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lunedì 4 luglio 2022

Crisi climatica e guerra ai migranti: BlackRock, Vanguard e StateStreet sotto accusa!!!!!



Con le loro scelte di investimento i colossi finanziari stanno favorendo l’inazione climatica, la criminalizzazione delle migrazioni e la militarizzazione dei confini. La denuncia nel report curato da Tni e Friends of the Earth:
“Fornendo un significativo sostegno finanziario alle industrie responsabili della crisi climatica e della sorveglianza, le società di asset management BlackRock, Vanguard e StateStreet stanno favorendo l’inazione climatica, la criminalizzazione delle migrazioni e la militarizzazione dei confini, il tutto mentre si presentano come sostenibili e attente al clima”. È la denuncia contenuta nel rapporto “Cashing in on crisis”, pubblicato a metà marzo dall’organizzazione ambientalista Friends of the Earth e dal centro di ricerca indipendente Transnational institute (Tni). Continuando a finanziare il comparto dei combustibili fossili e l’agribusiness, queste realtà alimentano il cambiamento climatico che a sua volta determina inaridimento dei suoli, desertificazione, esondazioni dei fiumi e altri eventi climatici estremi costringendo milioni di persone a lasciare la propria casa e il proprio Paese. E per limitare i flussi migratori -provenienti in larga parte da nazioni a basso reddito- Europa e Stati Uniti erigono muri e investono miliardi di euro e di dollari nelle più sofisticate tecnologie di sorveglianza digitale.

Le tre società al centro dell’analisi hanno investito centinaia di miliardi di dollari nei tre settori presi in esame: spicca Vanguard, con oltre 386 miliardi di dollari investiti tra oil&gas, agribusiness e sorveglianza delle frontiere, seguita da BlackRock (171 miliardi di dollari) e StateStreet (116 miliardi di dollari). Per quanto riguarda il comparto dei combustibili fossili, ad esempio, hanno partecipazioni consistenti in British Petroleum, Chevron, Exxon-Mobil, Shell e Conoco Philips che figurano tra le prime venti compagnie responsabili di emissioni di gas serra a livello globale: “I cambiamenti climatici estremi colpiscono in maniera sproporzionata i Paesi a medio-basso reddito, che sono i meno responsabili della crisi” si legge nel report che evidenzia come l’inquinamento atmosferico causato dai combustibili fossili provochi la morte di circa sette milioni di persone ogni anno. Altrettanto pesanti sono gli impatti causati dalle società dell’agribusiness: nel 2019 sono andati in fumo oltre 850mila ettari di foresta per lasciare spazio alle colture di palma da olio (rilasciando in atmosfera 708 milioni di tonnellate di CO2), mentre in Amazzonia nello stesso anno sono stati cancellati 900mila ettari di foresta per permettere l’allevamento di bestiame -la cui carne viene poi in larga parte esportata in Europa e negli Stati Uniti-.

Gli impatti sul clima e sull’ambiente di queste industrie costringono ogni anno milioni di persone a emigrare alla ricerca di migliori condizioni di vita. Sebbene non ci siano dati precisi sul numero di migranti e sfollati causati dalle conseguenze del cambiamento climatico si stima che nel 2020 i disastri naturali (comprese siccità, incendi, esondazioni, tempeste e temperature estreme) abbiano causato più di 30 milioni di sfollati interni. “Mentre il numero di persone che migrano in cerca di sicurezza, protezione e dignità continua ad aumentare, i governi si affidano sempre più all’industria della sorveglianza per limitare i movimenti e mantenere la ‘sicurezza delle frontiere’ -denunciano Tni e Friends of the Earth-. Questo è in gran parte dovuto all’influenza delle industrie attive nel settore nel presentare il cambiamento climatico come un come un problema di sicurezza nazionale e internazionale, e la migrazione come una minaccia”.


Si tratta di un settore che ha ricevuto importanti finanziamenti da parte dei governi: tra il 2013 e il 2018 Stati Uniti, Germania, Giappone, Regno Unito, Canada, Francia e Australia hanno speso 33,1 miliardi di dollari per questo settore (più del doppio rispetto ai 14,4 miliardi destinati alle politiche per il clima). Gli investimenti pubblici nel settore sono cresciuti in maniera rilevante sia negli Stati Uniti -dove i costi per la “gestione” della frontiera con il Messico sono passati dai 9,2 miliardi del 2003 ai 25 miliardi del 2021- sia in Europa, dove il budget dell’Agenzia Frontex è passato da 5,2 milioni di euro del 2005 ai 460 milioni del 2020  e 2027).



Vanguard, BlackRock e StateStreet finanziano, ad esempio, aziende che gestiscono carceri private e centri di detenzione per migranti, come CoreCivic e Geo Group: quest’ultima nel dicembre 2019 è stata al centro di una causa portata avanti da alcuni detenuti che hanno denunciato pratiche di lavoro coercitive, tra cui “la violazione del salario minimo e delle leggi contro la schiavitù per aver costretto i detenuti a lavorare gratis”. Ci sono poi aziende come Amazon e Accenture che forniscono ai governi gli strumenti e le tecnologie per tracciare gli spostamenti delle persone ai confini e per schedarle tramite i loro dati biometrici. Amazon, ad esempio, fornisce il servizio di server alle società che permettono all’Immigration and customs enforcement (Ice – l’agenzia federale statunitense per il controllo delle frontiere) di profilare, tracciare e imprigionare i migranti: la società fondata da Jeff Bezos, denunciano le associazioni nel report, si è assicurata un ruolo controverso come “spina dorsale nell’applicazione della legge federale sull’immigrazione, permettendo all’azienda di ottenere contratti miliardari” e accumulando, al tempo stesso, una quantità di dati senza precedenti.

Le conseguenze di questi investimenti non si misurano solo nei danni ambientali provocati, ma anche nella violazione dei diritti umani fondamentali, sia lungo le frontiere sia nei Paesi di origine dove solo nel 2020 sono stati più di 200 gli attivisti assassinati per aver cercato di proteggere la propria terra e tutelare i diritti delle comunità locali minacciati da progetti estrattivi o di agribusiness. Nel 2020 Share Action, realtà che promuove una finanza responsabile, ha condotto un’indagine su 75 delle principali società di gestione del mondo rilevando come la maggior parte di queste non possieda un’adeguata due diligence in materia.


fonte:https://altreconomia.it/crisi-climatica-e-guerra-ai-migranti-blackrock-vanguard-e-statestreet-sotto-accusa/


domenica 27 febbraio 2022

☢️ WAR-NEWS - IL TRAMONTO DELLA PACE - Tristi aggiornamenti & Analisi personale | PARLIAMONE (VIDEO)


 

Mercy Brown, la vampira del Rhode Island



Una delle creature mitologiche più romanzate ed esaltate è quella del vampiro. Quando sentiamo la parola “vampiro” la nostra mente va subito a “Dracula”, il personaggio dell’omonimo romanzo scritto nel 1897 da Bram Stoker. Oggi forse molti ragazzini lo collegano ad Edward Anthony Masen Cullen, il protagonista della saga di Twilight ( oh mio Dio, l’ho scritto per davvero! Perdonami Bram!), in ogni caso il mito del vampiro è ancora molto presente anche ai nostri giorni.In realtà il termine “vampiro” divenne popolare solo agli inizi del 1700, quando sotto questo nome vennero in un certo senso raggruppate diverse creature protagoniste delle superstizioni dell’Europa dell’est e nei Balcani, dove le leggende parlavano spesso di mostri assetati di sangue e dell’anima delle persone.
Proprio questa caratteristica ha associato molte volte il vampiro alle epidemie di tubercolosi che nella maggior parte dei casi provocavano perdite estese di sangue nei malati. Uno di questi casi fu quello di Mercy Lena Brown, anche se qualcosa di misterioso avvolge l’intera vicenda.
Alla fine del XIX secolo in Europa e negli Stati Uniti la tubercolosi era una vera e propria piaga inarrestabile. Chiamata anche “morte bianca” non si riusciva ad arginare in alcun modo e l’unica soluzione per limitare le vittime era isolare i malati e attenderne la morte. Alcuni sperimentarono diversi intrugli e presunte medicine, ma ogni tentativo si mostrò inefficiente.
Prima che si conoscessero le cause della tubercolosi la gente tendeva a credere che la morte fosse dovuta non tanto ad una malattia, ma piuttosto una “consunzione”, cioè al consumarsi del corpo ad opera di un agente esterno invisibile, e poiché la tubercolosi si trasmetteva velocemente in famiglia si pensava che i primi morti divenissero vampiri ( meglio dire non morti) per tornare a succhiare le energie dei malati, consumandoli appunto.
Nel 1892 a Exeter, Rhode Island, la famiglia Brown venne colpita per l’ennesima volta dal morbo e a farne le spese fu la giovane 19enne Mercy, che dopo alcune settimane di terribile sofferenza chiuse gli occhi per sempre.
George Brown, il padre, imputò la sua morte ad un membro della famiglia ritenuto non morto, che le aveva fatto visita qualche tempo prima e che, a suo dire, l’aveva morsa sul collo e intorno alla bocca succhiandole il sangue. Non era la prima perdita in famiglia: alcuni mesi prima la moglie Mary morì di tubercolosi e poco tempo dopo anche l’altra figlia, Mary Olive.
Se per loro George non aveva alcun evento a cui appellarsi, per quanto riguarda la morte di Mercy mise in giro la voce che ad ucciderla era stato un vampiro e non una terribile malattia come si sospettava: che ci credesse o meno questo non lo sappiamo, ma molti membri dell’alta società cercavano di nascondere le morti per malattia perché al tempo si veniva emarginati molto facilmente, anche solo per il sospetto che qualcuno fosse malato.
Ma le tragedie in casa Brown non erano finite: poco tempo dopo al morte della ragazza anche l’unico figlio maschio, Edwin, iniziò a presentare i primi sintomi di “consunzione”.
George, per non perdere tutti i privilegi accumulati nella società del tempo, sparse la voce in tutta la comunità di Exeter che uno dei Brown più distanti dalla sua famiglia ( un cugino di secondo grado secondo alcuni) si fosse trasformato in una creatura diabolica che succhiava il sangue ai vivi fino a portarli alla morte. Non solo: per circondarsi della comunità ed entrare nelle grazie della “gente per bene”, lui stesso chiese la riesumazione dei corpi della sua famiglia, in maniera da dimostrare che il suo nucleo familiare era estraneo a quell’essere diabolico.
Con l’aiuto della comunità aprì la cripta di famiglia e scoperchiò le bare, convinto che i corpi fossero già in decomposizione. In effetti le salme di Mary e Mary Olive erano decomposte, ma quello di Mercy non solo era integro, ma conservava ancora sangue nel cuore e nel fegato. La salma sembrava incorrotta, se non per un rivolo di sangue rappreso che colava dalle labbra.
Erano presenti le maggiori autorità della città e quella vista spaventò tutti i testimoni che si convinsero che Mercy fosse una vampira e che fosse stata lei ad aver infettato suo fratello Edwin.
Mercy era stata seppellita da soli due mesi, durante il gelido inverno e ciò potrebbe in parte giustificare il fatto che il suo corpo fosse ancora integro, ma al tempo la paura aveva sempre il sopravvento sulla ragione. Fomentato dalla folla George cavò il cuore della figlia e per ordine dei preti accorsi lo bruciò su una roccia vicina.
Ancor più macabro fu il tentativo di esorcizzare il figlio Edwin: dopo ripetute benedizioni dei cadaveri, della tomba, della casa e del bambino stesso, gli fu dato da bere un intruglio nel quale vennero sciolte le ceneri del cuore della sorella. Edwin Brown morì un paio di mesi dopo di tubercolosi.
Mercy Brown oggi riposa nel cimitero della chiesa battista di Chesnut Hill, e la cripta è stata ricostruita dopo lo scempio della folla che visionò il suo corpo. Oggi è diventata un’attrazione turistica, prediletta dagli appassionati di folclore e di storie di vampiri.
CURIOSITA’: Il caso della “vampira” Mercy Lena Brown venne pubblicato nel 1892 sul Providence Journal e attirò l’attenzione di Bram Stoker, l’autore di Dracula. Un ritaglio dell’articolo è stato ritrovato tra i suoi appunti. Chissà, forse per “Dracula” Stoker si è ispirato proprio a Mercy Brown.

link originale:
https://www.ilparanormale.com/leggende-metropolitane/mercy-brown-la-vampira-del-rhode-island/

martedì 1 febbraio 2022

La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani - Leggiamola insieme (VIDEO)


Il 10 dicembre 1948, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò e proclamò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, il cui testo completo è stampato nelle pagine seguenti. Dopo questa solenne deliberazione, l'Assemblea delle Nazioni Unite diede istruzioni al Segretario Generale di provvedere a diffondere ampiamente questa Dichiarazione e, a tal fine, di pubblicarne e distribuirne il testo non soltanto nelle cinque lingue ufficiali dell'Organizzazione internazionale, ma anche in quante altre lingue fosse possibile usando ogni mezzo a sua disposizione. Il testo ufficiale della Dichiarazione è disponibile nelle lingue ufficiali delle Nazioni Unite, cioè cinese, francese, inglese, russo e spagnolo.

venerdì 28 gennaio 2022

La NASA scopre altri 219 pianeti, 10 abitabili come la Terra

Sono ormai migliaia i pianeti al di là del sistema solare scoperti dal telescopio spaziale Kepler. Decine quelli che potrebbero ospitare la vita.






Il telescopio della NASA Kepler ha analizzato oltre 200.000 stelle individuando migliaia di potenziali pianeti. Una trentina sono simili alla Terra NASA


La NASA ha pubblicato l'ottavo catalogo dei pianeti extrasolari che il telescopio spaziale Kepler ha scoperto durante la sua lunga missione, iniziata nel 2009. I ricercatori hanno annunciato la scoperta degli ultimi 219 nuovi candidati pianeti extrasolari, dei quali una decina avrebbero dimensioni simili a quelle del nostro pianeta e si troverebbero a una distanza dalla loro stella tale per cui si avrebbero le condizioni per supportare la vita così come la conosciamo sulla Terra.

La distribuzione dei pianeti scoperti dal telescopio Kepler © NASA


I NUMERI. Nel nuovo catalogo il numero di oggetti che potrebbero essere dei pianeti sono 4.034. Di questi, 2.335 sono sicuramente dei pianeti: ne siamo assolutamente certi. Dei rimanenti bisogna attendere ulteriori verifiche.


Al di là dei numeri - che sono comunque molto interessanti - vi è il fatto che l'analisi dei dati permette di affermare che esisterebbero due classi di pianeti di dimensioni ridotte. A un gruppo apparterrebbero pianeti rocciosi grandi più o meno come la Terra ad un altro quelli gassosi, più piccoli però, di Nettuno.


Benjamin Fulton, dell'Università delle Hawaii a Manoa, ha detto: «Aver individuato due gruppi diversi di pianeti extrasolari è importante come quando per i biologi scoprirono che mammiferi e lucertole formano due rami distinti dell'albero evolutivo».


E questi pianeti di piccole dimensioni, nel loro insieme, rappresenterebbero circa la metà dei pianeti che sarebbero presenti nella nostra galassia.


Il telescopio Kepler ha scandagliato circa 200.000 stelle nella direzione della Costellazione del Cigno e nell’ultima fase della missione lungo l’eclittica (la linea apparente che il Sole traccia nel cielo in un anno), un numero considerevole di astri, ma ben poca cosa rispetto ai 200 miliardi di stelle che abiterebbero la nostra galassia.

Il telescopio Kepler cerca i pianeti analizzando le variazioni di luce che il passaggio del pianeta di fronte alla stella provoca nel suo percorso. Ha individuato 4.034 oggetti che potrebbero essere pianeti. Di questi, 2.335 sono sicuramente pianeti. © NASA


TANTI I CACCIATORI DI PIANETI. Va ricordato, comunque, che Kepler non è l'unico cacciatore di pianeti: ora questo lavoro viene realizzato anche da altri telescopi, soprattutto terrestri.


Se si considera nell'insieme il lavoro di Kepler e di tutti gli altri centri di ricerca, i pianeti confermati sono 3.496, una parte dei quali appartiene a 582 sistemi multipli, ossia composti da più pianeti - come il Sistema Solare.


Il numero ridotto di pianeti simili alla Terra e al contempo in una fascia abitabile del loro sistema solare è legato soprattutto al fatto che con i telescopi dei nostri giorni risulta difficile metterli in luce. Bisognerà dunque, attendere il nuovo telescopio spaziale, il James Webb Telescope, che verrà lanciato nelle 2018, il quale avrà caratteristiche tali da poter scovare e definire meglio i piccoli pianeti. E altri passi importanti e fondamentali in questo campo della ricerca astronomica si avranno quando entreranno in funzione i grandi telescopi terrestri, quelli da 30 metri e più di diametro.

FONTE:
https://www.focus.it/scienza/spazio/la-nasa-scopre-altri-219-pianeti-10-abitabili-come-la-terra