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mercoledì 4 luglio 2012

Scoperto nuovo testo Maya: la profezia non ha più segreti

Si tratta del testo più lungo mai rinvenuto in Guatemala. Intagliato su gradini di una scala, registra 200 anni di storia del sito La Corona. E racconta di quel viaggio fatto dal sovrano per tranquillizzare i sudditi spaventati dalla fine imminente.
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LA CORONA (Guatemala) - Conquistati i social network, la febbre da fine del mondo è diventata un tema di discussione molto "cool". I worldenders più impazienti avevano addirittura insinuato che i Maya avessero sbagliato data e che la fine non sarebbe arrivata il 21 dicembre 2012 ma il 5 giugno, in occasione dell'allineamento Sole-Venere-Terra. E' trascorso un mese e ancora non è successo nulla. Ma niente paura: per tener viva l'attesa e restituire credibilità alla profezia ora entra in gioco l'archeologia, riportando alla luce un documento che, raccontando di una visita reale effettuata in Guatemala nel 696 a.C. dal sovrano Maya, ribadisce che il mondo finirà inevitabilmente il 21 dicembre.
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Gli esperti del sito guatemalense de La Corona hanno scoperto questo testo Maya risalente a 1.300 anni fa proprio in questi giorni, realizzando, fine del mondo a parte, uno dei ritrovamenti archeologicamente più interessanti degli ultimi decenni: si tratta infatti del geroglifico più lungo mai scoperto in Guatemala, talmente importante da esser già stato presentato al Palazzo Nazionale locale. Ma attenzione a non farsi travolgere da romanticismi new-age. "Questo testo parla dell'antica storia politica dei Maya più che della profezia", precisa Marcello Canuto, direttore del Middle American Research Institute dell'Università di Tulane e co-direttore degli scavi a La Corona.
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Intagliato sui gradini di una scala, il manoscritto registra 200 anni di storia del sito La Corona e il riferimento al 2012 è stato rilevato su un blocco della scala che riporta 56 geroglifici finemente scolpiti. Il contenuto racconta di una visita reale a La Corona effettuata nel 696 a.C. dal sovrano Maya più potente di quel tempo, Yuknoom Yich'aak K'ahk' di Calakmul, solo pochi mesi dopo la sconfitta ricevuta da parte del rivale Tikal, e gli studiosi ritengono che il viaggio servisse a placare le paure del popolo, preoccupato per la sopravvivenza del proprio re.
Il riferimento al 2012, secondo i ricercatori, rimandava proprio alla volontà del sovrano di procrastinare a un ciclo lontanissimo nel tempo la fine del suo regno: più che una profezia sulla fine del mondo, dunque, il testo sarebbe un riferimento alla durata della sovranità di un re tormentato e andrebbe quindi inserito in un quadro cosmologico più ampio.
Poche settimane fa, un gruppo di archeologi dell'università del Texas aveva anche portato alla luce, sempre in Guatemala, i più antichi calendari astronomici Maya mai scoperti fino ad oggi, scolpiti sulla parete di un'abitazione scavata nel sito archeologico di Xultun. Né il calendario cerimoniale di 260 giorni, né quello solare di 365 gironi, né il ciclo annuale di 584 gironi legato al pianeta venere né quello di 780 giorni di Marte, però, fanno riferimento alla fine del mondo "prevista" per il 2012: "Gli antichi Maya predissero che il mondo avrebbe continuato ad andare avanti e che in 7mila anni le cose sarebbero tornate al punto di partenza", ha spiegato uno dei ricercatori, William Saturno.
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Il 21 dicembre 2012, tuttavia, continua a far sognare. Temuto e atteso con ansia al contempo, è la data del calendario gregoriano nella quale, secondo alcune aspettative e profezie, si dovrebbe verificare un evento, imprecisato e di proporzioni planetarie, capace di produrre una discontinuità storica con il passato e una radicale trasformazione dell'umanità in senso spirituale.
Alcuni ipotizzano che dietro questa data si nasconda la fine del mondo. Ma secondo Sandra Noble, executive director della Foundation for the Advancement of Mesoamerican Studies, Inc. a Crystal River in Florida, "considerare il 21 dicembre 2012 come un giorno del giudizio o un momento di cambiamento cosmico è un'invenzione assoluta ed un'opportunità per molte persone di fare profitto". La fine di un ciclo del calendario era infatti vista dal popolo Maya semplicemente come occasione di grandi celebrazioni per festeggiare l'ingresso nella nuova epoca, in questo caso il 14º b'ak'tun.

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