«Hitler nel ’55 era in sud America». Giallo nei file segreti della CIA. Mistero da alcuni dei dossier dei servizi segreti Usa. Ufficialmente fu cremato a Berlino
Un testimone sostenne che il dittatore nazista era sopravvissuto alla guerra: ci sarebbe anche una foto. I sovietici hanno detto per anni di avere dei suoi resti
NEW YORK. Un documento che potrebbe riscrivere la storia: in uno dei file desegretati della Cia, custoditi dagli Archivi Nazionali Usa, si afferma che Adolf Hitler è sopravvissuto alla Seconda guerra mondiale, e fu contattato in sud America alla metà degli anni Cinquanta da un informatore dei servizi segreti americani.
Lo ha sostenuto un agente dell’agenzia di intelligence in Sudamerica, dal nome in codice Cimelody-3. L’agente, stando al documento, reso noto dai media, sarebbe stato «contattato il 29 settembre 1955 da un amico di fiducia che ha servito sotto il suo comando in Europa e che attualmente risiede a Maracaibo».
«L’amico di Cimelody-3», ha continuato, «ha affermato che nel settembre 1955 Phillip Citroen, ex ufficiale tedesco, gli ha detto in via confidenziale che Hitler era ancora vivo».
La presunta non morte di Adolf Hitler, come di alcuni dei suoi più fidati ufficiali, rimane ancora avvolta nel mistero, come lo è il caso di Heinrich Müller, comandante dell’Amt IV del RSHA e della Gestapo, scomparso da una Berlino sotto assedio il 1º maggio 1945 e più ritrovato. Proprio la figura di Müller è stata più volte nominata durante il processo di Norimberga.
Sembra che si debba a lui l’organizzazione della “via di fuga”, il macchinoso piano organizzato grazie anche all’aiuto di alcuni alti prelati tedeschi compiacenti, per salvare la vita al fuhrer e ai suoi più stretti collaboratori.
Il mistero della Foto
Ci sarebbe anche una presunta fotografia, arrivata nelle mani dell’agente segreto, e contenuta nel file: «Il 28 settembre 1955, l’amico di Cimelody-3 ha ottenuto la fotografia citata, e il giorno dopo è stata mostrata a Cimelody-3». Nella didascalia è scritto: «Adolf Schrittelmayor, Tunga, Colombia, America del Sud, 1954». Con lui c’è una persona, che dovrebbe esser Citroen.
I resti mai ritrovati
I sovietici per anni hanno detto di avere resti di Hitler, anche se i corpi del dittatore e di Eva Braun ufficialmente sono stati cremati, ma in diversi negli Usa hanno dubbi in merito. Lo scienziato americano Nick Bellantoni dell’Università del Connecticut, per esempio, nel 2009 ha studiato il frammento di un teschio in possesso dei russi, affermando che molto probabilmente apparteneva a una donna dai 20 ai 40 anni e non a Adolf Hitler.
Il destino del dittatore ha da sempre fatto discutere, e sono molti quelli che fin dai primi anni dopo la guerra hanno avanzato l’ipotesi che non fosse morto e fosse invece fuggito, come molti gerarchi nazisti, in Sudamerica dove poi avrebbe fatto perdere le sue tracce, vivendo ancora molto allungo.
In merito a questo, sul finire degli anni 50, l’esercito Americano, secondo voci mai confermate, avrebbe disposto una squadra speciale con l’intento di verificare o meno la possibile fuga di Hitler all’estero.
Sembra che i componenti della task force, dopo un’intricata ricerca degna di una spy story da guerra fredda, siano stati determinanti per la cattura di diversi nazisti, fornendo importantissime informazioni allo stesso Simon Wiesenthal.
Per la storiografia ufficiale invece non ci sono dubbi: il capo della Germania nazista si è suicidato nel suo bunker a Berlino, il 30 aprile 1945, quando ormai i sovietici erano entrati in città.
Fonte: il Giornale di Vicenza
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