Uno dei misteri colossali della storia umana è costituito senz’altro dalla vicenda altamente inquietante della cosiddetta Maschera di Ferro, un individuo oscuro e quanto mai incognito sul quale la ricerca sembra arenatasi per l’impossibilità intrinseca di pervenire ad una qualche verità che sia in grado di squarciarne quanto meno una parte dei cotanti arcani. Studiando a fondo la questione mi sono rendo conto che qualcosa di assai losco era stato nascosto in quella vicenda tanto conturbante, un qualcosa che abbisogna di essere portato alla luce. Nei libri che ho studiato in proposito si parla di un certo Dauger, arrestato in circostanze oscure a Calais o a Dunkerque nel nord-ovest della Francia, si ripete il nome di Nicolas Foucquet quale depositario di “Segreti di Stato”, anch’egli arrestato misteriosamente e in seguito ad un altrettanto
strano processo internato nella fortezza militare di Pinerolo, si accenna ad un certo Mattioli, diplomatico al seguito del Duca di Mantova impegnato in quel tempo in trattative segrete per la cessione di Casale alla corona francese, che in seguito venne catturato per alto tradimento e condotto anch’egli a Pinerolo, si vocifera di altri avventurieri e qualche romanziere riteneva quasi per certo che sotto la Maschera di Ferro si celasse nientemeno che il fratello gemello di Luigi XIV, un’ipotesi, quest’ultima, difesa ancora a spada tratta anche da innumerevoli storici e studiosi. Insomma, nulla di preciso.
Il mistero, sin dal 1703 in cui secondo gli storici la Maschera di Ferro muore alla Bastiglia, resta tutt’oggi tale ed anzi tende ad infittirsi. Approfondendo sempre più la materia balza però subito all’attenzione un particolare non di poco conto: ad un certo punto Dauger, arrestato nel 1669, dopo circa cinque anni di prigionia viene posto in qualità di servitore nella stessa cella di Nicolas Foucquet, l’inquietante Ministro delle Finanze di Re Sole come detto fatto arrestare da quest’ultimo con l’accusa fantomatica di essersi appropriato di beni dello Stato francese e persino di essere a capo di un complotto sedizioso teso allo scardinamento della monarchia. E’ un particolare che mi ha dato sempre da pensare, tenendo specialmente conto che nugoli di esperti della materia danno ormai quasi per scontato che la Maschera di Ferro fosse stato proprio questo oscuro Dauger. Ebbene, ammesso e non concesso che Dauger fosse stato celato davvero sotto la Maschera di Ferro e quindi in possesso di certi segreti “proibiti” che tale dovevano rimanere anche a costo di seppellirlo vivo, come mai viene collocato in qualità di valletto nella cella di Foucquet, personaggio assai controverso anch’egli ritenuto in possesso di “segreti” poco raccomandabili e che forse proprio per queste sue “conoscenze” era stato tradotto nel mastio di Pinerolo dopo un processo-farsa che ancora oggi fa rizzare i capelli a chi se ne intende di Giustizia? Insomma, c’e un dettaglio che non quadra: chi era davvero in possesso di questi “segreti”, Dauger o Foucquet? E come spiegare l’altro enigma di questa allucinante storia, quello riguardante la presunta uccisione del Ministro ad opera proprio di Dauger? Perché non si è mai trovata la salma di questo eminente uomo politico? E perché, altro angosciante enigma, il mistero della Maschera di Ferro inizia proprio subito dopo la morte del soprintendente alle Finanze, a partire appunto dal 1680, quando viene ordinato al signor de Saint-Mars, responsabile del carcere pinerolese, di condurre e segregare ancor di più in una cella praticamente inaccessibile sia Dauger, sia La Riviere, altro servitore che per molto tempo abitò la cella dello sfortunato Ministro? Perchè il marchese de Louvois, ministro della Guerra con l’incarico di supervisore delle carceri francesi, dà anzi ordini tassativi al de Saint-Mars affinché si divulghi la voce che questi due individui sono stati praticamente liberati, forse per trarre in inganno un altro enigmatico prigioniero, l’avventuriero conte de Lauzun, anch’egli entrato nascostamente e in maniera rocambolesca in rapporti col Foucquet attraverso un buco praticato nel soffitto in corrispondenza della cella di quest’ultimo? E perché il conte viene in seguito rilasciato, nonostante si sapesse di quanto sciolta avesse la lingua?
E che dire, per finire, di quella misteriosa missiva spedita dall’abate Louis al potente fratello Nicolas Foucquet, dopo un incontro segreto sostenuto dal primo col l’inquietante pittore Nicolas Poussin? In quella lettera, cui tuttora gli storici sembrano non dare quell’importanza cruciale anche per l’evidente difficoltà di interpretarla nella maniera giusta, Louis scriveva al Ministro delle Finanze di Luigi XIV quanto segue: “Non potreste credere, signore, né le fatiche che si sobbarca per il vostro servizio, né l’affetto con cui lo fa, né il merito e la probità che mette in ogni cosa. Ho reso al signor Poussin la lettera che voi gli avete fatto l’onore di scrivergli; lui ed io abbiamo progettato certe cose delle quali potremmo intrattenervi a fondo tra poco e che vi doneranno, tramite appunto il signor Poussin, dei vantaggi (se voi non vorrete disprezzarli) che i re durerebbero gran fatica ad ottenere da lui e che, dopo di lui, nessuno al mondo scoprirà nei secoli futuri; e quello che più conta, ciò sarebbe senza molte spese e potrebbe persino tornare a profitto, e si tratta di cose da ricercare così fortemente che nulla di quanto esiste sulla terra potrà avere migliore fortuna od esservi uguale.”
Di quali conoscenze e di quali vantaggi si trattava? E’ un mistero insondabile e degno di studio, poiché si tratta forse del dettaglio più importante dell’intera vicenda, un dettaglio che può condurci alla rivelazione di qualcosa di davvero sconquassante.
Da quanto mi risulta, forse la lettera venne intercettata dalle spie di Mazzarino e da questi passata al Re, che non perse tempo per mettere alle calcagna del suo fastoso Ministro diversi agenti segreti col compito di controllarne le mosse private e pubbliche. Strano ma vero, è proprio da quel momento che Foucquet comincia ad avvertire attorno a sé un clima politico assai sfavorevole, ma poiché è ancora in ottimi rapporti col suo protettore Mazzarino, le sue alterne vicende si trascinano ancora per qualche anno, fino al 1661, anno della morte del Cardinale e anno, appunto, nel quale viene con una sorprendente coincidenza arrestato da d’Artagnan con l’accusa abbastanza sintomatica di sedizione contro il potere monarchico di Luigi XIV.
A dimostrazione che quanto sto dicendo non è poi così lontano dal vero, vi è la spia rivelatrice dello strano comportamento quasi da fisima di Luigi XIV, il quale, alla morte di Poussin nel 1665 e dopo la conclusione del processo-farsa a Foucquet più o meno nello stesso periodo (si noti la coincidenza sorprendente), scatena praticamente a Roma i suoi più fidati agenti segreti con l’incarico di acciuffare e praticamente sequestrare l’opera pittorica del famoso connazionale “I Pastori d’Arcadia” (secondo l’opinione concorde degli studiosi emblema del mistero di Rennes-le-Chateau), riuscendo infine nell’impresa e nascondendola immediatamente alla vista del pubblico, a quanto si dice addirittura nella stanza più interna della sua residenza regale.
A mio modesto parere il motivo preciso della persecuzione di Foucquet era rappresentato proprio dall’amicizia profonda che intercorreva col celebre pittore de “I Pastori d’Arcadia”. Qualcuno avanza addirittura l’ipotesi che i due si siano incontrati diverse volte segretamente in Francia, dove Poussin si recava saltuariamente proprio per andare ad incontrare il suo potente mecenate, un uomo, non si dimentichi, che nel periodo del suo massimo fulgore aveva un potere talmente vasto da oscurare persino Mazzarino e l’intera corte reale! Chi, più di Foucquet, poteva aiutare questo pittore le cui tele esprimono verità tanto scottanti? Foucquet aiutò dunque Poussin, finanziandolo personalmente di nascosto tramite suoi fidati intermediari, uno dei quali era sicuramente il fratello Louis, l’estensore famoso dell’altrettanta famosa lettera, che di volta in volta si recava a Roma dove Poussin viveva appunto per fargli avere di persona gli emolumenti patteggiati. In effetti, proprio di patto si trattava. Foucquet offriva copertura politica ed anche un servizio di polizia a protezione dell’incolumità fisica di Poussin e a sua volta questi, molto addentro ai segreti vaticani essendo stato intimo amico di potenti cardinali del tempo, s’impegnava di tanto in tanto a rivelare al suo occulto protettore alcuni segreti scottanti che la società di quel tempo neppure poteva immaginare. Si tenga presente che Foucquet, forse in previsione appunto della rivelazione di questi ed altri segreti, aveva provveduto a far costruire nel nord della Francia diverse piazzeforti fortificate ed era entrato persino in possesso di una vera e propria flotta commerciale-militare, con la quale era in grado di far arrivare dovunque i suoi ordini. Questa fu la ragione principale del suo arresto. Non c’entra proprio niente l’accusa di malversazione e di abuso personale delle finanze pubbliche, questo era solo un pretesto colbertiano per scalzare dal suo posto il suo antagonista. Certamente una cosa è se una notizia viene in possesso di un uomo qualunque e un'altra è quando questa notizia entrasse nel patrimonio intellettuale di un uomo tanto autorevole quale era appunto Foucquet. Egli, col suo enorme potere, avrebbe potuto facilmente scalzare dal trono l’ancora giovane Luigi XIV, sostituirsi a questi e annunciare ai quattro venti tutto quello che sapeva da Poussin, con effetti politici e religiosi talmente dirompenti che l’intera struttura civile europea sarebbe potuta crollare in men che non si dica.
La Chiesa di Roma sarebbe stata la prima vittima di queste rivelazioni e sarebbe scomparsa in pochi attimi. Con la sua formidabile influenza politica ed essendo in grado di spiattellare ai quattro venti tonnellate di documenti storici segretissimi in rapporto alla vera natura di Gesù (accumulati in seguito al commercio di cui era il più grande fautore e che si ritiene fossero nascosti nella sua biblioteca privata che non a caso costava di non meno di trentamila volumi), una volta detronizzato Luigi XIV e fatto insediare al suo posto Gastone d’Orleans sposato con una sorella del Duca di Lorena (casato che secondo gli storici era al corrente del segreto di Poussin), Foucquet sarebbe diventato il vero padrone dell’Europa, sarebbe stato in grado di fondare una nuova religione ed in pratica nessuno avrebbe potuto più contrastarlo. Questa, a mio giudizio, è stata la causa della sua perdita ad opera di Colbert e dei suoi accoliti, presumibilmente imbeccati da spie prezzolate al soldo del Vaticano. Purtroppo per tutti noi, la Chiesa l’ebbe vinta, ma faccio presente che tuttora la partita è più aperta che mai; come si sa da tempo, attorno a Rennes-le-Chateau si sta giocando una durissima partita senza esclusioni di colpi, da una parte la Chiesa decisa a tutti i costi a mantenere nel segreto la vera storia di Gesù (che tra parentesi potrebbe anche non essere esistito con questo nome bensì con quello di un rivoluzionario di nome Giovanni sposato con una certa Maria Maddalena dalla quale avrebbe avuto una numerosa discendenza) e dall’altra un’organizzazione determinatissima di carattere massonico tesa allo scardinamento di tutti i dogmi di cui si ammanta e si è sempre ammantata la Chiesa per turlupinare interi popoli e nazioni di ogni periodo storico. Qualcuno potrebbe chiedermi a questo punto che c’entrano con questa vicenda Mattioli, Dauger, La Riviere, Lauzun e chi ne ha più ne metta rispondo che c’entrano nel senso di ingarbugliare la matassa del segreto e di allontanare i ricercatori dal vero mistero rappresentato dal rapporto intimo di Nicolas Foucquet col suo amico Nicolas Poussin. L’unica persona degna di nota, oltre naturalmente a Foucquet, è Dauger. Non c’importa chi egli sia veramente stato, è una circostanza di scarso valore. Se gli misero la Maschera di Ferro, non c’è dubbio che la portava in nome di Foucquet. Questa è la mia teoria.
Quale sarebbe stato dunque questo “segreto” di Poussin e di Foucquet e quindi della Maschera di Ferro? Dalle analisi fin qui condotte appare quasi certo (il dubbio è logico in queste circostanze) che il segreto riguardasse il vero e sinistro significato del dipinto I PASTORI D’ARCADIA, la cui chiave d’interpretazione potrebbe risiedere in quella pergamena di Sauniere decrittata che parla appunto di una Chiave 681, cifra numerica che corrisponderebbe all’altitudine del Monte Cardou (non si dimentichi che alcuni appassionati del mistero di Rennes-le-Chateau ritengono forse non a torto che il termine ARCADIA sia appunto un anagramma proprio di CARDOU).