Oggi l'albergo si chiama Stay On Main ma è la sua storia passata ad aver fatto leggenda
Il suo nome evoca morti misteriose e serial killer. È il Cecil Hotel di Los Angeles, teatro di fatti di cronaca nera, situato nel cuore di Downtown, vicino al quartiere malfamato di Skid Row: città dentro la città che ospita migliaia di senzatetto, una sorta di girone dantesco dove i deboli se la prendono con quelli più deboli di loro.
Oggi The Cecil si chiama Stay on Main dall’indirizzo al 640 di Main Street, incrocio di etnie e di culture fra Little Tokyo e Chinatown e, qualche anno fa, è stato dichiarato dal consiglio cittadino monumento storico-culturale, esempio rappresentativo degli albori dell’industria americana. Il merito non è tanto dell’edificio, sebbene sia stato progettato nel 1924 da un architetto piuttosto famoso, Loy Lester Smith, quanto del suo valore sociale: dagli anni della Grande Depressione in poi, The Cecil è stato la “casa” di alcune categorie sociali meno abbienti grazie alle sue camere economiche.

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Il Cecil Hotel di Los Angeles
Dietro la facciata in stile Beaux Art si nasconde il lato pulp del palazzone da 700 stanze, punto di ritrovo per coppie clandestine, spacciatori, prostitute: oltre quindici fra omicidi, suicidi e strani incidenti si sono susseguiti negli ultimi ottant'anni tanto da ispirare serie tv come American Horror Story e, recentemente, Sulla scena del delitto. Il caso del Cecil Hotel, prodotto fra gli altri da Ron Howard e diretto da Joe Berlinger, trasmessa su Netflix.
Punto di partenza di questa prima stagione che si sviluppa in quattro episodi è la scomparsa nel 2013 di una studentessa canadese di origini asiatiche poco più che ventenne, Elisa Lam. Il suo cadavere, nudo e in avanzato stato di decomposizione, fu ritrovato dentro una cisterna sul tetto dell’albergo. Come era finita lì? Un video che la riprendeva nell’ascensore portò gli investigatori a congetturare su strane presenze all’interno del Cecil e il caso non è mai stato risolto. L’ultima disgrazia in ordine di tempo, un suicidio stavolta, riguarda un ragazzo che si buttò dalla finestra mentre il primo suicidio noto alle cronache risale al 1931 quando un uomo ingerì capsule di veleno. Da allora l’hotel prese il soprannome di “The Suicide”.

La cronaca nera
Passando ai serial killer, negli anni Ottanta abitava al Cecil quel Richard Ramirez noto alle cronache come Night Stalker, il cacciatore della notte, autore di almeno tredici omicidi: è morto nel carcere di San Quintino dove, nel 1996, aveva sposato una fan. Qualche tempo dopo, nelle stanze del Cecil furono strozzate ben tre prostitute ad opera di Jack Unterweger, un austriaco che usava come “arma” i reggiseni delle vittime. Nella grande hall tutta marmi, vetrate e statue di alabastro decorata da palme giganti, transitava spesso anche Elizabeth Short, aspirante attrice nota come la Dalia Nera, avvistata al bar del Cecil Hotel proprio poco prima di andare incontro al suo triste destino.