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mercoledì 14 dicembre 2011

La battaglia di Los Angeles 1942: Ufo o arma di Hitler?


Adesso che ha parlato del clima e dei disastrosi rischi che corre un’umanità scellerata e poco ecologista, che cosa ci riserverà Barack Obama? Magari qualcosa sugli extraterrestri. Lo hanno sostenuto alcuni partecipanti al recentissimo convegno di esopolitica in Spagna e l’indiscrezione ha ripreso a circolare con una certa insistenza in Internet. La data: il 27 novembre di quest’anno. L’esternazione: l’ammissione di un contatto pacifico con sei razze aliene. E poi, a cascata, una carrellata su episodi famosi, fino ai fatti del 1947 di Roswell e a quelli, addirittura precedenti, di Los Angeles 1942. Quello avvenuto in California, a due mesi dall’attacco giapponese a Pearl Harbor, è uno dei tanti eventi controversi e affascinanti, al punto che tanti ritengono di dover riclassificare in base ad esso l’inizio della “caccia” alla verità sugli Ufo: un oggetto non identificato, molto luminoso, fu preso di mira dalla contraerea americana. In più venne fotografato (su You Tube gira anche un filmato: questo è il link) e i giornali riportarono l’evento a nove colonne: “L’esercito afferma che l’allarme è reale”, titolò il Los Angeles Times il 26 febbraio 1942. Il fuoco incrociato dei militari apparentemente non scalfì il grande corpo volante, ma l’evento non fu per nulla privo di conseguenze: i morti a terra furono almeno sei e si registrò un black out totale dalle 2.25 alle 7.21 del mattino successivo. A pensarci bene, quella dei black out è una caratteristica ricorrente quando di mezzo ci sono episodi correlabili con avvistamenti strani.7.jpgEd è anche uno dei motivi dell’interessante romanzo “Anni Alieni” di Robert Silverberg, edito a suo tempo da Urania: oscurando la Terra, dove gli umani erano stati ridotti in schiavitù (ma ovviamente, come in tutte le guerre, non manca una parte collaborazionista che spera di cavarsela), gli extraterrestri impongono un giogo terribile. Ma un bel giorno se ne andranno, senza aver mai stabilito un contatto con noi. Insomma, il libro è la metafora di una tesi: quella dell’incomunicabilità tra alieni e uomo o, addirittura, del desiderio degli extraterrestri di non avere relazioni con noi. In quest’ultimo caso si tratterebbe di una versione molto meno violenta rispetto a quella del romanzo: una presenza parallela e defilata. E perché no? Spiegherebbe tante cose, oltretutto. Ad esempio, la mancanza per anni e anni di quell’annuncio che qualcuno attende tra un paio di mesi dalla bocca del presidente degli Usa. 

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