lunedì 20 aprile 2020
LA LETTERA DI SATANA
400 anni fa, l'11 agosto 1676, Suor Maria Crocifissa della Concezione ( Isabella Tommasi prima di prendere il velo ) raccontò in segreto alle sue consorelle del monastero di Palma di Montechiaro sito ad Agrigento, di essere stata aggredita nella sua cella da un gruppo di demoni e da Satana in persona giunti per dettarle una lettera che ella si rifiutava di trascrivere. Il testo era per lei incomprensibile. I demoni le chiesero di firmarla ma lei non lo fece con il suo vero nome ma bensì con la parola Ohimé. La lettera di satana, così fu chiamata, è rimasta avvolta nel più grande mistero sino a quando un gruppo di informatici di Catania si sono cimentati nella sua decifrazione con l'aiuto di un moderno softwar nel quale erano stati inseriti un insieme di alfabeti: dal Greco, al latino, l'alfabeto runico e dall'alfabeto yazidi, il popolo considerato adoratore del diavolo e che abitò il Sinjar iracheno prima della comparsa dell’Islam. Le 14 righe della lettera sono state così tradotte dal softwar ma anche la traduzione resta poco comprensibile. Nella lettera si legge la parola STIGE, uno dei fiumi degli Inferi, e poi ancora: “Poiché Dio Cristo Zoroastro seguono le vie antiche e sarte cucite dagli uomini. Un Dio che sento liberare i mortali.
“ Suor Maria Crocifissa è stata fatta beata e quindi le hanno dato comunque credito anche se qualcuno affermava che ella avesse accumulato un grande stress durante la vita monastica e potesse avere sofferto di un disturbo bipolare e fosse al fine questo malessere psichico ad aver generato il contenuto del testo.
La lettera per alcuni sarebbe invece il frutto di una lotta tra la suora e il maligno intenzionato a lasciare un messaggio a Dio per indurlo ad abbandonare gli uomini ai loro peccati e al suo abbraccio mortale. Così è stato tradotto. Sul verbale redatto dalla madre Badessa del tempo si legge, in modo assai dettagliato, di una vera e propria guerra notturna tra la sorella, che si rifiutava di scrivere, e il Re degli inferi.Ad ognuno le proprie conclusioni. La lettera era frutto di una isteria generata da una pesante vita monastica, un fatto reale sul quale riflettere o una ennesima burla datata 400 anni? Chi può faccia ricerche nel monastero di Agrigento dove è visibile ed esposta al pubblico la lettera stessa e anche il sarcofago che raccoglie i mortali resti della suora.
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