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domenica 6 maggio 2012

Il caso Zanfretta: La storia



Mistero Puntata giovedì 3 2012

Tra il 1978 e il 1980 la guardia giurata Piero Fortunato Zanfretta si trovò al centro di una vicenda alquanto clamorosa che venne seguita dai media sia a livello nazionale che internazionale. Tutto cominciò nella notte tra mercoledì 6 e giovedì 7 dicembre 1978 quando Zanfretta, allora dipendente dell’Istituto di vigilanza “Val Bisagno” di Genova, fu trovato in stato di choc e in preda ad un indicibile terrore nei pressi della villa “Casa Nostra” di Marzano di Torriglia, un piccolo centro sulle alture del capoluogo ligure. Quando si riprese, Zanfretta raccontò tremando di aver visto “un essere enorme, alto circa tre metri, con la pelle ondulata, come se fosse grasso o tuta molle, comunque grigia” che subito dopo volò via “in una gigantesca luce a forma di triangolo sormontata da lucette di diverso colore”.

Sottoposto ad ipnosi regressiva nello studio del medico genovese Mauro Moretti, l’uomo non solo confermò la sua avventura, ma disse di essere stato trascinato sulla “astronave” da quattro esseri mostruosi che lo avrebbero minuziosamente esaminato. Un’inchiesta dei Carabinieri, condotta dall’allora brigadiere Antonio Nucchi, comandante la stazione di Torriglia, accertò che 52 testimoni avevano osservato un enorme disco volante volteggiare in quelle ore su Torriglia. Tra questi, anche il sindaco e il parroco del paese. Inoltre sul prato dove Zanfretta fu ritrovato dai suoi colleghi, i Carabinieri scoprirono una traccia a forma di ferro di cavallo di 2 metri per 3. Non si era ancora spenta l’eco di quel misterioso “incontro ravvicinato del terzo tipo”, che dopo venti giorni l’esperienza si ripeteva. Questa volta i Carabinieri scoprirono accanto alla Fiat 127 del metronotte orme lunghe oltre 50 centimetri.

Fu l’inizio del caso Zanfretta. Una storia che durò, a più riprese, circa due anni per un totale di cinque “incontri” con i presunti “alieni”. Una storia che coinvolse non solo le guardie giurate dell’Istituto di vigilanza “Val Bisagno” e i Carabinieri, ma anche la Polizia e la Magistratura, visto che la Procura di Genova aprì un fascicolo su questo caso e più tardi lo archiviò per “mancanza di estremi di reato”.

La storia di Zanfretta fu divulgata in un primo tempo a livello nazionale da Enzo Tortora che volle il metronotte nel suo “Portobello”, la trasmissione televisiva più seguita negli anni Ottanta. Successivamente i numerosi articoli pubblicati su di lui dalle riviste nazionali, vennero ripresi anche all’estero un po’ ovunque nel mondo. In particolare il “National Enquirer”, settimanale popolare a larghissima tiratura (circa cinque milioni di copie) negli Stati Uniti, si occupò a più riprese di Zanfretta dedicandogli anche una copertina. Zanfretta venne inoltre esaminato da personalità come il professor Cesare Musatti, il padre della psicanalisi italiana, e dal professor Marco Marchesan, titolare del Centro Internazionale di Ipnosi Medica e Psicologica di Milano, i quali affermarono che l’uomo non mentiva. Proprio per dimostrare la sua buona fede, Zanfretta si fece sottoporre da Marchesan al Pentotal, il siero della verità, che dimostrò come il racconto non fosse frutto di menzogne o inganni. Inoltre in più occasioni venne dimostrato che ciò che Zanfretta raccontava in ipnosi aveva riscontri precisi nella vita reale.

La notte tra il 2 e il 3 dicembre 1979, ad esempio, quattro metronotte si trovavano su due auto sulle alture di Marzano di Torriglia in cerca di Zanfretta, quando improvvisamente vennero illuminati a giorno da due fari che si accesero da una nuvola ferma nel cielo e i motori delle loro auto immediatamente si bloccarono. Subito i quattro uscirono dai veicoli terrorizzati dallo strano fenomeno. Il loro comandante, Giovanni Cassiba, estrasse allora la sua calibro 38 e fece fuoco contro i fari nella nuvola. Quandò esaurì i colpi, prese la pistola di uno dei metronotte e scaricò anche quella verso il cielo. Infine i fari si spensero e la nuvola si mosse lentamente in direzione del mare.

Durante l’ipnosi cui si sottopose la sera del 3 dicembre 1979, Zanfretta non solo riferì di aver visto i suoi colleghi sparare mentre si trovava a bordo del disco volante (nessuno lo aveva informato dell’episodio), ma affermò anche che gli “alieni” si erano recati in Spagna dove i loro dischi volanti avevano spaventato della gente. L’indomani mattina (4 dicembre 1979) il servizio internazionale dell’Ansa mise in rete una notizia nella quale si diceva che il pomeriggio precedente a Guadalajara, in Spagna, un medico dentista e la sua famiglia erano finiti fuori strada con l’auto, spaventati dalle evoluzioni di un disco volante sulla loro testa.

Inoltre diversi testimoni oculari affermarono di aver visto un grosso disco volante luminoso nei posti dove avvennero gli altri episodi. Da notare poi che nelle ultime ipnosi Zanfretta cominciò a parlare una lingua incomprensibile e, con grande sorpresa del dottor Moretti, il medico che conduceva le sedute, sfuggì completamente al suo controllo.

Il libro scritto dal giornalista Rino Di Stefano, caposervizio della redazione regionale ligure del quotidiano nazionale “Il Giornale”, venne pubblicato per la prima volta nel 1984. Nel 1991 il volume venne presentato alla stampa internazionale nel corso del Primo Convegno Mondiale di Ufologia a Tucson, in Arizona. Seguì una seconda edizione negli anni Novanta e infine una terza, quella attuale, con i risvolti internazionali del caso Zanfretta. Infatti del metronotte, che sostiene di conservare in un posto segreto una misteriosa sfera che gli sarebbe stata consegnata dagli “alieni”, si è occupato un miliardario americano che ha inviato due suoi emissari in Italia per convincere Zanfretta a collaborare con la sua organizzazione per un non meglio definito “progetto”. Pur avendogli promesso forti somme di denaro e un cospicuo vitalizio, Zanfretta si è rifiutato e non ha mai fatto vedere la sua sfera a nessuno.

Rino Di Stefano Nato nel 1949 a Genova, laureato in Giornalismo negli Stati Uniti, Rino di Stefano è giornalista professionista, autore di saggi, romanziere e traduttore. Attualmente è caposervizio presso la redazione genovese del quotidiano nazionale “Il Giornale”. Per i tipi De Ferrari ha pubblicato “Soluzione Virale”; “Mia cara Marion…Dal carcere alla Repubblica: gli anni bui di Sandro Pertini nelle lettere alla sorella”; "Oltre l'orizzonte. Dal passato al futuro nell’avventura politica di Claudio Scajola".



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Notizie 2008 sulla scatola di Zanfretta Ora Zanfretta inizia a cambiare atteggiamento e dice che vuole rivelare un qualcosa che dall'inizio dell'anno sta avvenendo. Al di sotto della sfera esistono una serie di 12 simboli sistemati in due file in orizzontale e da Gennaio 2008 fino ad oggi regolarmente si stanno accendendo in sequenza, come se un timer o un qualcosa che periodicamente registra il passare del tempo stia scadendo. Al termine dell'apertura della scatola dalla Piramide scaturisce un raggio che colpisce la testa di Pier Fortunato e in quei momenti egli rivede molto dettagliatamente tutto il mese passato. Questo meccanismo secondo Pattera sarebbe una sorta di HardDisk nel quale viene scaricato tutto il contenuto della memoria dell'ex-metronotte. Zanfretta e' sicuro qualcosa di grosso accadra' alla fine del 2008 queste le sue parole, ne e' piu' che convinto. Dopo trentanni di attesa finalmente attende il ritorno degli Alieni. Devo dire che questo concetto l'ha ripetuto piu' volte cercando, di avvertire i presenti, ma senza entrare nei dettagli in quanto neppure lui ne sa molto. Sa di per certo che un'evento importante avverra!

Il 16 Ottobre Zanfretta partecipa ad una trasmissione televisiva su rai due, raccontando nuovamente per intero la sua storia, ma proprio alla fine ci rivela che dal mese di Agosto non gli è più consentito accedere alla misteriosa camera, e ribadisce ancora una volta che sta per accadere qualcosa.





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Notizie 2009: Il portale si riapre

Il 22 Novembre 2009 Durante un'intervista Zanfretta ci conferma che adesso è nuovamente in grado di entrare nel portale dove è inserita la misteriosa scatola aliena. Ecco cosa ha detto durante l'intervista.
Zanfretta:<< La grande luce si è riaperta dopo un anno e mezzo. e adesso spero di riuscire a capire cosa vogliono e soprattutto cosa fare, speriamo che la cosa arrivi in fondo con il prossimo anno e poi.... vedrà chi vivrà.. Quando apro la scatola appoggio la faccia in una sfera e un raggio verde mi colpisce il volto e rivedo tutto ciò che ho trascorso in un anno.>>
Paola Harris: << Pensi che questi contatti siano positivi anche se ti ha causato dei problemi personali?>>
Zanfretta:<<Io penso di si, vediamo quanto scaricherò involontariamente nella scatola, comunque vedrete che nel 2010 succederà qualcosa di grosso..., una cosa positiva.>>






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Novità 2010: Undici simboli su dodici sono accesi Dopo una breve pausa avvenuta tra 2008 e 2009 torna d’attualità il "Caso Zanfretta", infatti il Metronotte ha comunicato che adesso riesce nuovamente ad accedere nella misteriosa stanza dove all'interno di una scatola è rinchiusa una piramide misteriosa consegnata dagli alieni.

Qualche giorno fa, reduce dall’ennesima nottata trascorsa accanto alla "scatola extraterrestre", è andato a Riposto (CT) per prendere parte all’interessante convegno che gli ha dedicato il "Centro Ufologico Siciliano" (C.U.S.). Riporto L'intervista di Zanfretta effettuata dal giornalista RODOLFO AMODEO

- Ma ci faccia meglio capire cosa succede quando lei si reca dalla “scatola”…

«Intanto, dato il luogo in cui si trova, mentre per qualsiasi altro uomo sarebbe un’impresa, io ci arrivo sempre con estrema facilità, quasi aiutato da una forza che mi spinge verso di essa; ed anche se piove o nevica arrivo lì completamente asciutto. Quando sono nelle immediate adiacenze si accende una luce che via via s’ingrossa fino ad inghiottirmi. Vengo, dunque, proiettato in un’altra dimensione e mi ritrovo in un lungo corridoio che mi conduce alla grande stanza in cui si trova la “scatola”. Mi seggo accanto a quest’ultima (un cubo di un metro per un metro di probabile metallo) ed appoggiandovi la mano ne provoco automaticamente l’apertura. Quindi la piramide a tre facce contenuta nella sfera di vetro inizia a roteare su se stessa generando delle scosse elettriche luminose».

- Ed a cosa conduce tutto ciò?

«Non saprei. So solo che quando da quella sorta di “chip” che gli alieni mi installarono nella zona del cranio ricevo l’ordine di andare lì, non posso esimermi dal farlo; e che quando vado via dalla “scatola” avverto nella testa un po’ di confusione. Suppongo di venire utilizzato come una “memoria esterna” di un computer, il cui contenuto la “scatola” provvede a “scaricare” per acquisire informazioni su noi umani. Chissà…: forse la prossima volta che andrò lì giungeranno su qualche altra galassia anche i volti di voi che ho incontrato stasera qui a Riposto ed i discorsi che abbiamo fatto…».

- Perché non porta mai nessuno con sé quando si reca in visita alla “scatola”?


«Perché non voglio che si distruggano vite umane. Una volta da tale apparato vidi partire un raggio ed un istante dopo sentii un urlo lancinante: mi voltai e vidi una lepre che evidentemente mi aveva seguito e che era stata fulminata. La stessa sorte potrebbe toccare ad un uomo. Tanti amici ed ex colleghi di lavoro si dicono pronti ad accompagnarmi armati, ma penso proprio che nessun mezzo di offesa-difesa in possesso di noi umani possa sortire effetti in un tale contesto. Diverse volte ho anche tentato di fotografare la “scatola” per portare una prova della sua esistenza, ma si ottenevano solo scatti dal contenuto confuso ed indecifrabile».

- Pare, comunque, che la “scatola” non fosse destinata propriamente a lei, bensì ad un eminente scienziato americano, guarda caso piuttosto scettico riguardo agli avvistamenti Ufo, sui quali lo stesso stava indagando su preciso mandato delle autorità governative statunitensi…

«E’ vero: gli alieni, in realtà, mi affidarono il compito di farla pervenire all’astronomo Josef Allen Hynek, deceduto nel 1986 per un tumore al cervello. Mi misi subito in contatto con lui invitandolo a venire in Italia per ritirarla in quanto io non mi sarei potuto permettere un viaggio alla volta degli Stati Uniti. Ma lui mi mandò un suo collaboratore ed io mi rifiutai di consegnargliela».

- Ma perché le entità extraterrestri avrebbero scelto lei come interlocutore o “cavia”?“


«Non sono mai riuscito a spiegarmelo. Probabilmente avrebbero sortito effetti migliori con una persona più colta ed altolocata; ed, invece, hanno preso di mira uno semplice e sconosciuto come me che, a causa di questa vicenda, ho avuto stravolta la vita. Credetemi: ho tanta paura, perché ho a che fare con esseri a noi ignoti ed, in ogni caso, diversi dall’uomo. Non riesco a capire se vogliono il bene o il male dell’umanità. Ultimamente, quando mi reco dalla “scatola”, avverto il seguente imperativo: “Prepàrati”. Ma a che cosa dovrei prepararmi?!… ».

- Lei è a tutt’oggi “corteggiato” dalle televisioni, da studiosi e ricercatori e, probabilmente, anche da uomini dell’“intelligence”: non ha mai tratto profitti economici da ciò?


«Assolutamente! Mi sono state offerte valigette piene di banconote, ma le ho sempre rifiutate».

- Lei si interessa di ufologia e di esperienze extraterrestri di altre persone?


«Per niente! Di esperienza mi basta la mia. E’ l’esperienza che mi limito a testimoniare nelle varie conferenze e trasmissioni televisive cui vengo invitato. Avendola vissuta sulla mia pelle, so di dire la verità e, pertanto, la mia coscienza è tranquilla. Si è liberissimi di non crederci, ma non me ne frega niente!».

- Il compianto Enzo Tortora, Baudo, Costanzo, Fazio, Magalli ed altri popolarissimi anchorman televisivi si sono occupati del suo caso e l’hanno voluto ospite nelle rispettive trasmissioni. Ma i grandi mass media nazionali che approccio hanno con le tematiche extraterrestri?


«C’è la tendenza a spettacolarizzare e, di conseguenza, a banalizzare tali questioni. Al “Bivio” di Enrico Ruggeri, ad esempio, è stata realizzata e mandata in onda una molto suggestiva ricostruzione sceneggiata di quanto mi è accaduto, ma parecchio lontana dalla realtà dei fatti. Nei cosiddetti “salotti” o “talk-show”, poi, si rischia di perdere la reputazione in una manciata di minuti: tutto si trasforma in “trash” perché, onde fare “audience”, ti mettono sempre accanto il “fenomeno da baraccone” che sfrutta l’ufologia per acquisire facile popolarità o quello che deve, a priori, recitare la parte del “contraddittore”, anche se non ne è affatto convinto. Ricordo, ad esempio, il falso scetticismo nei miei riguardi di un “tal” Alessandro Cecchi Paone il quale, invece, ha pubblicamente ammesso di aver avuto esperienze extraterrestri».

- Lei crede in Dio?


«Eccome! Sono un credente, frequento la Chiesa ed amo aiutare la gente che soffre nell’ambito del mio nuovo lavoro di dipendente di una cooperativa socioassistenziale. La fede, anzi, mi ha aiutato a superare i momenti critici che ho vissuto in ambito familiare e lavorativo a seguito delle note vicende occorsemi. E penso proprio che la Chiesa, anche se non lo vuol dare a vedere, si interessi al mio caso. Dico questo perché, tempo addietro, i dirigenti della mia cooperativa mi mandarono in missione alla Città del Vaticano per consegnare un plico ad un alto prelato. Ebbene: mi accorsi che era tutto un pretesto per dare modo alle autorità ecclesiastiche di venire in contatto con me. Non appena consegnato quel plico, infatti, era mia intenzione riprendere subito la via del ritorno, ma fui con insistenza pressato per rimanere a pranzo: alla fine mi ritrovai circondato da diverse decine di religiosi che, un po’ come avete fatto voi questa sera in questa conferenza, mi rivolgevano domande sui fenomeni di cui sono stato e sono protagonista».

- Quando si parla di ufologia in Sicilia, non si può non pensare al famoso contattista catanese Eugenio Siragusa, deceduto alcuni anni fa. Ha mai avuto rapporti con lui?


«Altro che! Di Siragusa ho, anzi, un particolarissimo e significativo ricordo. Ci conoscemmo da queste parti in occasione di una trasmissione televisiva, e mi rivolse lo “strano” invito a recarmi con lui sull’Etna alle… quattro del mattino! Io accettai e, dopo ben tre ore di cammino, giungemmo dinnanzi ad una grotta lavica dove, a suo dire, abitavano dei suoi “amici”. Ebbene: davanti ai nostri occhi si materializzarono dal nulla quattro figure simili ad esseri umani, ma altissime (quasi tre metri), con lunghi capelli biondi e vestite con tuniche bianche. Alcuni anni dopo, nel corso di un convegno al Nord Italia in cui si parlò pure di Siragusa, vidi proiettato su uno schermo il disegno di quelle quattro figure. Come dicevo prima, l’ufologia e le persone che ruotano attorno ad essa non mi appassionano più di tanto, ma ho sempre sentito dire che degli esseri che Eugenio Siragusa diceva di incontrare sono rimasti solo i suoi schizzi; per quanto mi riguarda posso, invece, testimoniare che quel disegno rispondeva perfettamente alla realtà».Fonte intervista RODOLFO AMODEO : http://www.centroufologicosiciliano.info/ Collegamenti: La storia| Novità 2010| Notizie 2009| Notizie 200

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