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venerdì 1 aprile 2011

Il Muro della Vergogna


Il Muro della Vergogna

Il muro di TiJuana provoca almeno due morti al giorno, dal 1994 ad oggi infatti secondo l’American Civil Liberties Union le  vittime circa 5600. Per Obama “non è una priorità della amministrazione USA”

La barriera di separazione tra Stati Uniti e Messico, detta anche Muro messicano o Muro di Tijuana, è una barriera di sicurezza costruita dagli Stati Uniti lungo la frontiera con il Messico. Il suo nome ufficiale in Messico è quella di Muro della vergogna. Il suo obbiettivo è quello di impedire agli immigranti illegali, in particolar modo messicani e centroamericani, di oltrepassare il confine statunitense.
La sua costruzione ha avuto inizio nel 1994, secondo l’ottica di un triplice progetto antimmigrazione: il progetto “Gatekeeper”, conosciuto anche come “Operacion Guardian” in California, il progetto “Hold-the-Line” in Texas e il progetto “Safeguard” in Arizona. Secondo alcuni esperti queste operazioni sarebbero solo una manovra per convincere i cittadini statunitensi della sicurezza e impenetrabilità dei confini, mentre l’economia continuerebbe a beneficiare del continuo flusso di forza lavoro a basso costo in arrivo da oltre frontiera.
La barriera è fatta di lamiera metallica sagomata, alta dai due ai quattro metri, e si snoda per chilometri lungo la frontiera tra Tijuana e San Diego. Il muro è dotato d’illuminazione ad altissima intensità, di una rete di sensori elettronici e di strumentazione per la visione notturna, connessi via radio alla polizia di frontiera statunitense, oltre ad un sistema di vigilanza permanente, effettuato con veicoli ed elicotteri armati. Il confine tra Stati Uniti e Messico, lungo 3,140 km, attraversa territori di diversa conformazione, aree urbane e deserti. La barriera è situata nelle sezioni urbane del confine, le aree che, in passato, hanno visto il maggior numero di attraversamenti clandestini. Il risultato immediato della costruzione della barriera è stato un numero sempre crescente di persone che hanno cercato di varcare illegalmente il confine, attraverso il Deserto di Sonora, o valicando il Monte Baboquivari, in Arizona. Questi migranti hanno dovuto percorrere circa 80 km di territorio inospitale prima di raggiungere la prima strada, nella riserva indiana Tohono O’odham. L’American Civil Liberties Union calcola che dal 1994 a oggi siano morti 5.600 clandestini e accusa il governo degli Usa di una sostanziale ipocrisia: la barriera e i controlli in sostanza servirebbero soprattutto da alibi, perché poi l’economia della California e di altri Stati del Sud continua a dipendere dal lavoro sottopagato dei migranti che riescono ugualmente a passare. Le autorità americane dichiarano di avere respinto, nel solo 2005, più di 1 milione e 200 mila persone (più di 520 mila nel 2009). Il presidente del Messico Felipe Calderon, in occasione di un incontro con il Presidente Obama, avvenuto nell’agosto 2009, ha chiesto “il rispetto” da parte degli Stati Uniti “dei diritti umani e del lavoro degli immigrati” messicani e dei loro familiari negli Stati Uniti. L’Ambasciatore USA in Messico ha replicato che la questione “non è nelle priorità” della “nuova” amministrazione Obama.
Il 9 novembre 2009, durante la celebrazione del ventennale dell’abbattimento del “Muro di Berlino”, il Presidente Obama, non potendo intervenire di persona, ha inviato un video messaggio proiettato sui maxischermi della Porta di Bradeburgo nel quale ha esaltato la caduta del Muro che “ci ricorda come il destino é determinato da quello che fanno i popoli”, e come “nonostante la violenza e la repressione i tedeschi dell’Est hanno vinto perché credevano che il mondo poteva cambiare”. I tedeschi, non i messicani!
La cosa peggiore è che a festeggiare con Obama in video e con la Clinton di persona c’erano anche molti ex comunisti di casa nostra.
URL breve: http://www.piazzadelgrano.org/?p=1301

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