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venerdì 13 aprile 2012

Il macellaio dell' Uganda


L' EX «PRESIDENTE A VITA, SIGNORE DI TUTTE LE BESTIE DELLA TERRA E DEI PESCI DEL MARE» È SPIRATO A QUASI 80 ANNI IN UN OSPEDALE SAUDITA
Morto in esilio Idi Amin, il dittatore cannibale
Il «macellaio dell' Uganda» ha massacrato dal ' 71 al ' 79 almeno mezzo milione di suoi concittadini. Voglio il tuo cuore per cena. E poi voglio assaggiare anche i tuoi bambini. E' sempre meglio mangiare che essere mangiati (frase detta a un consigliere prima di cena)
DAL NOSTRO INVIATO MONROVIA - Ha impersonato la caricatura del dittatore africano, brutale, rozzo, irrispettoso e soprattutto crudele. Ha massacrato almeno mezzo milione di suoi concittadini. Ora Idi Amin Dada, dittatore ugandese dal 1971 al 1979, «puro figlio d' Africa», come amava definirsi, è morto a quasi 80 anni in esilio in un ospedale di Gedda, in Arabia Saudita. ERa in coma dal 18 luglio. Nessun tribunale l' ha mai giudicato per crimini contro l' umanità. In quegli anni nessuno pensava a una cosa del genere. Non si sa bene quante mogli e concubine avesse. Di figli, comunque, ne aveva a dozzine e tutti lo chiamavano con affetto «Big Daddy» (Grande Papà). Il più famoso dei dittatori africani nasce a Koboko, un villaggio abitato dai kabaka, una piccola tribù musulmana dell' Uganda. Nonostante gli sforzi dei missionari della scuola che frequenta, resta semianalfabeta. In compenso, apprende dalla madre stregona (abbandonata dal padre) le pratiche di magia nera. Durante la guerra viene utilizzato dalle truppe coloniali inglesi in Birmania e Somalia e subito dopo nella repressione della rivolta mau-mau in Kenia. Si distingue per le azioni spietate e feroci. Viene nominato effendi (sergente maggiore), il grado più alto per un militare nero nelle forze coloniali di Sua Maestà. La sua mole, quasi due metri per oltre 120 chili, gli permette di diventare e restare per nove anni campione d' Uganda dei pesi massimi nel pugilato. Al momento dell' indipendenza il primo ministro Milton Obote lo spedisce nel Nord del Paese per reprimere le bande di razziatori di bestiame. Lui commette tali e tante atrocità (tra l' altro, si diverte a tagliare personalmente il pene dei prigionieri) che il governo inglese chiede sia processato. Obote ottiene invece che sia spedito in Gran Bretagna per un ulteriore addestramento militare. Al ritorno Obote lo nomina generale e capo di Stato maggiore e con lui organizza il colpo di Stato contro il presidente (e re dei baganda) Edward Mutebi Mutesa II. Ma il sodalizio tra i due non dura molto. Utilizzando i fondi ottenuti con contrabbando d' oro e d' avorio, il 25 gennaio 1971, Idi Amin, approfittando di un viaggio di Obote a Singapore, prende il potere. In questa impresa lo aiutano gli israeliani e i britannici che non vedevano di buon occhio la politica socialisteggiante del presidente defenestrato. Subito nomina se stesso «Sua eccellenza presidente a vita, maresciallo di campo, Al Hadji Doctor,Croce della Regina Vittoria, Croce Militare, signore di tutte le bestie della terra e dei pesci del mare, conquistatore dell' impero britannico in Africa, in generale e in Uganda in particolare e re di Scozia». Ma la comunità internazionale non bada al folklore: tutti si scordano delle atrocità passate e apprezzano i primi gesti del nuovo presidente che fa rientrare in patria le spoglie del re morto in esilio, apre le galere dei prigionieri politici, scioglie la polizia segreta di Obote. Nessuno si cura del fatto che intanto sta costituendo le sue squadre della morte. Solo un anno dopo, nel 1972, i sostenitori di Amin si accorgono di aver fatto male i conti. Un controgolpe organizzato da Obote, scappato in Tanzania, fallisce e Idi Amin scatena la repressione. Decine di migliaia di civili vengono massacrati per le strade. Le squadre della morte chiamate ufficialmente «Unità di Salute Pubblica» rapiscono, torturano, ammazzano senza pietà. Gli intellettuali, un' intera generazione, vengono uccisi o costretti all' esilio. Amin, già megalomane, diventa completamente paranoico. Ordina l' assassinio dell' arcivescovo anglicano e sbatte in galera quello cattolico. Non smentisce le atrocità che gli attribuiscono i giornali, ma se ne vanta. «I miei nemici? Li taglio a pezzi e poi getto la carne ai coccodrilli - dichiara divertito -. I loro peni? Li attacco alla cintura». Scatena la guerra economica: espelle gli indiani e pachistani e nazionalizza tutte le imprese britanniche. Rompe le relazioni con Israele, caccia 500 consiglieri militari israeliani e si allea a Gheddafi e all' Unione Sovietica. Si proclama «vincitore di tutte le guerre», dispensa consigli alla regina Elisabetta e a Nixon. Reso furioso dalla gelosia, licenzia il suo ministro degli Esteri, la bella principessa Bagaya, «per aver fatto l' amore in una toilette dell' aeroporto di Parigi con un bianco non identificato». Il 3 luglio 1976 Amin, «invincibile per definizione», è coperto di ridicolo quando un commando israeliano attacca l' aeroporto di Entebbe, dove i palestinesi hanno dirottato un Airbus dell' Air France diretto ad Atene, libera 256 ostaggi e distrugge tutti gli aerei militari ugandesi. L' errore fatale lo commette nell' ottobre 1979. Con l' aiuto dei libici attacca la Tanzania per annettersi Kagera, la provincia di confine. I tanzaniani contrattaccano e arrivano a Kampala. Il gigante crudele deve scappare, prima in Libia, poi in Iraq, infine in Arabia Saudita. Ma in Uganda fomenta una piccola e sanguinaria rivolta islamica. E anche oggi, che è morto, la sua mano assassina, attraverso quei ribelli, colpisce ancora.

La fonte:
 http://archiviostorico.corriere.it/2003/agosto/17/Morto_esilio_Idi_Amin_dittatore_co_0_030817037.shtml

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