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Ci
fu dunque, un tempo, un Età dell’Oro? Perché ebbe fine e come? Rifatto
in cento miti diversi, spiegato in tantissimi modi che esprimevano
sempre il dolore, la nostalgia, lo sconforto, questo problema ha
assillato profondamente l’umanità nel corso del tempo. Perché l’uomo ha
perduto il Giardino dell’Eden? La risposta è sempre stata: a causa di un
peccato originale. Ma l’idea che soltanto l’uomo fosse capace di
peccare, che i colpevoli siano Adamo ed Eva, non è molto antica. Gli
autori dell’Antico Testamento avevano sviluppato una cerca qual
presunzione, toccò poi al cristianesimo salvare e ristabilire le
proporzioni cosmiche, insistendo sul fatto che solo Dio poteva offrire
se stesso in espiazione. Nei tempo arcaici, ciò era apparso evidente di
per sé: solo gli dei potevano far funzionare o distruggere l’universo. E
lì che si dovrebbe cercare l’origine del male, perché il male rimane un
mistero, non è in natura. La macchina perfetta e onnipotente dei cieli
avrebbe dovuto produrre solo armonia e perfezione, il regno della
giustizia e dell’innocenza, fiumi ove scorrono latte e miele. Così fu,
infatti, ma quel tempo non durò perché ebbe inizio la storia e la storia
è sempre terribile. I filosofi da Platone a Hegel ci hanno offerto la
loro elevata risposta: al puro Essere si opponeva di necessità il
Non-essere e il risultato fu il Divenire, un investimento ad altissimo
rischio. Questa, in essenza, la risposta originaria dei tempi arcaici,
ma per mancanza di astrazioni, la si dovette derivare nel linguaggio dei
moti celesti. Aristotele ha chiarito la cosa in un passo estremamente
importante e poco noto della Metafisica dove parla di Kronos, Zeus e Afrodite: “I
nostri progenitori delle più remote età hanno tramandato ai loro
posteri una tradizione, in forma di mito, secondo cui questi corpi sono
dei e il divino racchiude l’intera natura. Il resto della tradizione è
stato aggiunto più tardi in forma mitica… essi dicono che questi dei
hanno forma umana o son simili ad alcuni degli altri animali… ma se si
dovesse sapere il primo punto da queste aggiunte e lo si considerasse da
solo, il fatto cioè che essi pensavano che le prime sostanze fossero
dei, lo si dovrebbe ritenere un’enunciazione ispirata e riflettere che,
mentre probabilmente ciascun’arte e ciascuna scienza sono state più
volte sviluppate fin dove era possibile per poi perire di nuovo, queste
opinioni, assieme ad altre, sono state preservate fino a oggi come
reliquie dell’antico tesoro.”
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E’
doveroso prestare attenzione alle informazioni cosmologiche contenute
nel mito antico, informazioni di caos, di lotta, di violenza. Non si
tratta di mere proiezioni di una coscienza perturbata, bensì di
tentativi di raffigurare le forze che sembrano aver partecipato alla
formazione del cosmo. Mostri, Titani, Giganti avvinti in lotta con gli
dei e protesi a scalare l’Olimpo, sono funzioni e componenti dell’ordine
che alla fine viene a instaurarsi. Una distinzione appare immediata e
chiara, le stelle fisse sono l’essenza dell’Essere, il loro consesso
rappresenta i consigli nascosti e le leggi implicite che governano il
Tutto. I Pianeti, visti come dei, rappresentano le Forze e la Volontà:
tutte le forze esistenti, ciascuna vista come un particolare aspetto
della potenza celeste, ciascuna un aspetto della spietata necessità e
precisione espresse dal cielo. Si potrebbe anche dire che, mentre le
stelle fisse rappresentano il potere regale, silenzioso e immobile, i
pianeti sono il potere esecutivo. Sono in completa armonia? Questo è il
sogno che la mente contemplativa è andata sempre ripetendo, il sogno che
Keplero cercò di fissare mettendo sulla carta le note della sua
“Armonia delle Sfere” e che era consacrato nel rivolgimento del cielo.
Questa è la fede, espressa da certi pensatori antichi, in un Grande
Anno, nel quel tutti i moti avrebbero riportato tutti i pianeti nella
medesima configurazione originaria. Ma i calcoli diedero presto origine a
dubbi e, col dubbio, all’angoscia. Assai rare sono le dichiarazioni
tecniche esplicite di queste idee. Eccone una, tratta dal Libro dei Morti egizio, è Osiride che parla: “Salve
o Thot! Che cos’è questo che è accaduto ai divini figli di Nut? Hanno
combattuto, hanno sostenuto la contesa, hanno fatto strage, hanno
provocato guai: in verità, in tutto il loro operato i potenti hanno
agito contro i deboli. O potenza di Thot, concedi che ciò che il Dio
Atum ha decretato (sia compiuto)! E tu non vedi il male né ti lasci
provocare dall’ira quando essi portano alla confusione i loro anni e si
accalcano e spingono per disturbare i loro mesi, perché in tutto ciò che
ti hanno fatto hanno operato iniquità in segreto.” Thot è il dio
della scienza e della saggezza, in quanto ad Atum, egli precede, per
così dire, la gerarchia divina. Descritto in termini puramente
metafisici, è l’entità misteriosa da cui ebbe origine il Tutto: il suo
nome potrebbe essere Principio-e-fine. Egli è quindi la Presenza e il
Segreto Consiglio che si è tentati di identificare con lo stesso cielo
stellato. Il suo decreto deve avere una perfezione immutabile. Qui però
vi sono, a quanto pare, forze che hanno operato iniquità in segreto,
forze che appaiono ovunque e che vengono regolarmente denunciate come
“prepotenti” o “inique” o l’uno e l’altro insieme. Ma queste “forze” non
sono inique sin dal principio: si rivelano per tali, diventano
prepotenti, nel corso del tempo. E’ il Tempo, solo il Tempo, che
trasforma i Titani, già sovrani dell’Età dell’Oro, in “operatori di
iniquità”. Sarà l’idea di misura, dichiarata o implicita a mostrare il
delitto fondamentale di questi “peccatori”: l’aver oltrepassato o
trasgredito il grado preordinato, e ciò viene inteso alla lettera. Il Mahabharata così parla degli Asura, i Titani dell’India: “sicuramente
in origine gli Asura erano giusti, buoni e caritatevoli, conoscevano il
Dharma, compivano sacrifici e possedevano molte altre virtà… Ma in
seguito, aumentando di numero, divennero superbi, vanitosi, litigiosi…
creavano confusione in ogni cosa. Perciò, nel corso del tempo…” il loro destino fu segnato. Bisogna dunque attendersi serie conseguenze quando Genesi (6, 1) comincia con la formula “E quando fu che l’uomo incomincio a moltiplicarsi sulla faccia della terra”. Difatti, una decina di versetti dopo, è giunto il momento delle gravi decisioni: “E Dio disse a Noè: La fine di ogni vivente è giunta al mio cospetto!”.
Più esplicito appare il XVIII capitolo del Libro di Enoch (il futuro
Metatron), dove un angelo fa da guida a Enoch attraverso il paesaggio
celeste. Nel mostrargli i luoghi destinati agli iniqui, l’Angelo gli
dice: “Queste stelle che si rotolano sopra il fuoco sono quelle che,
al momento di sorgere, trasgredirono gli ordini di Dio e non sorsero nel
momento prescritto loro. Ed Egli s’adirò con esse e le legò per
diecimila anni fino al tempo in cui non sarà espiato il loro peccato.” Occorre tuttavia guardarsi dal semplificare, le parole “sicuramente in origine gli Asura erano giusti, buoni e caritatevoli”
valgono anche per i Titani, le forze della prima età del mondo. Ma,
visti attraverso le “lenti” dello stato precedente delle cose, Titani,
Asura e simili avevano commesso atrocità per primi. Così aveva fatto
anche Saturno, l’auctor temporum, con il drastico provvedimento
con cui effettuò quella “separazione dei genitori del mondo.” Questi
“genitori uniti” chiamati impietosamente “caos” da Macrobio, si
risentirono della rottura dell’eternità originaria da parte delle forze
che operavano iniquità in segreto. Nel cosiddetto Poema della Creazione babilonese, l’Enuma Elis, queste
forze appaiono come i figli di Apsu e di Tiamat, agitandosi in lungo e
in largo; invero, turbarono l’umore di Tiamat. Apsu non fu in grado di
attutire il loro clamore, dati i loro modi sgradevoli e prepotenti. Non
essendosi ancora moltiplicata, questa prima generazione del mondo fondò
l’Età dell’Oro sotto la guida di Colui che ha molti nomi: Enki, Yima,
Freyr e molti altri ancora. Ma questi figli che egli stesso aveva
generato, il grande Cielo, li chiamava Titanti (sforzatori, dilatatori)
in segno di biasimo, egli diceva infatti che essi si erano sforzati e
avevano compiuto, nella loro presunzione, un atto tremendo di cui, in
seguito, sarebbe giunta vendetta. E vendetta vi fu veramente quando
essi, dopo la loro moltiplicazione, sforzarono oltremodo misura. E
questo fatto era destinato a ripetersi quando le generazioni future
avrebbero costruito “vie proibite verso il cielo”, oppure una torre che
fosse risultata troppo alta (Babele). L’infernale premere e incalzare
dei Figli del Cielo aveva separato i genitori, e la macchina del tempo
aveva cominciato il suo moto eterno, recando, nelle parole delle
scritture “un nuovo cielo e una nuova terra” a ogni nuova età. Come dice
Esiodo, il mondo era così entrato nel secondo stadio, quello dei
giganti, i quali, prima di cadere, avrebbero combattuto una battaglia
decisiva contro le forze frenanti.
link:
http://coscienzaliena.blogspot.it/2012/02/coscienzapedia-eta-delloro.html
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