LEGGENDA: La torre (in mattoni) fu costruita nel Sennaar (in Mesopotamia) dagli uomini con l'intenzione di arrivare al cielo e dunque a Dio. Secondo il racconto biblico, all'epoca gli uomini parlavano tutti la medesima lingua. La torre era anche un simbolo di unità degli uomini gli uni con gli altri e tutti insieme con Dio. Ma Dio creò scompiglio nelle genti e, facendo sì che le persone parlassero lingue diverse e non si capissero più, impedì che la costruzione della torre venisse portata a termine.
Genesi 11,1-9
1 Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. 2 Emigrando dall'oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono. 3 Si dissero l'un l'altro: «Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco». Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. 4 Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra». 5 Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. 6 Il Signore disse: «Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. 7 Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro». 8 Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. 9 Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.
I TESTI SUMERI: Secondo i testi sumeri dopo il Diluvio, quando la Terra venne ridivisa, si ebberodispute per i territori che sfociarono in una feroce guerra tra gli dèi.
L'esito di quel conflitto consegnò la supremazia tra gli dèi a Enlil e in modo particolare al suo primogenito Ninurta. Col tempo, quando gli effetti del Diluvio si alleviarono sufficientemente nelle pianure tra il Tigri e l'Eufrate, soltanto a Enki, come concordato, venne permesso di ricostruire la sua città antidiluviana (Eridu). Le richieste di Marduk di ricostruire la sua città antidiluviana (Babilonia) non incontrarono reazioni favorevoli.
Parrebbe che la storia biblica della Torre di Babele abbia le sue radici in questo conflitto. Marduk, in quanto dio più importante di Babilonia in tempi successivi, è il probabile ideatore; ma qual era la natura della "torre"? I sostenitori di Marduk, "Venite, fabbrichiamoci una città e una torre la cui cima tocchi il cielo, facciamo così uno shem...". Zecharia Sitchin segnala l'esistenza di un testo accadico che ripropone i resoconti biblici di come poi andarono le cose.
Diverse indicazioni nel testo confermano che Marduk era il ribelle, mentre un versetto individua il "Dio" biblico come Enlil, il quale:
Nella loro fortificata torre, nella notte, una totale fine egli fece.
Nella sua ira, un ordine anche emise:
di sparpagliare lontano era la sua decisione:
lanciò un ordine per confondere i loro consiglieri.
...il loro corso dunque arrestò.
Il racconto accadico conferma che la gente di Marduk venne effettivamente sparpagliata. Ma diversamente dal concetto generale contenuto nella Bibbia, la Torre di Babele va qui inquadrata come un episodio circoscritto, che ebbe effetto su un gruppo di individui relativamente piccolo.
Qual è la datazione dell'episodio della Torre di Babele? Zecharia Sitchin lo colloca in un momento di poco antecedente il ritorno di Marduk nelle sue terre egiziane, dov'era conosciuto con il nome di Rà: ciò avvenne intorno al 3450 a.C., quando l'Egitto entro nei 350 anni di caos prima dell'avvio della sua civiltà intorno al 3100 a.c.? L'episodio babilonese non dev'essere accaduto prima di quello delle città sumere di Eridu e di Nippur.
Si puo' quindi collocare tra il 3800 e il 3450 a.c.
L'esito di quel conflitto consegnò la supremazia tra gli dèi a Enlil e in modo particolare al suo primogenito Ninurta. Col tempo, quando gli effetti del Diluvio si alleviarono sufficientemente nelle pianure tra il Tigri e l'Eufrate, soltanto a Enki, come concordato, venne permesso di ricostruire la sua città antidiluviana (Eridu). Le richieste di Marduk di ricostruire la sua città antidiluviana (Babilonia) non incontrarono reazioni favorevoli.
Parrebbe che la storia biblica della Torre di Babele abbia le sue radici in questo conflitto. Marduk, in quanto dio più importante di Babilonia in tempi successivi, è il probabile ideatore; ma qual era la natura della "torre"? I sostenitori di Marduk, "Venite, fabbrichiamoci una città e una torre la cui cima tocchi il cielo, facciamo così uno shem...". Zecharia Sitchin segnala l'esistenza di un testo accadico che ripropone i resoconti biblici di come poi andarono le cose.
Diverse indicazioni nel testo confermano che Marduk era il ribelle, mentre un versetto individua il "Dio" biblico come Enlil, il quale:
Nella loro fortificata torre, nella notte, una totale fine egli fece.
Nella sua ira, un ordine anche emise:
di sparpagliare lontano era la sua decisione:
lanciò un ordine per confondere i loro consiglieri.
...il loro corso dunque arrestò.
Il racconto accadico conferma che la gente di Marduk venne effettivamente sparpagliata. Ma diversamente dal concetto generale contenuto nella Bibbia, la Torre di Babele va qui inquadrata come un episodio circoscritto, che ebbe effetto su un gruppo di individui relativamente piccolo.
Qual è la datazione dell'episodio della Torre di Babele? Zecharia Sitchin lo colloca in un momento di poco antecedente il ritorno di Marduk nelle sue terre egiziane, dov'era conosciuto con il nome di Rà: ciò avvenne intorno al 3450 a.C., quando l'Egitto entro nei 350 anni di caos prima dell'avvio della sua civiltà intorno al 3100 a.c.? L'episodio babilonese non dev'essere accaduto prima di quello delle città sumere di Eridu e di Nippur.
Si puo' quindi collocare tra il 3800 e il 3450 a.c.
I FATTI: Il racconto dà conto del progetto di Dio che gli uomini si dividano e popolino tutta la terra e nel contempo spiega mitologicamente l'origine delle differenze di linguaggio tra gli uomini. Un altro significato del racconto sovente impiegato allegoricamente nei secoli successivi è quello di punizione per un atto di superbia: il tentativo di alzarsi al cielo; anche se questo può far pensare ad un Dio fantoccio il quale, dopo aver intrappolato l'umanità sulla Terra, gli impedisce di compiere l'atto di ricongiungimento (re-ligio) con il Dio Altissimo; la punizione sarebbe un gesto improprio per Dio nei confronti dell'uomo, che secondo ogni religione deve cercare con tutte le proprie forze di tornare a Dio elevandosi dalla miserevole condizione in cui giace sulla Terra. A proposito della tendenza divina ad agire impropriamente nei confronti dell'uomo, cfr. peccato originale al subparagrafo "interpretazione non religiosa". Nella simbologia cristiana, pare significativo che durante la Pentecoste gli apostoli, tornando ad essere comprensibili da popoli parlanti lingue diverse, vincono la spaccatura originata a Babele da Dio stesso.
È interessante notare che il fatto che durante la costruzione della torre di Babele tutti gli uomini parlassero la medesima lingua è in contraddizione con Genesi 10: qui si legge che i figli di Noè avevano ciascuno un proprio territorio e una propria lingua. In questo racconto la differenziazione linguistico-culturale non avviene per punizione divina ma come processo naturale.
Lascia perplessi anche un altro confronto: gli uomini dicono di voler costruire la Torre per non essere dispersi sulla faccia della Terra; all'istante, Dio scende e li disperde sulla faccia della Terra, proprio perché gli uomini hanno cercato di evitarlo.
È interessante anche notare l'uso, in questo capitolo biblico, del termine ebraico שם (Shem): nel versetto 4, gli uomini si accingono a costruire la Torre per farsi un nome, acquisire fama (שם); al termine del racconto della Torre, al versetto 10, comincia la genealogia di Sem (שם) che significa proprio nome o fama, come se il personaggio di Sem rappresentasse simbolicamente il nome che gli uomini hanno appena acquisito; le parole pronunciate da Dio durante il suo intervento, infatti, non hanno un tono punitivo, e l'intero episodio della Torre può essere letto non in chiave punitiva ma come la realizzazione di un piano di Dio stesso. Nel versetto 9, si legge che «il Signore ... disperse coloro di là sopra la faccia di tutta la terra». Anche qui compare il termine ebraico שם, che può significare anche là. Questo versetto può quindi anche essere letto come: il Signore ... diffuse coloro dal Nome sopra la faccia di tutta la terra, dando al racconto un carattere decisamente positivo e costruttivo: immediatamente dopo viene data, infatti, la genealogia del Nome... ed essendoci una certa corrispondenza, nelle Scritture, tra nomi e luoghi, la genealogia di Sem può venir identificata proprio con la diffusione degli uomini (costruttori della Torre) sulla Terra.
È interessante notare che il fatto che durante la costruzione della torre di Babele tutti gli uomini parlassero la medesima lingua è in contraddizione con Genesi 10: qui si legge che i figli di Noè avevano ciascuno un proprio territorio e una propria lingua. In questo racconto la differenziazione linguistico-culturale non avviene per punizione divina ma come processo naturale.
Lascia perplessi anche un altro confronto: gli uomini dicono di voler costruire la Torre per non essere dispersi sulla faccia della Terra; all'istante, Dio scende e li disperde sulla faccia della Terra, proprio perché gli uomini hanno cercato di evitarlo.
È interessante anche notare l'uso, in questo capitolo biblico, del termine ebraico שם (Shem): nel versetto 4, gli uomini si accingono a costruire la Torre per farsi un nome, acquisire fama (שם); al termine del racconto della Torre, al versetto 10, comincia la genealogia di Sem (שם) che significa proprio nome o fama, come se il personaggio di Sem rappresentasse simbolicamente il nome che gli uomini hanno appena acquisito; le parole pronunciate da Dio durante il suo intervento, infatti, non hanno un tono punitivo, e l'intero episodio della Torre può essere letto non in chiave punitiva ma come la realizzazione di un piano di Dio stesso. Nel versetto 9, si legge che «il Signore ... disperse coloro di là sopra la faccia di tutta la terra». Anche qui compare il termine ebraico שם, che può significare anche là. Questo versetto può quindi anche essere letto come: il Signore ... diffuse coloro dal Nome sopra la faccia di tutta la terra, dando al racconto un carattere decisamente positivo e costruttivo: immediatamente dopo viene data, infatti, la genealogia del Nome... ed essendoci una certa corrispondenza, nelle Scritture, tra nomi e luoghi, la genealogia di Sem può venir identificata proprio con la diffusione degli uomini (costruttori della Torre) sulla Terra.
TESI ARCHEOLOGICHE: Dal punto di vista archeologico,si fa corrispondere la biblica Torre di Babele alla gigantesca ziqqurat iniziata dal sovrano babilonese Nabucodonosor I (XII secolo a.C.). L'opera rimase incompiuta fino a qualche secolo dopo, con i sovrani della dinastia caldea Nabopolossar e soprattutto Nabucodonosor II (VII secolo a.C.). La ziqqurat Etemenanki, dedicata al dio Marduk, nel periodo di Nabopolassar era alta 30 cubiti (circa 15,30 o 22,90 m),come si deduce dalle descrizioni del figlio Nabucodonosor II. Fu visitata anche da Erodoto, che, nonostante le distruzioni causate dal re persiano Serse I, la descrive come un monumento ancora imponente. Proprio per questa sua mole straordinaria, essa fu considerata dagli Ebrei simbolo dell'arroganza umana.
BIBLIOGRAFIA:
* Arno Borst, Der Turmbau von Babel. Geschichte der Meinungen ūber den Ursprung und Vielfalt der Sprachen und Vōlker
* Paolo Matthiae, "La storia dell'arte dell'Oriente Antico. I grandi Imperi"
* Paolo Matthiae, "La storia dell'arte dell'Oriente Antico. I grandi Imperi"
Giochi di parole al Caffè Bonazzi (2014) A Seamus Heany
RispondiElimina1) Me.dju.s'hat=Con dei cobra sulla testa (Medusa);
2) Hyksos=Heka Khesut=Stranieri principi (scacciati da Ah-mosi, dove Ah=il dio luna, in Alto Egitto);
3) Un.as=Colui che era scorpione (faraone);
4) Men.es=Il re scorpione (faraone);
5) Men.ka-u.Ra=Il re dai molti Ka spirituali di Ra (Micerino, faraone);
6) Khaf.Ra=girato è Ra’ Khaf=Ra è anima vivente (Chefren, faraone);
7) Min.osh= Il re scorpione (Minosse, Creta);
8) Aga.men.Nun=Il grande re dell'Oceano (Agamennone, Ellade);
9) Per.usiam=Per oscam partem, Attraverso la terra degli Oschi (Perugia);
10) Dasht-e-Lut=Dashart el-Lot=il Deserto di Lot (e di Abramo?) [luogo in Iran];
11) Og.ija=strano luogo nel mare (Ogigia) [nota: Og, da Gog o Magog?];
12) Ki.er.senn.esh=Chersoneso, Kerch, isola dell'Ucraina=Luogo di antica signoria (Circe);
13) K.ar.un.tii.ef=Che trasporta chi un tempo camminava (Caronte);
14) Pi-Alas.ija=L'isola a forma di scorpione: dei Pelasgi (Cipro/Cyprus; cupressum=rame e cipresso);
15) Vol.turn=Fiume dell'avvoltoio (Volturno) [nota: in effetti il Volturno e il Liri formano la figura di quell’uccello];
RispondiElimina16) My.khenai=Miu.ghenus=Di leoni la stirpe (Micene);
17) Him.alaya=Del cielo la montagna;
18) Valdo=dove sta la foresta, germanismo (simile a Gualdo);
19) Adamo: Ish (il maschio) Had-am-akh= La testa venuta fuori da immagine/dimora, ma più propriamente dalla vagina;
20) Cam.e.lot=Cam.u.lod(unum)=castrum Rom. sul fiume Cam di Cambridge (Colchester);
21) Parsifal=Perceval=Par cheval(ier)=Lo scudiero;
22) Langhe.lot=il Lunga lancia (Lancillotto);
23) Sam.nis=Uomo valente (sannita, Italia preromana) [nota: anche l’ebraico Sem significa Uomo, come del resto il Sami lappone];
24) Roma=Hro.mar= Ciò che sta davanti all’aratro;
25) Rasenna=Hra.s’inna=Di fronte al proprio mare (Etruschi);
26) An.hattu.lija=Che era la terra sul mare di Hatti (Ittiti, Anatolia);
27) Eneti, grecismo=En.hetti=Che c’erano prima degli Ittiti (Veneti);
28) Mer.en.Ptah=Amato dal dio Ptah (faraone);
29) Nefert.iiti=La bella che viene (regina, Egitto);
30) Khamiut=Le due rive nere (a causa del limo del Nilo: Egitto) [nota: l’egizio non è uomo di colore, come già rispose Hatshepsut a caro “fratello” di Mitanni. Eh, già: anche a quei lontani tempi, per salvare capre e cavoli i matrimoni erano combinati e Thut-mosi III era figlio di principessa di Mitanni. Ma a quelli, poi, fece vedere le traveggole a Megiddo, in Palestina, in una sorta di Armageddon];
31) Ekh.en.Ptah=Il Paese del dio artigiano (propriamente Egypt, Egitto);
RispondiElimina32) Ap.hroden.iiti=Colei che viene con volto di giovenca (Afrodite, non la Anadiomede);
33) Telem.akh.w=Eredità (in assiro) dell'immagine (di Odisseo)=Telemaco;
34) Senn.akh.er.ib=Colui che aumentò il numero di fratelli (Sennacherib, assiro);
35) Kal.y.pish.us=Nin.gal.y.pish.tim=La dea sole mi è la vita (Calipso);
36) Eresh.ki.gal=Regina degli inferi (Ki=terra, gal=nascosta) [nota: anche la Kalì indù è sotterranea];
37) Sin'e'ar=La terra di Sin (nella Bibbia)=Sumer (Iraq) [nota: il mesopotamico Monte Nizin, cioè del dio luna Sin, ha un omonimo: il Monte Sinai del decalogo];
38) Ish.tar=Colei che si dona (dea dell'amore e della guerra) [nota: tar probabilmente è una parola altaica e significa dono, e Mounji Tar, in lingua siberiana, stranamente rassomiglia molto a Mohenjo-Daro, come Dono della Madre Terra (Mou/Mu). Del resto henge=portare, perciò nji e henjo, anche come complemento di specificazione.
E’, però, degli antichi veneti che parole di città come Treviso (Tar-visum, Dono dei fiumi: il Sile e il Cagnan) e Trieste (Ter-geste, Mercato) contengono il prefisso tar o ter che indica naturalmente il luogo di un dono dato. Se poi pensiamo ai tirreni etruschi, intesi come tyr=tiur e hena=ghena, questi capitani di mare erano Progenie degli scambi. Al mondo tante stranezze, non mi stupirebbe che dal malese Orang=uomo possa derivare Rangu o Uranji, cioè il nome della scrittura fatta di “omini” dell'Isola di Pasqua: questa, poi, rassomiglia molto a quella della civiltà della valle dell’Indo. Altra stranezza è la città sull’Indo Kot Diji, che tradotto dall’egizio può significare I contenitori (vasi?) del serpente cobra (djet), come Harappa se letto al contrario in Pa.hap.har=il bove regale, la cui groppa potrebbe raffigurarsi nel fiume Gange o ricordarci per grandi linee la schiena di un estinto zebù in certi antichi sigilli. Chahun-Daro, poi, in cinese ricorda Cha=fiume, come se essa sia la Città "dono" dell'Indo. Per quel che ne so, gli scheletri radioattivi trovati a Mohenjo-Daro erano di tipo mongoloide, proto-alpino e alpino, quindi provenienti da aree geografiche ben differenti, come di genti richiamate dalla civiltà in mattoni a onorare il potente Signore degli animali (Shiva), ma bisognerebbe ricercare in situ un cratere d’impatto meteoritico risalente a quel periodo storico per giustificare le contaminazioni. Non credo ai vimana volanti, ma forse a qualche occasionale extraterrestre che non si sbandiera tanto oggigiorno, dopo delle bombe atomiche];
RispondiElimina39) Ut-nah.pish.tim=Colui che vide la vita (il Noè assiro-babilonese) [nota: nel piccolo grande universo di Sargon di Akkad gli altri tre Noè del diluvio sono: Atrahesis per l’Elam, Noah per Amorrei, Ziusudra per Sumeri. Ho detto “piccolo grande universo” perché il diluvio non pare proprio così universale, seppur ci siano state nel tempo altre aree interessate dal fenomeno. Misteri? Ah! Se trascriviamo al contrario il nome caldeo dell'Eufrate, e lo traduciamo, vien fuori “Hathor la Giovenca”, mentre il Tigri, sempre in caldeo e come Til.g.(e)l.hat, si può tradurre come Fiume di ciò che gli sta sulla testa. Un corno bufalino? Come se la testa della dea adorata anche in miniere del Sinai avesse occhi e orecchi bovini in città antiche dove era sito l’Eden biblico. Chissà come un dio lo vedeva dall’alto! Di certo il Nilo egizio ne era una zampa posteriore nel Nomo presso la Grande Piramide];
40) Y.H.W.H.= Yah-ho-(was-ah)-netor-en-netoren= Io che vengo portando (lo scettro sono) il dio degli dèi=Yehowah, Geova [nota: vedi strani geroglifici di papiro con riferimento a tempio giudaico, epoca persiana, Alto Egitto: a Elefantina, vicino a tempio di Iside, invece tolemaico. Da notare che in antico egizio Pa Netor ah, “il dio che io sono”, suona molto simile a Torah, il Pentateuco di Mosè, e che Mosè, come nome simile a Mosi, Mosis e Messes, può tradursi in E’ nato. Ma c’è da chiedersi come mai vi è quella dicitura “Dio degli dèi”: c’è un politeismo nascosto in Elohim? Elohim, in ebraico, significa “Gli dèi”, nella Bibbia è tradotto semplicemente Dio, a differenza di Geova che è il nome del Signore stesso. Lampada non va messa sotto un secchio per far luce... Be’, anche questa sta in alto. Anzi, in Alto Egitto!].
Esserci e il nulla (2014)