbiamo la linea completa ovvero le Enormi ley Lines che attraversano l’Europa, come la linea dell’Arcangelo Michele che da S. Michel Moint in Cornovaglia, tocca Mont Saint Michel in Francia, la Sacra di San Michele nella valle di Susa, il santuario pugliese di Monte S. Angelo, quello dell’isola di Simi per terminare nel Sinai.

Letteralmente piste diritte, costituiscono una rete di tracciati che uniscono luoghi ad alta energia distanti anche centinaia di chilometri. Alfred Watkins e William Lewis scoprirono alcune linee, le più importanti uniscono Carnac in Francia, con Karnak in Egitto passando per il centro di Lione e per i Fori Imperiali a Roma. Importante anche quella che unisce Mont Saint Michel in Normandia con Monte Sant’Angelo in Puglia passando per la Sacra di san Michele in Piemonte.
Fonte:http://madreterra.myblog.it/2014/01/16/la-linea-sacra-san-michele-2/

lunedì 3 marzo 2014

Tony Blair ed i suoi strani silenzi sulla vaccinazione del figlio

Nel 2001 il leader inglese Tony Blair si era rifiutato di rispondere ad una domanda personale sulla vaccinazione del proprio figlio Leo. Adducendo come motivazione il rispetto della privacy della propria famiglia si era rifiutato di rispondere alla semplice domanda: "suo figlio Leo ha ricevuto il vaccino MPR (Morbillo, Parotite, Rosolia)?"

Potete trovare conferma di quanto su esposto nell'articolo del 2001 sul quotidiano The guardian intitolato "Blair silent over MMR jab for Leo" (Blair è rimasto in silenzio riguardo alla vaccinazione MPR di Leo) e nel più recente articolo "Tony Blair should have gone public over Leo's MMR jab, says Sir Liam Donaldson" (Tony blair avrebbe dovuto rilasciare una dichiarazione pubblicasulla vaccinazione MPR di Leo, afferma Sir Liam Donaldson).


La prima cosa che viene in mente è ovviamente che se Tony Blair avesse vaccinato il proprio figlio non avrebbe avuto nessun motivo per nasconderlo, tanto più che si tratta di una terapia preventiva raccomandata dal ministero della salute britannico e condivisa dalla grande maggioranza (circa il 90% se non di più) dei cittadini. Eppure si è rifiutato di rispondere adducendo la cosiddetta "privacy".



Personalmente sono più che convinto che una persona del calibro di Blair, così in alto nella gerarchia del potere, sia abbastanza bene informata dei pericolosi effetti collaterali dei vaccini, ma ciò non ostante c'è qualcosa che non mi convince nemmeno in questa sua reticenza.


Se fosse davvero contrario alla vaccinazione del proprio figlio non potrebbe ugualmente annunciare di averlo vaccinato? I politici sono personaggi ben noti per la loro abilità nel di camuffare la realtà ed ingannare la popolazione. Tony Blair, assieme al suo collega americano Bush, ha inventato la storia delle "armi di distruzione di massa irachene" per motivare una lunga, sanguinosa, inutile guerra nel Medio Oriente.


Ma forse in questo caso ha avuto davvero difficoltà a produrre un documento falso attestante una vaccinazione mai eseguita (eppure so di persone che non hanno vaccinato i bambini grazie ad un medico compiacente che ha certificato una vaccinazione mai somministrata).


Un articolo del Daily Mail ci informa invece che la Regina avrebbe invece agito in maniera esemplare informando la stampa che i propri figli erano stati vaccinati contro la poliomielite: "How the Queen set an example to Cherie and Tony Blair over child vaccine" (Come la regina è stata un esempio per Cherie e Tony Blair riguardo alla vaccinazione dei figli). In questo caso invece mi permetto di essere totalmente certo che la regina sia informatissima dei pericolosi effetti delle vaccinazioni che elle concorre ad imporre ai sudditi ma che certamente non fa somministrare ai suoi figli. La regina è infatti uno dei personaggi al vertice della piramide della massoneria internazionale, e sono certo che non ha alcunissimo problema a far figurare i propri figli come se fossero vaccinati; stiamo parlando della regina d'Inghilterra, ogni suo desiderio è un ordine. Ricordiamo che la regina presiede il super elitario ordine dei cavalieri di San Giovanni e che persino wikipedia conferma l'appartenenza di suo marito alla massoneria (http://it.wikipedia.org/wiki/Filippo_di_Edimburgo).

Del resto anche l'altro personaggio che compare in questa storia non è particolarmente inclino a dire la verità. Sir Liam Donaldson alto funzionario del ministero della sanità britannica che rimprovera a Tony Blair per il suo silenzio sulla vaccinazione del figlio, è noto per avere annunciato che l'influenza suina avrebbe causato 65.000 morti nella sua nazione, alimentando paure infondate e spingendo la gente ad assumere inutili farmaci ed a sottoporsi ad una vaccinazione a dir poco discutibile, che tanti profitti ha portato alle multinazionali del farmaco.



FONTI:



http://www.theguardian.com/society/2001/dec/20/health.publichealth

http://www.theguardian.com/politics/2013/jun/02/liam-donaldson-tony-leo-blair-mmr


http://www.dailymail.co.uk/health/article-91951/How-Queen-set-example-Cherie-Tony-Blair-child-vaccine.html

http://www.dailymail.co.uk/news/article-1242147/The-false-pandemic-Drug-firms-cashed-scare-swine-flu-claims-Euro-health-chief.html

martedì 25 febbraio 2014

Messaggi subliminali

Girovagando nel web,guardando e curiosando in youtube,abbiamo trovato un video interessante che tratta messaggi subliminali....Saranno coincidenze o la realtà dei fatti sta che qualcuno tenta di far sapere alla gente cose che mai si potrebbero scoprire.
Guardate e valutate:
Mistero in linea.

domenica 23 febbraio 2014

Monaca di Dresda



La monaca di Dresda (Dresda, 1680 – Dresda, 1706) è stata una monaca e chiaroveggentetedesca, autrice di alcuni manoscritti profetici riscoperti all'inizio dell'Ottocento e passata alla storia per i testi di alcune sue profezie sugli ultimi papi e sulla fine dei tempi.

Non si conosce il nome esatto di questa religiosa. Le informazioni possedute ci vengono dall'abate Nicolas Holb, citato da Baschera, secondo cui la monaca in questione era "una pia religiosa nata a Dresda nel 1680 e morta nel 1706... il suo convento si trovava sulle rive dell'Elba".

I manoscritti della monaca di Dresda sono stati ritrovati nel 1808. I documenti che ci sono pervenuti sono in tutto trentuno lettere, alcune in buono stato e altre molto rovinate, e presumibilmente in origine erano molte di più. I destinatari delle lettere conservate sono alcuni regnanti, un papa, alcuni cardinali e altri religiosi della Chiesa cattolica vissuti in quel periodo:
Papa Clemente XI
Vittorio Amedeo II di Savoia
Carlo XII di Svezia
Pietro I di Russia
Federico I di Prussia
Filippo V di Spagna
Anna d'Inghilterra
Luigi XIV di Francia
Rinaldo d'Este
Francesco Maria de' Medici
Un certo abate Argoth
La sorella (o consorella) Marta
Un certo abate Koldan
Un certo teologo Bruks

Alcune delle lettere sono scritte in tedesco, altre in latino o in entrambe le lingue. Questo risulta sorprendente, soprattutto se si considerano le umili origini della monaca, che si ritiene essere stata analfabeta. Nelle lettere indirizzate ai personaggi storici sono predetti alcuni eventi principali che sarebbero accaduti a loro stessi e in seguito anche alla loro discendenza o alla loro nazione. Nelle lettere indirizzate agli altri religiosi sono invece predetti eventi di carattere generale che riguardano sviluppi storici ma anche scientifici e tecnologici. Le profezie della monaca di Dresda predicono eventi fino ad arrivare quasi all'anno 3000.

Le lettere parlano quasi tutte di una voce che suggerisce alla monaca ciò che deve scrivere. All'inizio il rapporto della monaca con questa voce è distaccato, poi successivamente la donna accetta sempre più la presenza di quella che nelle ultime lettere diventa la "soave voce"; in alcune lettere sono descritte anche delle visioni, spesso preannunciate dalla "voce" e a volte accompagnate da una "luce"

Similmente alla profezia di Malachia, anche la monaca di Dresda dà un motto, limitandosi agli ultimi undici papi:
Motto della monacaA chi viene riferitoMotto di Malachia
Cavallo Bianco, con segno di Leone Leone XIII (Gioacchino Pecci 1878 - 1903) Lumen de coelo
Cavallo Nero, con segno di Pietà Pio X (Giuseppe Sarto 1903 - 1914) Ignis Ardens
Cavallo Giallo, con segno di Benedizione Benedetto XV (Giacomo Della Chiesa 1914 - 1922) Religio depopulata
Cavallo Rosso, con segno di Pietà Pio XI (Achille Ratti 1922 - 1939) Fidens intrepida
Cavallo Giallo, con segno di Pietà Pio XII (Eugenio Pacelli 1939 - 1958) Pastor angelicus
Cavallo Rosso, con il segno del Precursore Giovanni XXIII (Angelo Roncalli 1958 - 1963) Pastor et nauta
Cavallo Nero, con il segno del Beniamino Paolo VI (Giovanbattista Montini 1963 - 1978) Flos florum
Cavallo Bianco, con segno di Pietà Giovanni Paolo I (Albino Luciani 1978) De medietate Lunae
Angelo Maestro di Giosafat, con il segno dei Dodici Giovanni Paolo II (Karol Wojtyla 1978 - 2005) De Labore solis
Angelo Guida di Giosafat, con il segno della Gloria Benedetto XVI (Joseph Ratzinger 2005 - ) De gloria olivae
Angelo della Pietà, con il segno del Martirio ? Petrus Romanus


È stato fatto notare che il nome scelto da alcuni papi è collegato al segno profetizzato nel motto. È stato notato anche un collegamento tra il colore dei cavalli, riconducibile al mito dei Cavalieri dell'Apocalisse, e il periodo storico in cui ha vissuto il papa:
i cavalli bianchi corrispondo alla vittoria del potere spirituale della Chiesa;
i cavalli neri corrispondono a un periodo di giustizia ed equilibrio;
i cavalli gialli corrispondono alla morte e si trovano in corrispondenza delle guerre mondiali. L'accuratezza delle date profetizzate desta scalpore, in quanto i documenti vennero trovati all'inizio dell'ottocento (e quindi molto tempo prima dei due conflitti mondiali);
i cavalli rossi corrispondono al cavaliere che toglie la pace e rappresentano un periodo di preparazione alla guerra.

Nella lettera a Federico I di Prussia la monaca predice che "l'ultimo Pietro giungerà dalla tua terra";Prussia è il nome di una regione storica oggi compresa tra i confini della Lituania, della Russia, della Polonia e della Germania.

Nella lettera a Vittorio Amedeo II di Savoia la veggente tedesca fa alcune profezie su casa Savoia; la lettera è divisa in tre parti: nella prima parte la monaca ammonisce il duca per la sua condotta ed è più un componimento morale che una profezia. Nella seconda parte sono contenute le profezie sul duca stesso: già dall'incipit, la monaca si rivolge a Vittorio Amedeo II chiamandolo "futuro re", in quanto sarebbe di lì a poco diventato re di un'isola (la Sicilia, cosa realmente avvenuta nel 1713), poi re di un'altra isola (la Sardegna, avvenuta nel 1720) e infine re delle montagne (cosa che invece non si verificò).

Nella terza parte della lettera sono contenute le profezie su casa Savoia. Il regno dei Savoia è paragonato a una carrozza e ogni re è rappresentato da un cavallo; le carrozze in realtà sono due: otto cavalli avrebbero trainato la carrozza più piccola (ossia il Regno di Sardegna) e cinque cavalli avrebbero trainato la carrozza più grande (ossia il Regno d'Italia). Ad oggi, i regnanti di casa Savoia sono stati in totale undici: di questi, otto sono stati re di Sardegna, da Vittorio Amedeo II a Vittorio Emanuele II, e quattro sono stati Re d'Italia, da Vittorio Emanuele II a Umberto II; quindi i conti tornano se si conta due volte Vittorio Emanuele II, che fu sia re di Sardegna che re d'Italia. La monaca predice che tra il quarto e il quinto "cavallo della carrozza grande" (ossia tra il quarto e quinto re d'Italia) ci sarebbe stata una pausa, in cui la carrozza sarebbe stata guidata dai "morelli" ossia un governo repubblicano o oligarchico; stando dunque alla profezia, l'Italia si troverebbe ora in questo momento di pausa e, sempre secondo la profezia, ci potrebbe essere in futuro un quinto re d'Italia, dodicesimo e ultimo re di casa Savoia, rappresentato da un cavallo con la croce bianca che dovrebbe regnare per breve tempo.

La monaca dà un'indicazione sulla durata sia del Regno di Sardegna sia del Regno d'Italia, prima della pausa repubblicana: il primo avrebbe avuto una durata pari a dodici volte dodici anni (durò in realtà 141 anni ossia tre anni in meno) mentre il secondo avrebbe avuto una durata pari "agli anni capovolti" del primo re d'Italia (il quale morì all'età di quasi 58 anni ed il regno durò poco più 85 anni). La monaca prevede anche come sarebbero morti i cinque re d'Italia di casa Savoia:
#Profezia della monacaA chi viene riferitaCome morì
1 morirà di pestilenza Vittorio Emanuele II febbre causata da un'infezione ai polmoni
2 morirà di fuoco Umberto I assassinato da un colpo di pistola
3 morirà di dolore Vittorio Emanuele III in esilio, di morte naturale
4 morirà di dolore Umberto II in esilio, di morte naturale
5 morirà di dolore ? 



quindi, secondo la monaca, anche il profetizzato quinto e ultimo re d'Italia di casa Savoia dovrebbe morire in esilio, di morte naturale.

LE PROFEZIE DEL RAGNO NERO


Non sono solo Nostradamus, Rasputin, San Malachia, Edgar Cayce i grandi veggenti della storia. C’è un altro grande veggente, forse anche più misterioso ed inquietante di quelli appena citati, che meriterebbe un posto di riguardo nella storia dei grandi “profeti”. Il suo nome è Monaco Nero o Ragno Nero, in tedesco Schwarze Spinne. Questo pseudonimo deriva dalla sua abitudine di siglare ogni suo scritto con la raffigurazione stilizzata di un ragno nero. Il suo vero nome non è conosciuto; le uniche informazioni in nostro possesso riguardo questo personaggio sono che fu, appunto, un monaco cistercense, e che visse in una zona della Baviera compresa tra Ratisbona, Monaco ed Augusta nel corso del XV secolo, probabilmente sotto il regno di Alberto V il Magnanimo, del quale, forse, era consigliere. Il suo successo e la sua fama, grandi soprattutto per la probabile protezione regia, finirono con la sua morte; alla sua scomparsa, poi, subentrò l’oblio. Di lui non si seppe più nulla fino al XVIII secolo, quando, in Germania, riapparvero le sue carte. Negli anni ’30 del XX secolo, poi, fu oggetto di studio maniacale da parte di Hitler, il quale ordinò a Ludwig Birzer, coordinatore del gruppo di ricerca esoterica del Furher, di tradurre le misteriose carte del monaco tedesco al fine di conoscere il futuro della Germania. Secondo alcune testimonianze, Birzer non utilizzò mezzi termini: “Ci sarà una seconda guerra mondiale. E sarà la Germania a muoversi per prima, ma se scenderà in campo prima del 1943, Berlino diventerà un cimitero”. Hitler, come sappiamo, non volle aspettare e decise di colpire a tradimento la Polonia nel settembre del 1939. Alla fine della guerra, Berlino, come aveva profetizzato il Ragno Nero, divenne proprio un cimitero.

Le profezie del Ragno Nero consistono in un lungo elenco di avvenimenti, corredati, ognuno, da una pagina di prosa. Alcuni di questi fatti sono stati già identificati ed essi, nel caso l’accoppiamento fatto-data sia esatto, sorprendono per precisione. Ecco alcune date di esempio:

1789: “Turbine di sangue” = la Rivoluzione Francese;
1821: “Morte di una speranza” = la morte di Napoleone;
1914: “Pianura di croci” = la prima guerra mondiale;
1924: “Sulle orme di Cesare” = Mussolini al potere in Italia;
1946: “Germoglio dell'ulivo” = la fine della II guerra mondiale;
1963: “Necrologio sull'altare” = la morte di Papa Giovanni XXIII;
1980: “Pietro oltre Roma” = l’avvento di un papa straniero.

Le profezie del Ragno Nero non presentano un quadro particolarmente ottimistico del futuro dell’umanità. Il decennio 1990-2000 è stato descritto come “il tempo della cenere”. La cenere è quella dei valori morali sui quali l’uomo aveva fondato la propria realtà: sono valori ignorati, distrutti, dati alle fiamme. Questo decennio sarà da tutti “dolorosamente vissuto” perché i “tempi saranno dannati”. Nascerà una nuova realtà, la cui essenza negativa è sintetizzata nell’appello che l’uomo farà al proprio Dio. Come Davide nel suo salmo, anche l’uomo moderno si rivolge a Dio pregandolo: Miserere mei, Deus, Abbi pietà di me, mio Dio. L’uomo avrà bisogno di purificarsi: l’uomo “fatto di solo carne” dovrà morire e lasciare posto all’uomo “fatto di spirito”. I pochi uomini che riusciranno a scorgere questa verità si vestiranno di umiltà, come le formiche, ed andranno incontro al loro destino. Gli altri continueranno a vivere come nel passato, vedendo il rosa della dolcezza dove ora c’è il viola della passione. Questa situazione riguarderà soprattutto i paesi dell’Est europeo e porterà all’emigrazione, da queste zone, di migliaia di persone, che invaderanno l’Europa Centrale portando carestie, violenze, epidemie. Tuttavia, sarà proprio ad Est che nascerà la nuova generazione dei “condottieri dello spirito”: per il Ragno Nero, “Cristo muore sul Tevere e risorge sul Volga”. In Russia è destinato a rinascere il Cristianesimo, basato sui valori primigeni di duemila anni fa, affinché, di nuovo, l’uomo possa vivere “nel segno del Signore”.
Nonostante, come detto, il futuro dell’umanità sia del tutto negativo, la data fondamentale per il Ragno Nero è il 2000, identificato come l’anno della “gloria del fuoco”. L’avvento del nuovo millennio viene così descritto: “Quando l’umanità sarà alla fine del Millennio, avrà raggiunto la sommità del colle e dall’alto vedrà la distruzione di un tempo e la strada che porta al nuovo Paradiso Terrestre. La prima generazione che passerà su quella strada sarà una generazione dolorante perché faticosa sarà la strada per riconquistare le gioie dello spirito.” Il prezzo per “le gioie dello spirito” sarà il passaggio sotto “il ponte dei cinque dolori”. Il primo decennio del nuovo millennio sarà “il tempo delle paure”, cui succederanno il “decennio della pazzia”, il “decennio dell’assestamento” e il “decennio della ripresa”. 
L’alta tecnologia, che caratterizzerà questi anni, come tutto il resto, è destinata a finire in cenere. E la cenere è la coperta con cui ci copre l’Anticristo, la cui venuta, il cui respiro è già nell’aria. Il Monaco Nero definisce l’Anticristo come “il Principe Nero”; la sua sarà una “una voce nuova, che demolirà il tempio”. Questa, in breve, la descrizione che ne fornisce il monaco tedesco: 

Eccolo! Scende dalla strada del sole su un cocchio trainato da quattro cavalli neri. Il suo manto ha il colore della neve. La sua voce ha l’impeto del tuono. La sua mano è ferma, il suo gesto è comando. Laggiù, tra le pietre dell’ultimo anfiteatro scorre il sangue.
Le tavole della legge saranno gettate nella polvere e calpestate dal ferro dei cavalli. Uomini!, sventurate creature striscianti, il Principe vi porta la sua legge:
godete fino all’ebbrezza e sarete felici; adorate Cesare e sarete esaltati; rubate e sarete onorati. […] Il Principe Nero terrà banchetto nell'atrio del cupolone e mille pescatori incenseranno la sua mano: una mano che stringe in pugno il potere di vita e di morte, una mano che annienta e crea, una mano che benedice e distrugge. […] Piangete madri! Gettate le vostre viscere al fuoco. Squarciate il vostro grembo. […] L’uomo non nascerà più da donna perché è arrivato Lui, l’ultimo figlio di Osiride. Così era scritto. […]
Così chiudiamo la finestra sulla vigna del padre […] ma non piangete. […]
E’ ora che gli occhi si chiudano. Perché la vite non darà più vino. E la terra non darà più grano. Cosi fino alla nuova giornata che andremo a cercare nell’infinito. […]
Sarà questo il canto delle sei legioni che varcheranno il fiume. Attenti alla palude. Qui cadrà l’ultima speranza del piccolo Cesare. Ci saranno i segni del cielo. Ci saranno le voci dei morti. Ci saranno i lamenti dei vivi.

“Si avranno segni in cielo”, altri fenomeni “turberanno i pacifici”; si andrà incontro ad una grande carestia, poiché “la messe sarà cenere”. Allora i “Cavalieri d’acciaio solcheranno le nubi e grideranno al tempo la parola del Principe funesto. E il seme [della sua parola] germoglierà. E il seme spronerà l’uomo a combattere l’uomo. […] «Prendetevi la messe», comanda il Principe Nero. E la messe sarà cenere. «Prendetevi la luce» e la luce sarà tenebre. «Prendetevi la casa del padre... » Le pecore siedono a tavola dove c’è il vino, il formaggio e il pane, mentre il pastore pascola nel prato.” 
Dinanzi all’avanzata della parola dell’Anticristo, molte chiese si uniranno ed organizzeranno l’ultima crociata: protestanti, anglicani, ortodossi, cattolici, perfino cristiani ed islamici troveranno la loro unità nella comune lotta contro il nemico. L’Anticristo, però, vincerà ancora e passerà “sui mantelli degli ultimi mercanti dell’anima”. Così sarà fino a quando i tempi non avranno generato “il nuovo Giuda” che tradirà l’Anticristo, affinché “il coltello di Caino sarà pulito in una bandiera che avrà il colore del latte e del sole” (la bandiera Vaticana). 
I tempi saranno duri, soprattutto per coloro che non sanno capire il linguaggio dello spirito. Dice il Monaco Nero: “periranno sopratutto coloro che hanno indossato la veste tessuta d’oro e di potere”, cioè coloro che non sanno vivere senza potere e senza ricchezza.
Verrà distrutto “tutto ciò che ha portato l’uomo a distruggere”. Tutto sarà cenere e sulla cenere “ritornerà a cantare la cicala”. Terminerà, finalmente, la storia dell’”uomo carne” e inizierà la storia dell’”uomo spirito”. L’umanità volterà pagina e, dopo una parentesi di purificazione, che durerà mezzo secolo, vivrà una nuova, ultima parabola, durante la quale l’uomo vivrà in armonia con la natura. Questo durerà fino al 2500: egli ripiomberà, infatti, negli errori di sempre, nell’egoismo, nel materialismo e nella violenza. Dice il Monaco Nero: “l’umanità è stata segnata da tre diluvi: il primo è stato di acqua, il secondo sarà di fuoco e il terzo sarà di stelle”. Al terzo diluvio, che dovrebbe coincidere con il periodo che va dal 2500 al 3000, il cielo si spegnerà per sempre. E la parabola dell’uomo sarà finita.

Anche in questo caso, come per tanti altri profeti, l’uomo sarà rovina di sé stesso. L’unica speranza è che il Monaco Nero, almeno questa volta, si sia sbagliato.