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martedì 26 dicembre 2017

Chi è veramente Dio ?

Riportiamo alcune ricerche sul web dove viene discussa la figura di Dio:
CHI è IL DIO DELL'ANTICO TESTAMENTO?



IN UN INTERVISTA DI MAURO BIGLINO APPROFONDIAMO LA BIBBIA SENZA "VELI"!!!




Intervista a Mauro Biglino - Confronto a distanza con Rav Di Segni VIDEO SI PARLA DI BIBBIA










sabato 9 dicembre 2017

MISTERIOSI AVVENIMENTI PRIMA DELLE GRANDI CIVILTA’

Il confine tra Preistoria e Storia non è facilmente definibile. In generale si fa partire la Storia con l’inizio della civiltà egizia in Egitto e della civiltà Sumerica tra i fiumi Tigri ed Eufrate nell’attuale Iraq, entrambe sorte intorno al 3.300 avanti Cristo. Alla stessa epoca risalgono le civiltà di Mohenjo-Daro ed Harappa nella valle dell’Indo (attuale Pakistan) caratterizzate da grandi città densamente abitate.
La storia umana è però molto più antica: se non si vuol considerare l’Australopithecus, presente sul nostro pianeta già tre milioni e mezzo di anni fa, dobbiamo notare che l’Homo Habilis era presente già due milioni di anni fa.
Durante questo lunghissimo periodo si susseguirono numerose glaciazioni ed altre catastrofi naturali alle quali la specie umana è sempre sopravvissuta.
In questo breve articolo ci soffermeremo su alcuni indizi che potrebbero far sorgere il dubbio che possa essere esistita una qualche civiltà precedente a quelle sopra citate e che alcuni importanti avvenimenti del lontano passato sfuggano ancora alla storiografia ufficiale.
Innanzitutto c’è la leggenda di Atlantide. Questo continente scomparso è citato solo in due scritti: il Timeo ed il Crizia del filosofo Platone vissuto in Atene intorno al 400 avanti Cristo.
Nel racconto dei sacerdoti egizi a Solone si parla di questa misteriosa civiltà situata in una terra oltre le Colonne d’Ercole (stretto di Gibilterra) che avrebbe colonizzato anche tutto il Nord-Africa fino all’Egitto compreso. Questa civiltà sarebbe poi scomparsa a causa di un immane cataclisma intorno al 9.600 avanti Cristo.
Alla leggenda di Atlantide è strettamente collegato il mito del Diluvio Universale presente in quasi tutte le prime civiltà: questo mito è presente nella Bibbia (antico Testamento), nell’epopea di Gilgamesh (un poema babilonese del terzo millennio avanti Cristo). Troviamo racconti del diluvio anche tra gli Ittiti, tra i greci (racconto di Deucalione e Pirra) e tra gli egizi (racconto del Re Surid, vissuto prima e dopo il diluvio). Leggende che parlano di un grande diluvio si trovano anche in America tra gli Atzechi in Messico, i Sioux in Nord America, gli indios Mura dell’Ammazzonia, gli indios Guarani in Paraguay e perfino in Cina.
Se i racconti sono tanti, è assai probabile che nei millenni passati sia effettivamente accaduta una grande catastrofe che avrebbe causato la sommersione di vaste aree delle terre emerse di allora.
Passando alle grandi civiltà dell’America Centrale e Meridionale, dobbiamo notare che gli Aztechi sostenevano di venire da un luogo chiamato Aztlan (Atlantide?). Il suffisso atl in lingua messicana significa acqua ed anche i Toltechi, sempre in Messico, sostenevano di provenire dallo stesso luogo.
Entrambe queste popolazioni si caratterizzarono per la costruzione di piramidi il che ci fa pensare che questo tipo di monumento, presente in civiltà così diverse e lontane tra loro, abbia un qualche significato che tuttora ci sfugge.
Teotihuacan, la capitale dei Toltechi e successivamente degli Aztechi, è caratterizzata da costruzioni monumentali, in particolare le gigantesche piramidi del Sole e della Luna. Questa città era preesistente all’arrivo delle due popolazioni: quando gli Aztechi, e ancora prima di essi i Toltechi la trovarono, era già abbandonata e in rovina da migliaia di anni. Furono gli Aztechi a chiamarla Teotihuacan (città degli Dei).
I Toltechi già si interrogavano sull’identità dei suoi misteriosi costruttori, stupefatti dall’immensità degli edifici e dei palazzi.
Tornando alla civiltà egizia, dobbiamo osservare che, secondo alcune teorie, anche le tre Piramidi risalirebbero a 12000 anni fa: esse sono allineate in modo che i loro vertici puntano alle tre stelle della cintura della costellazione di Orione, Alnilam, Alnitak e Mintaka. Ma, mentre il vertice della piramide di Cheope punta precisamente verso Alnitak e quello della piramide di Chefren verso Alnilam, la piramide di Micerino, per puntare con precisione verso Mintaka, dovrebbe essere spostata di 35 metri. Ma se ci riferiamo alla posizione delle tre stelle di 12000 anni fa vediamo che la corrispondenza è perfetta!
Quale misterioso messaggio per l’Umanità futura dovevano lasciare queste misteriose gigantesche costruzioni?
Nella piana di Giza in Egitto, oltre alle tre grandi piramidi ed altri monumenti, si trova la Sfinge. Essa è un enorme monumento che raffigura un essere con la testa umana ed il corpo di un leone accovacciato. La statua è lunga 73 metri, larga 6 metri ed alta 20 metri. Poichè il volto pare rappresentare il Faraone Chefren si è ritenuto che la sfinge risalisse circa al 2500 avanti Cristo epoca in cui visse il Faraone.
C’è però da osservare che la testa appare troppo piccola (si fa per dire) rispetto al corpo, inoltre la pietra di cui è fatta la testa presenta caratteristiche diverse da quella di cui è fatto il corpo.
Tutto ciò lascia pensare che la testa sia stata aggiunta in epoca successiva, sostituendo la testa originaria che probabilmente era una testa di leone.
Inoltre il corpo della sfinge presenta vistose tracce di erosione dovute a grandi piogge. Ma il clima dell’Egitto, negli ultimi 6000 anni, è stato molto secco per cui la data di costruzione del corpo è probabilmente assai più antica. L’erosione è verosimilmente dovuta alle grandi piogge che colpirono l’Egitto dopo l’ultima era glaciale, cioè circa 12000 anni fa, ma in quell’epoca la civiltà egizia non c’era ancora!
C’è da osservare ancora che l’orientamento della sfinge è tale che il volto guarda esattamente verso il punto in cui sorgeva la costellazione del leone 12000 anni fa. Per quale motivo il faraone Chefren avrebbe dovuto costruire la sfinge col corpo di Leone, tenedo conto che questa era una costellazione che la sfinge non vedeva ormai da migliaia di anni?
Tra i misteri del lontano passato, non possiamo trascurare poi quello della provenienza degli Ariani (Arya = Nobili), detti anche Iperborei a causa della loro provenienza dalle regioni circumpolari: questa misteriosa popolazione, tra il 2000 ed il 1400 avanti Cristo scese dal nord e, divedendosi in due tronconi, invase il subcontinente indiano e la Grecia, dando origine a due delle più grandi civiltà che siano mai esistite. La loro lingua originale era il sanscrito e bisogna notare che in questa lingua sono esprimibili concetti filosofici che sarebbe impossibile esprimere in molte lingue moderne, tranne forse il tedesco.
Chi erano e da dove venivano gli Ariani? Il geografo ed esploratore greco Pitea parla per la prima volta della leggendaria isola di Thule nella quale il Sole splendeva per sei mesi all’anno e che distava sei giorni di navigazione dall’odierna Scozia. Quest’isola sarebbe stata abitata da una leggendaria popolazione, gli Iperborei. Questi sarebbero stati custodi di una Tradizione Filosofica Primordiale che avrebbero ereditato dalla civiltà di Atlantide ormai scomparsa. Thule è menzionata anche nella “Geografia” di Tolomeo ed in molte altre opere antiche. Gli studiosi tendono ad identificare l’isola con l’Islanda o con la Groenlandia (Greenland, Gronland = Terra Verde) che in un remoto passato avrebbe avuto rapporti con Atlantide, prima che questa fosse inghiottita dalle acque. Nelle terre attorno al polo effettivamente il giorno dura sei mesi e la notte altrettanto.
Spinti dai mutamenti climatici, gli Iperborei, guidati dai loro capi (gli Arya), lasciarono la mitica Thule e migrarono verso sud in paesi più caldi portando con se le loro antiche conoscenze.
Nei Veda, i testi sacri risalenti ad oltre 4000 anni fa che essi portarono nel subcontinente indiano, sono descritte configurazioni astronomiche osservabili solo in aree dell’emisfero boreale non lontane dal circolo polare artico, in un’epoca molto anteriore alla fissazione per iscritto dei Veda stessi.
Degni di nota sono poi racconti e tradizioni che parlano di creature angeliche che sarebbero venute in contatto con l’uomo in epoca antecedente a quella definita “storica”. A queste storie è anche collegato il mito dei giganti.
Leggiamo nella Genesi:
“Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. C’erano sulla terra i Giganti (Nephilim) a quei tempi, e anche dopo, quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi.”
Dei giganti si trova traccia in numerosi altri passi della Bibbia. Io invece voglio riportare un passo dell’antichissimo libro di Enoch che fa parte della Bibbia Copta (i Copti sono i Cristiani di Etiopia):
“Ed accadde, da che aumentarono i figli degli uomini, che in quei tempi nacquero ad essi ragazze belle di aspetto. E gli angeli, figli del cielo, le videro, se ne innamorarono, e dissero fra loro: “Venite, scegliamoci delle donne fra i figli degli uomini e generiamoci dei figli. E si unirono con loro ed insegnarono ad esse incantesimi e magie e mostraron loro il taglio di piante e radici. Ed esse rimasero incinte e generarono giganti la cui statura, per ognuno, era di tremila cubiti.
E Azazel insegnò agli uomini a far spade, coltello, scudo, corazza da petto e mostrò loro quel che, dopo di loro e in seguito al loro modo di agire sarebbe avvenuto e gli mostrò anche il cambiamento del mondo.”
Il mito secondo il quale esseri superiori dettero l’avvio alla civiltà umana è presente in moltissime altre antiche tradizioni.
Comuni a molte tradizioni sono i miti che riguardano creature “angeliche” ed i Giganti.
Battaglie nel cielo tra schiere di angeli opposte, accoppiamenti tra angeli e le figlie degli uomini, strani oggetti volanti, non li troviamo solo nella Bibbia. Famosi sono i Vimana, oggetti volanti, citati nei Veda, nel Mahabharata, nel Ramyana ed in tantissimi altri testi della civiltà indoariana risalenti a migliaia di anni fa.
I Giganti poi li troviamo menzionati in quasi tutte le tradizioni più antiche, dalla Grecia, alla Cina, al Tibet, al Sud America.
Mi sembra opportuno, a questo punto, citare alcuni passi significativi tratti dall’Antico Testamento:
“ed ecco, vedemmo i giganti i figli di Anak che discendono dai giganti e ai nostri occhi noi eravamo di fronte ad essi come dei grilli ed ai loro occhi eravamo come dei grilli” (numeri XIII,33).
“Ecco, la sua bara era di ferro. La sua lunghezza è di nove cubiti, e la sua larghezza di quattro cubiti, secondo il cubito di un uomo”. (Deuteronomio 3). [Il cubito è una misura di lunghezza che vale circa mezzo metro].
“Chi mai sono costoro che volano sopra una nuvola,come piccioni che volano verso la loro piccionaia?” Isaia (60, 8 )
Concludiamo questa breve nota elencando rapidamente alcuni altri fatti misteriosi del lontano passato:
I Dogon, una popolazione del Mali nell’Africa subsahariana, nella loro tradizione orale, parlano della stella Sirio e soprattutto della sua compagna, Sirio B, rivelando nozioni astronomiche che avrebbero posseduto più di 5000 anni fa. Infatti Sirio è un sistema binario e Sirio B non è visibile ad occhio nudo ed è stata scoperta solo nel 1862.
A Palenque, sito archeologico Maya, fu scoperta la cosidetta tomba dell’astronauta: la raffigurazione sulla pietra tombale non puo’ ricordare altro che un razzo con un uomo alla guida. Egli sembra infatti afferrare con le mani i comandi di pilotaggio, mentre dietro la sua schiena c’è quella che potrebbe essere una raffigurazione simbolica di un motore, con le fiamme che fuoriescono.
In Perù si trovano le famose linee di Nazca. Queste linee vanno a formare giganteschi disegni ((la balena, il pappagallo, la lucertola lunga più di 180 metri, il colibrì, il condor, l’enorme ragno lungo circa 45 metri e molti altri). Ma il fatto sorprendente è che queste linee sono visibili solo dall’alto mediante aerei e la civiltà Nazca risale al 300 avanti Cristo!

fonte
https://giuseppemerlino.wordpress.com/

venerdì 8 dicembre 2017

Il Serpente dell’Eden era un ingegnere genetico?


Dalle traduzioni letterali effettuate sui testi originali in ebraico di Mauro Biglino, si scopre che la narrazione biblica racconta, in realtà, una storia molto diversa da quella interpretata e veicolata dalla filologia e dalla teologia ebraica e successivamente cristiana.

Molto probabilmente gli autori della Bibbia, in realtà, ci hanno raccontato reali cronache storiche e non artificiose metafore. La sua lettura letterale acquisisce, a questo punto, una logica lucidissima e una coerenza scientifica strabiliante.

Partiamo col dire che i termini Elyon, Elohim e Yahweh, che gli esegeti ebrei prima e le traduzioni teologiche cattoliche dopo, hanno unificato con la figura unica di Dio, in realtà descrivono tre differenti parole per tre differenti significati.

Elohim [אלהים] innanzitutto è un termine ebraico plurale (del singolare El o Eloah) che viene tradotto in molti modi, quali “gli Splendenti”, “Coloro che discendono”, “Governatori”, “Legislatori” e per quanto la teologia miri a convincere che sia stato usato il plurale come accrescitivo della potenza di Dio, in molti diversi passi dell’Antico Testamento, tale giustificazione cade in palesi contraddizioni. Nella traduzione italiana, ad esempio, troviamo ogni volta, la parola “Dio”. Calato nel contesto delle scritture nella loro completezza, emerge in modo evidente che gli Elohim erano un nutrito gruppo di individui assolutamente in carne e ossa, corrispondenti agli Anunnaki descritti nelle tavolette cuneiformi sumero-accadiche.

Elyon [עליון] corrisponde alla traduzione italiana “l’Altissimo”. In Deuteronomio (cap. 32 ver. 8) viene descritta la suddivisione della Terra in Nazioni e la spartizione dei popoli tra gli Elohim. Nella traduzione masoretica, così come nella versione cattolica, il termine plurale Elohim come destinatari delle assegnazioni da parte di Elyon, viene sostituita con israeliti: “Quando l’Altissimo divideva i popoli, quando disperdeva i figli dell’uomo, egli stabilì i confini delle genti secondo il numero degli Israeliti”.

Naturalmente il testo originale non menziona affatto il termine “israeliti”, in quanto a quel tempo né il popolo né la lingua ebraica esistevano. Tuttavia, le esigenze teologiche non potevano permettersi di lasciare il termine Elohim, sarebbe stato assolutamente troppo esplicita la pluralità degli “Dei”. In sostanza, dai testi originali si evince che Elyon era con molte probabilità il comandante supremo degli Elohim, il quale discese sulla Terra solamente in pochissime occasioni. Al tempo della spartizione delle Nazioni e in occasione di un concilio (riunione) di Elohim, narrata in Salmi 82: “Dio si alza nell’assemblea divina, giudica in mezzo agli Dei” “Io ho detto: Voi siete Dèi, siete tutti figli dell’Altissimo“. “Eppure morirete come ogni uomo, cadrete come tutti i potenti..” In questa narrazione l’originale traduzione ci racconta come durante un’assemblea degli Elohim, Elyon si alzò e parlò loro riprendendoli. Disse loro: voi siete tutti Elohim, ma ricordate che anche voi morirete, proprio come gli Adàm.

Gli Elohim erano presumibilmente una razza presumibilmente non umana, ma certamente in carne e ossa, il loro aspetto (tratto da pochissimi indizi veterotestamentari e scritti extrabiblici) li descrive come alti, dalla pelle coriacea bianca come il latte, capelli bianchi argentei e occhi grandi e iridescenti. (nell’immagine potete vederne una ricostruzione). Essi vengono considerati eterni o immortali (come Dei) ma solo per una loro spropositata longevità rispetto all’Adàm (abitanti dell’Adamà, letteralmente i terrestri)… pare potessero vivere dai 20 ai 30.000 anni, ma potevano essere uccisi come chiunque altro.

Yahweh [יהוה] il nome di Dio secondo l’ebraismo e la Chiesa Cattolica. Nei testi biblici tradotti, compare come “Signore” “l’Eterno” “Dio di Israele”. Secondo la tradizione il suo nome fu pronunciato a Mosè nel famoso incontro sulla montagna (Libro dell’Esodo). In realtà, ai tempi (presunti) di Mosè, la lingua ebraica non esisteva ancora, sorge quindi spontanea la domanda: in quale lingua fu pronunciato originariamente?

Le genti uscite dall’Egitto vissero per almeno quattro secoli in quelle terre, pertanto è presumibile che parlassero l’egiziano o al limite l’amorreo (una forma proto-semitica). Alcuni studiosi e pensatori ebrei, asseriscono che il popolo uscito dall’Egitto con Mosè, fosse composto da soli egiziani. Originariamente del termine si conosce solo il famoso tetragramma יהוה trascritto la prima volta 400 anni dopo essere stato pronunciato, corrispondente al consonantico YHWH e vocalizzato in YaHWeH, solo dopo altri 1.600 anni. Si può presumere che l’Eloah pronunciò il proprio nome nella sua lingua e fu successivamente riprodotto secondo la fonetica semitica.

Nonostante nella Bibbia il nome di “Dio” comparve con Mosè, in alcuni scritti ancora più antichi ritrovati in Libano (ai tempi terra dei Fenici), viene menzionato il nome di Yhwh, come figlio giovane di uno dei capi Elohim di quel territorio. Anche nella stele di Mesha (Giordania) del IX secolo a.c., viene trovato il nome Yhwh in contesa con l’Eloah Kemosh (divinità moabita). Di Kemosh si parla anche in relazione alla guerra durante la quale la valle di Sodoma e Gomorra fu distrutta dalle “armi del terrore” utilizzate da un altro Eloah, Ninurta (sumero-accadico, figlio di Enlil fratello di Enki) regnante in Assiria (odierno Iraq). Altri testi extrabiblici riportano che Yhwh era conosciuto già secoli prima, in altri territori, con il nome di Shaddai; inoltre nei libri della Bibbia copta si parla anche della sua compagna Asherah. Sul fianco della giara di Kuntillet Ajrud, sono presenti motivi iconografici che mostrano tre figure antropomorfiche e un’iscrizione che nomina appaiati «Yahweh […] e la sua Asherah». Conosciuta anche con il nome di Anat o Ashratum.
Creazione dell’uomo (Homo sapiens)

Secondo le scritture bibliche (originali), così come nei testi sumero-accadici (per altro ancora più precisi e dettagliati), gli Elohim decisero di fare l’Adàm, incrociando il loro DNA con quello dell’ominide presente sulla Terra (L’Adamà).Nella Genesi, sono due gli episodi relativi alla Creazione; nel primo, secondo la tradizione, troviamo scritto: “Dio disse facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”. La traduzione corretta e letterale dall’ebraico recita: “Gli Elohim (ricordiamo che è plurale e infatti anche i verbi che seguono lo sono) dissero facciamo l’Adàm con la nostra immagine (DNA), l’Adàm sarà a nostra somiglianza”.

In ebraico, viene utilizzato il termine “Zelem” che significa “quel qualcosa che contiene l’immagine” ed essendo un vocabolo derivante dal verbo “Zalem” che indica “tagliare fuori” (estrarre/togliere), descrive in modo chiaro che l’immagine degli Adàm deriva da qualcosa che è stato “tagliato fuori” dagli Elohim. Nelle cronache sumero-accadiche è esplicitamente descritto che quel “qualcosa” fu estratto dal sangue di giovani Anunnaki maschi. Si parla pertanto della metà “donatrice” cioè il primo racconto parla del DNA Elohim.

Nel secondo racconto si narra che Dio modellò l’uomo dalla terra e vi soffiò dentro la vita. “Allora il Signore Dio modellò l’uomo con la polvere del terreno e soffiò nelle sue narici un alito di vita; così l’uomo divenne un essere vivente”. Nella versione originale, il termine tradotto con polvere (argilla, fango), in realtà, descrive “la forma” cioè la matrice nella quale inserire il “soffio di vita”. Si parla pertanto della metà “ricevente”, cioè il secondo racconto parla del DNA dell’Adàm. Un palese riferimento a una operazione di ingegneria genetica, con il quale gli Elohim hanno contribuito allo spropositato e ancora oggi inesplicato salto evolutivo dell’uomo, rispetto a tutti gli altri primati terrestri.

L’anello mancante dell’evoluzione non è stato ancora trovato in quanto non esiste; ciò che ha fatto la differenza è stata “l’immagine” degli Elohim. Recentemente, i genetisti si sono accorti della presenza nel genoma umano, di parti consistenti di DNA inizialmente denominato “spazzatura” poiché non codificante, parte che non dovrebbe esistere nei nostri geni.
Adamo ed Eva

Innanzitutto, va precisato che nelle scritture bibliche originali, la parola Adàm (come già intuibile dai passi precedenti) non determina un individuo ma una specie,l’articolo determinativo presente nei testi ebraici (l’Adàm) ne è la prova. Come descritto ampiamente e con dovizia di particolari dalle tavolette sumero-accadiche, gli Anunnaki eseguirono diversi esperimenti prima di raggiungere il successo, generando l’Uomo. Sono descritti almeno sette tentativi andati male (aborti, mostruosità, menomazioni e mutazioni). Addirittura, scrissero che fu prelevato il sangue direttamente dal capo supremo (Elyon?), nella speranza di una migliore qualità genetica; tuttavia anche in questo caso il risultato fu un fallimento totale. Questi racconti ci confermano che la “creazione” dell’Uomo avvenne a fronte di una lunga catena di tentativi ed esperimenti assolutamente di natura genetica e non creazionista.

Tornando alla Bibbia, fatto l’Adàm (inteso come specie), gli Elohim (o Anunnaki) lo posero nell’Eden e gli affidarono ogni sorta di animale e la cura del “giardino”.Presumibilmente affidarono agli “umani” la cura dei campi, degli alberi da frutto e del bestiame, all’interno del loro centro di comando (l’Eden). Ma, ad un certo punto, gli Elohim si accorsero che l’uomo non trovava negli animali una compagnia adeguata (ndr: se mantenessimo l’interpretazione teologica, secondo la quale Elohim è Dio, in questo passo viene da pensare che “Dio” inizialmente abbia sbagliato, creando gli animali come compagnia dell’uomo, non creando direttamente la donna, ma solo in un secondo tempo).

E’ evidente che l’assenza femminile abbia portato negli Adàm una certa promiscuità e che i naturali fisiologici istinti sessuali venissero sfogati sia in modo omosessuale, che verso altre specie. Gli Elohim decisero quindi di creare la femmina e nel relativo passo biblico (Genesi 2,21), è evidente si parli di una operazione chirurgica con la quale venne estratto del materiale da “parte laterale ricurva” (tradotta con “costola” ma presumibilmente relativa alla cresta iliaca presente nell’anca).
Una curiosità interessante

Gli studiosi ebraici sostengono, tramite il Talmud, che a creare l’uomo non furono gli Elohim bensì i Refahim o Rofim (secondo la vocalizzazione), che identificherebbe i loro medici. Infatti, il termine Refahim descrive la funzione, non la razza o specie (come Malachim che indica la funzione di portatore di ordini “messaggero”, in greco anghelos, in latino angelus e infine in italiano angelo). Da ciò si può ritenere che sia Elohim che Refahim possano essere corretti, in quanto gli Elohim dediti alla funzione medica acquistavano l’appellativo di Refahim, che è il plurale di Refael o Rafael, dal quale deriva il nome Raffaele. E’ curioso che oggi l’Arcangelo Raffaele sia ricordato come il protettore della medicina e dei dottori. (L’ospedale San Raffaele di Milano, è sormontato infatti da una enorme statua di San Raffaele).

Oggi le cellule staminali vengono prelevate tramite aspirazione di sangue midollare proprio dalla cresta iliaca, cioè il margine superiore dell’osso iliaco o osso dell’anca.La Bibbia scrive: “Allora l’Eterno Dio fece cadere un profondo sonno sull’uomo, che si addormentò e prese una delle sue costole, e rinchiuse la carne al suo posto”. Incrociando ancora una volta i testi biblici con i resoconti sumero-accadici, si può leggere in queste righe, che gli Elohim indussero nei soggetti un sonno profondo (anestesia totale) e prelevarono dall’Adàm le cellule staminali dalla cresta iliaca. Fatto ciò, richiusero le carni al loro posto e con questo materiale procedettero, tramite clonazione e interventi genetici, alla produzione di soggetti femminili, le Eva.
Il peccato originale e il serpente

All’interno del giardino dell’Eden, ci dicono essere stati posti due alberi: l’Albero della vita e l’Albero della conoscenza del bene e del male. In realtà, su questo argomento la Bibbia fa un po’ di confusione, mischiando più volte l’uno con l’altro.

Tutti conosciamo bene la storia della mela e del serpente; tuttavia la teologia fa apparire il racconto come una fiaba o quanto meno una metafora, finalizzata all’inserimento del peccato originale (la disobbedienza a Dio). Evidentemente una lettura letterale, corroborata da una corretta traduzione e da ricerche trasversali (testi extrabiblici e parallelismi con tutte le altre culture) riesce a colmare gli innumerevoli buchi logici, oggi resi dogmatici dalla filologia ebraica e dalla teologia cattolica.

Quanto scritto originariamente nella Genesi, è molto più concreto di quel che traspare dalle visioni spiritualistiche. Bisogna innanzitutto sapere che i Refahim o Rofim biblici possono essere ricondotti ai corrispettivi sumero-accadici “Kashdeian”, ovvero il gruppo di Anunnaki (Elohim) dediti alle scienze biomediche (secondo gli studi di un sumerologo del Christ College di Cambridge). Il serpente che ha la tana sotto terra, indicherebbe simbolicamente gli studi che vanno in profondità, e la sua raffigurazione intrecciata riproduce con tutta evidenza la doppia elica del DNA. (ancora utilizzato oggi come simbolo della farmacologia).

Si riscontra che i Kashdeian venissero chiamati “serpenti” e che fossero divisi in due categorie: i serpenti a un occhio (scienziati dediti agli studi astronomici) e quelli a due occhi (ingegneri genetici e biologi), occhi rispettivamente descrittivi degli strumenti tecnologici utilizzati, il telescopio (uno) e il microscopio (due).

Ciò che biblicamente viene descritto come il frutto del peccato, non è mai indicato come mela, ma solo come “frutto”: mela presumibilmente deriva, nelle più recenti traduzioni teologiche, dall’analogia con il termine latino malus. L’albero della conoscenza altro non era che la consapevolezza della propria sessualità e della sua funzionalità di procreazione naturale (fino a quel momento a produrre gli Adàm ci pensavano gli Elohim). A questo fa riferimento, il passo in cui si dice che mangiando il frutto della conoscenza, l’uomo sarebbe diventato come “Dio”; allude alla capacità di procreare autonomamente (ovvero creare la vita), proprio come gli Elohim.

Il serpente dell’Eden era molto probabilmente un Kashdeian (Refahim), conosciuto allora come uno dei “serpenti”: alcuni sostengono fosse addirittura il genetista stesso che programmò e seguì l’incrocio genetico con gli Elohim (pertanto il nostro “creatore”). Molti lo identificano con Enki (Dio sumero-accadico), fratello di Enlil, entrambi figli dell’altissimo (Elyon?) e che si dividevano il comando sulla Terra.

Mentre Enlil esigeva che gli Adàm fossero tenuti sotto loro diretto controllo e che la loro (ri)produzione fosse subordinata e programmata, Enki desiderava per le “sue” creature, la possibilità di riprodursi ed evolversi naturalmente. Concesse agli Adàm la fertilità, rendendoli quindi uguali a loro. I capi della fazione di Enlil disapprovarono, però, tale azione e come conseguenza “cacciarono” gli Adàm dal Gad-Eden.

Questa non fu in realtà una condanna (come espresso dalla teologia) bensì una sentenza post evento. I passi che descrivono le “punizioni” di Dio: “Tu uomo lavorerai il suolo con il sudore”, altro non è che una logica ovvietà; finché vivevano nell’Eden, al cibo pensavano gli Elohim; ora l’uomo per mangiare dovrà cavarsela da solo, lavorare la terra e andare a caccia. Nessuna condanna, ma semplice conseguenza.

“Tu donna partorirai con gran dolore” è un’altra ovvietà; finché vivevano nell’Eden, alla riproduzione pensavano gli Elohim, fino all’intervento di Enki (il serpente), gli Adàm non erano fertili e venivano “prodotti” presumibilmente in vitro. Con il raggiungimento della fecondità e la possibilità di riprodursi autonomamente, le femmine (le Eva) avrebbero sperimentato che partorire è doloroso (esperienza naturale vissuta anche dagli Elohim). ancora una volta nessuna condanna, ma semplice conseguenza della loro scelta.

Anche il concetto della conoscenza del bene e del male (nella filologia ebraica mai espressi come aspetti spirituali o morali ma assolutamente pratici e concreti) è semplicemente la sperimentazione diretta di ogni aspetto della vita, positivo o negativo. In sostanza, gli Elohim concessero all’Adàm la libertà di sperimentare la loro nuova condizione: “bene, ora che siete come noi, andate e vivete ogni esperienza positiva o negativa della vostra nuova condizione”.
L’albero della vita

(Genesi 3,22)“Il Signore Dio disse allora: Ecco l’uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. La preoccupazione di Enlil fu che l’Adàm, ormai in grado di procreare liberamente, potesse accedere all’altra caratteristica tipica degli Elohim, la loro spropositata longevità. I nostri genetisti odierni hanno appena cominciato a capire i meccanismi responsabili della degenerazione cellulare, gli errori di “copia” del codice genetico ad ogni sua replica. Gli Elohim è probabile avessero una tal conoscenza genetica da aver sconfitto tali perdite di informazioni del DNA e fossero pertanto in grado di vivere fino a oltre 30.000 anni. E’ pensabile quindi temessero che l’uomo potesse ottenere accesso a tali conoscenze.

Chiedo scusa per eventuali eccessive semplificazioni e qualche eventuale errore; prendete tutto ciò alla stregua di una favola (Adam Kadmon docet)… ma riflettete sulla lucidità e logicità di questa versione che è ricavabile da una semplice lettura letterale, basata su un racconto dei fatti incontrovertibilmente condivisibile da tutti gli scritti antichi delle più svariate culture, dal medio oriente, all’oriente, dai nativi americani alle tribù africane, ai popoli precolombiani dell’America latina.

Per chiudere, mi scuso con chiunque abbia fede in qualsiasi religione o culto, precisando, tuttavia, che quanto qui descritto non vuole in nessun modo escludere l’esistenza di Dio (trascendente e spirituale), semplicemente questo Dio non è menzionato nelle scritture ebraiche originali. Ritengo che la Bibbia narri la storia di un popolo e la sua relazione con uno degli Elohim… Dio è un’altra storia!


Fonte: http://www.nuovaauras.it/
Rivisto da www.fisicaquantistica.it

Tramite: http://www.noiegliextraterrestri.it/2014/08/il-serpente-dell-eden-era-un-ingegnere-genetico.html