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mercoledì 13 giugno 2012

Età dell'Oro

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Ci fu dunque, un tempo, un Età dell’Oro? Perché ebbe fine e come? Rifatto in cento miti diversi, spiegato in tantissimi modi che esprimevano sempre il dolore, la nostalgia, lo sconforto, questo problema ha assillato profondamente l’umanità nel corso del tempo. Perché l’uomo ha perduto il Giardino dell’Eden? La risposta è sempre stata: a causa di un peccato originale. Ma l’idea che soltanto l’uomo fosse capace di peccare, che i colpevoli siano Adamo ed Eva, non è molto antica. Gli autori dell’Antico Testamento avevano sviluppato una cerca qual presunzione, toccò poi al cristianesimo salvare e ristabilire le proporzioni cosmiche, insistendo sul fatto che solo Dio poteva offrire se stesso in espiazione. Nei tempo arcaici, ciò era apparso evidente di per sé: solo gli dei potevano far funzionare o distruggere l’universo. E lì che si dovrebbe cercare l’origine del male, perché il male rimane un mistero, non è in natura. La macchina perfetta e onnipotente dei cieli avrebbe dovuto produrre solo armonia e perfezione, il regno della giustizia e dell’innocenza, fiumi ove scorrono latte e miele. Così fu, infatti, ma quel tempo non durò perché ebbe inizio la storia e la storia è sempre terribile. I filosofi da Platone a Hegel ci hanno offerto la loro elevata risposta: al puro Essere si opponeva di necessità il Non-essere e il risultato fu il Divenire, un investimento ad altissimo rischio. Questa, in essenza, la risposta originaria dei tempi arcaici, ma per mancanza di astrazioni, la si dovette derivare nel linguaggio dei moti celesti. Aristotele ha chiarito la cosa in un passo estremamente importante e poco noto della Metafisica dove parla di Kronos, Zeus e Afrodite: “I nostri progenitori delle più remote età hanno tramandato ai loro posteri una tradizione, in forma di mito, secondo cui questi corpi sono dei e il divino racchiude l’intera natura. Il resto della tradizione è stato aggiunto più tardi in forma mitica… essi dicono che questi dei hanno forma umana o son simili ad alcuni degli altri animali… ma se si dovesse sapere il primo punto da queste aggiunte e lo si considerasse da solo, il fatto cioè che essi pensavano che le prime sostanze fossero dei, lo si dovrebbe ritenere un’enunciazione ispirata e riflettere che, mentre probabilmente ciascun’arte e ciascuna scienza sono state più volte sviluppate fin dove era possibile per poi perire di nuovo, queste opinioni, assieme ad altre, sono state preservate fino a oggi come reliquie dell’antico tesoro.”
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E’ doveroso prestare attenzione alle informazioni cosmologiche contenute nel mito antico, informazioni di caos, di lotta, di violenza. Non si tratta di mere proiezioni di una coscienza perturbata, bensì di tentativi di raffigurare le forze che sembrano aver partecipato alla formazione del cosmo. Mostri, Titani, Giganti avvinti in lotta con gli dei e protesi a scalare l’Olimpo, sono funzioni e componenti dell’ordine che alla fine viene a instaurarsi. Una distinzione appare immediata e chiara, le stelle fisse sono l’essenza dell’Essere, il loro consesso rappresenta i consigli nascosti e le leggi implicite che governano il Tutto. I Pianeti, visti come dei, rappresentano le Forze e la Volontà: tutte le forze esistenti, ciascuna vista come un particolare aspetto della potenza celeste, ciascuna un aspetto della spietata necessità e precisione espresse dal cielo. Si potrebbe anche dire che, mentre le stelle fisse rappresentano il potere regale, silenzioso e immobile, i pianeti sono il potere esecutivo. Sono in completa armonia? Questo è il sogno che la mente contemplativa è andata sempre ripetendo, il sogno che Keplero cercò di fissare mettendo sulla carta le note della sua “Armonia delle Sfere” e che era consacrato nel rivolgimento del cielo. Questa è la fede, espressa da certi pensatori antichi, in un Grande Anno, nel quel tutti i moti avrebbero riportato tutti i pianeti nella medesima configurazione originaria. Ma i calcoli diedero presto origine a dubbi e, col dubbio, all’angoscia. Assai rare sono le dichiarazioni tecniche esplicite di queste idee. Eccone una, tratta dal Libro dei Morti egizio, è Osiride che parla: “Salve o Thot! Che cos’è questo che è accaduto ai divini figli di Nut? Hanno combattuto, hanno sostenuto la contesa, hanno fatto strage, hanno provocato guai: in verità, in tutto il loro operato i potenti hanno agito contro i deboli. O potenza di Thot, concedi che ciò che il Dio Atum ha decretato (sia compiuto)! E tu non vedi il male né ti lasci provocare dall’ira quando essi portano alla confusione i loro anni e si accalcano e spingono per disturbare i loro mesi, perché in tutto ciò che ti hanno fatto hanno operato iniquità in segreto.” Thot è il dio della scienza e della saggezza, in quanto ad Atum, egli precede, per così dire, la gerarchia divina. Descritto in termini puramente metafisici, è l’entità misteriosa da cui ebbe origine il Tutto: il suo nome potrebbe essere Principio-e-fine. Egli è quindi la Presenza e il Segreto Consiglio che si è tentati di identificare con lo stesso cielo stellato. Il suo decreto deve avere una perfezione immutabile. Qui però vi sono, a quanto pare, forze che hanno operato iniquità in segreto, forze che appaiono ovunque e che vengono regolarmente denunciate come “prepotenti” o “inique” o l’uno e l’altro insieme. Ma queste “forze” non sono inique sin dal principio: si rivelano per tali, diventano prepotenti, nel corso del tempo. E’ il Tempo, solo il Tempo, che trasforma i Titani, già sovrani dell’Età dell’Oro, in “operatori di iniquità”. Sarà l’idea di misura, dichiarata o implicita a mostrare il delitto fondamentale di questi “peccatori”: l’aver oltrepassato o trasgredito il grado preordinato, e ciò viene inteso alla lettera. Il Mahabharata così parla degli Asura, i Titani dell’India: “sicuramente in origine gli Asura erano giusti, buoni e caritatevoli, conoscevano il Dharma, compivano sacrifici e possedevano molte altre virtà… Ma in seguito, aumentando di numero, divennero superbi, vanitosi, litigiosi… creavano confusione in ogni cosa. Perciò, nel corso del tempo…” il loro destino fu segnato. Bisogna dunque attendersi serie conseguenze quando Genesi (6, 1) comincia con la formula “E quando fu che l’uomo incomincio a moltiplicarsi sulla faccia della terra”. Difatti, una decina di versetti dopo, è giunto il momento delle gravi decisioni: “E Dio disse a Noè: La fine di ogni vivente è giunta al mio cospetto!”. Più esplicito appare il XVIII capitolo del Libro di Enoch (il futuro Metatron), dove un angelo fa da guida a Enoch attraverso il paesaggio celeste. Nel mostrargli i luoghi destinati agli iniqui, l’Angelo gli dice: “Queste stelle che si rotolano sopra il fuoco sono quelle che, al momento di sorgere, trasgredirono gli ordini di Dio e non sorsero nel momento prescritto loro. Ed Egli s’adirò con esse e le legò per diecimila anni fino al tempo in cui non sarà espiato il loro peccato.” Occorre tuttavia guardarsi dal semplificare, le parole “sicuramente in origine gli Asura erano giusti, buoni e caritatevoli” valgono anche per i Titani, le forze della prima età del mondo. Ma, visti attraverso le “lenti” dello stato precedente delle cose, Titani, Asura e simili avevano commesso atrocità per primi. Così aveva fatto anche Saturno, l’auctor temporum, con il drastico provvedimento con cui effettuò quella “separazione dei genitori del mondo.” Questi “genitori uniti” chiamati impietosamente “caos” da Macrobio, si risentirono della rottura dell’eternità originaria da parte delle forze che operavano iniquità in segreto. Nel cosiddetto Poema della Creazione babilonese, l’Enuma Elis, queste forze appaiono come i figli di Apsu e di Tiamat, agitandosi in lungo e in largo; invero, turbarono l’umore di Tiamat. Apsu non fu in grado di attutire il loro clamore, dati i loro modi sgradevoli e prepotenti. Non essendosi ancora moltiplicata, questa prima generazione del mondo fondò l’Età dell’Oro sotto la guida di Colui che ha molti nomi: Enki, Yima, Freyr e molti altri ancora. Ma questi figli che egli stesso aveva generato, il grande Cielo, li chiamava Titanti (sforzatori, dilatatori) in segno di biasimo, egli diceva infatti che essi si erano sforzati e avevano compiuto, nella loro presunzione, un atto tremendo di cui, in seguito, sarebbe giunta vendetta. E vendetta vi fu veramente quando essi, dopo la loro moltiplicazione, sforzarono oltremodo misura. E questo fatto era destinato a ripetersi quando le generazioni future avrebbero costruito “vie proibite verso il cielo”, oppure una torre che fosse risultata troppo alta (Babele). L’infernale premere e incalzare dei Figli del Cielo aveva separato i genitori, e la macchina del tempo aveva cominciato il suo moto eterno, recando, nelle parole delle scritture “un nuovo cielo e una nuova terra” a ogni nuova età. Come dice Esiodo, il mondo era così entrato nel secondo stadio, quello dei giganti, i quali, prima di cadere, avrebbero combattuto una battaglia decisiva contro le forze frenanti.
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 http://coscienzaliena.blogspot.it/2012/02/coscienzapedia-eta-delloro.html

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