Spagna, Oviedo. La reliquia che questa città custodisce sarebbe vecchia di 2.000 anni e macchiata del sangue di Gesù. Ma è possibile tutto questo?
Il Sudario di Oviedo è un piccolo telo legato alla passione di Cristo, così come la Sindone. Si parla di esso nel Vangelo di Giovanni che opera una distinzione fra un lenzuolo che si riferisce alla Sindone ed un Sudario. Questo panno, piegato in due, sarebbe stato posto sul volto di Gesù per coprire i suoi lineamenti sfigurati, nel tragitto verso il sepolcro. Successivamente sarebbe stato tolto ed il corpo sarebbe stato avvolto dalla Sindone.
All’epoca, tutti gli oggetti sporchi del sangue di una vittima, nel caso di morte violenta, non venivano lavati prima della conservazione per la preservazione del sangue. Non si fa fatica a pensare che mentre il corpo di Gesù venne posto nella Sindone, dopo essere stato cosparso di oli profumati, il Sudario venne ripiegato e posato nel sepolcro stesso, a parte, come narrato nella Bibbia. Il periodo trascorso fra la deposizione dalla croce e l’entrata nel sepolcro fu sicuramente breve ma sufficiente perché il fazzoletto si impregnasse del sangue del crocefisso.
Il sangue fu così abbondante da imbrattare le quattro facce del tessuto, lasciando naturalmente macchie di forma uguale e di intensità decrescente. Non ci è dato sapere cosa sia successo immediatamente dopo ma si ha la notizia, risalente al 570, di un monastero presso il Giordano, custodito da dodici monaci, che veneravano un Sudario. I discepoli delle prime comunità cristiane, dunque, hanno conservato il telo che copriva solo il volto di Cristo.
Ma non solo: le macchie coincidono, in larga parte, con quelle presenti sulla Sindone; inoltre, le gocce di sangue sulla fronte, la lunghezza del naso e le tracce della barba sono perfettamente sovrapponibili. I punti di contatto più evidenti sono le ferite della nuca, che coincidono addirittura all’80%. Per di più, sulla Sindone sono visibili tracce di un liquido trasparente, sulla zona del volto, che coincidono con quelle del Sudario.
Un altro fattore comune, oltre ad essere la materia di cui entrambi i lenzuoli sono composti, il lino, è il tipo di filato, con una dimensione e un numero di fibrille simili, ma anche con una torcitura delle fibrille antioraria, al contrario della maggior parte dei tessuti di lino antichi, che lascia intendere una provenienza dall’ area siro-palestinese.
Una ulteriore coincidenza è la presenza dimostrata di tracce di tipi di polline, alcuni dei quali persino esclusivi della zona intorno a Gerusalemme ed al mar Morto. Oltre a ciò, le indagini mediche hanno rivelato che il sangue presente sul Sudario è del gruppo AB, lo stesso ritrovato sulla Sindone, molto raro in Europa e piuttosto diffuso, invece, tra le popolazioni mediorientali.
Dagli studi degli esperti, si rileva che il Sudario di Oviedo ha realmente avvolto il capo di un uomo adulto, con barba, baffi e capelli lunghi; inoltre, l’ uomo, prima di morire, fu atrocemente torturato, ebbe grosse difficoltà respiratorie e morì in posizione verticale, con il capo reclinato sul petto; emergerebbe infine che il pezzo di stoffa fu sfilato poche ore dopo.
Concludendo, è estremamente verosimile che i due reperti, su cui ormai non si hanno più dubbi riguardo l’ autenticità, siano appartenuti alla stessa persona, molto probabilmente Gesù di Nazaret.
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