Dalla metà del Cinquecento ad oggi non sembra esserci differenza: il prato isolato è sempre lo stesso nel comune di Sorgà, in piena campagna della Bassa Veronese al confine con la provincia di Mantova. Qui Il Palazzon del Diavolo si erge imponente ed immutato, con quel fascino impenetrabile che lo avvolge fin dalla sua nascita.
La costruzione dell’edificio risale alla seconda metà del XVI secolo, commissionata dalla nobile famiglia veronese Bertoldi, allora proprietario del luogo, e modellato su cartoni di Giulio Romano, oggi conservati presso l'Archivio Murari Brà.
La tradizione attribuisce però l’idea di edificazione della struttura al giullare di corte dei Gonzaga, con lo scopo di essere destinata a sede diplomatica tra il Veronese ed il Mantovano. Qui infatti si riunivano i rappresentanti dei duchi di Mantova e degli scaligeri, nel tentativo di giungere ad accordi di pace nei territori di confine tra le due signorie.
Qui finisce la storia documentata nei libri ed inizia quella popolare. Si racconta infatti che il palazzo fosse "di proprietà" del Diavolo in persona. Teatro di riunioni esoteriche, con sacrifici di vergini, e feste lussuriose, cui avrebbe partecipato il Maligno, il Palazzon era un luogo accuratamente da evitare, questa era la diktat del tempo. Questo fino a quando un parroco, per porre fine agli atti crudeli ed immorali lì commessi, decise di benedire il posto. Dopo la preghiera, davanti agli occhi attoniti del prete e della gente del paese, la casa sprofondò inesorabilmente nella terra. Dopo alcuni anni, proprio in quel luogo, un grande proprietario terriero la ricostruì, perfettamente identica alla precedente. Da allora, si racconta che ogni famiglia che abiti quella casa sia colpita da avvenimenti funesti.
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